Penso spesso a
te, mi viene d’istinto, desidero tu faccia parte della mia vita. Mi piace darti
il buon giorno e la buona notte. Mi fido, mi preoccupo, vorrei sempre aiutarti.
Tu sei sempre lì, l’unica, disponibile e pronta a fare lo stesso. Sempre una
parola buona, un sorriso, un conforto. Mi dai il buon giorno e la buona notte.
Mi hai raccontato tutto di te, ti sei fidata, non hai mai dubitato delle mie
parole nemmeno per un istante. Ed ora che tutto è così difficile siamo ancor
di più vicini, uniti. Ho però sempre percepito imbarazzo o
difficoltà quando ho usato parole importanti. Me le sarei rimangiate ma mi
uscivano dal cuore e non ce l’ho fatta. Come se in quei momenti ti volessi
allontanare, comprendo i motivi, forse paura delle conseguenze o di non saper
affrontare le emozioni. Ci sono stati ed ancora ci saranno momenti duri, vorrei
piangere e nemmeno ci riesco, penso a te ed è come se mi abbracciassi. E mi
calmo. Non sai le volte che sogno di fare l’amore con te. Di ridere con te. Di
stare insieme e basta. Non avere paura, non ti sto chiedendo niente e nemmeno
lo penso, vorrei solo che mai nessuno equivocasse su quello che ci lega. Una
cosa pura, vera, forte. Spero che un giorno, presto, possa esserci una
possibilità di essere quello che fino ad ora non abbiamo avuto la possibilità
nemmeno di poter immaginare d’essere.
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giovedì 8 settembre 2016
martedì 6 settembre 2016
post 197: due occhi che ti guardano (inedito - 2016)
Quando
tutto sembra finito la vita ti butta in faccia la realtà.
Intorpidito da tanto dolore,
insensibile a tutto, lo credi. Anzi. Te ne sei convinto. Che nulla potrà essere in grado di cambiare lo stato delle cose che hai imparato a sopportare. Te ne fai
ragione come se altra possibilità fosse preclusa.
All’improvviso
un lampo.
Due occhi che ti guardano.
Certo
d’essere diventato qualcuno solo da osservare, magari con sospetto, rassegnato
di fronte ad un destino accettato perché sentito ormai segnato. In fondo quello che rimane
può bastare, così pensi, perché cercare qualcosa che ha sempre provocato
delusione ed illusione. Come se ogni volta s’entrasse in una nuova commedia, in
punta di piedi, i primi dettagli notati a farti credere che quella fosse la storia
giusta. E poi ritrovarsi in un nuovo groviglio, il rischio di saltare
definitivamente perdendo le certezze con cui sei nato, tutto si trasforma
in altri dubbi e profonde paure. Scivolare inevitabilmente dalla commedia alla
tragedia.
Due occhi che ti guardano.
La vita non scherza. E quando è il
momento, ti mette alla prova senza avvisare. Così, con molta apparente
semplicità, realmente con una schiettezza che può apparire brutale ed
insopportabile.
Due occhi che ti guardano.
C’eri tu davanti a me, c’ero io davanti
a te, la confusione attorno. Eppure non percepivo altro che il nostro
guardarci. Dentro. Una linea di contatto intoccabile. L’ansia di sapere,
conoscersi, avvicinarsi. Bellissima da togliere il fiato, empatica, allo stesso
tempo fragile ed impaurita.
Poi ci siamo allontanati, poi avvicinati, ed
ancora. Come in una danza rituale. E nessuno sapeva far niente. Per paura di
fare qualcosa. Sperando che qualcosa accadesse, sperando che qualcuno accorresse
in soccorso, sperando di poter respirare come dopo aver tenuto il fiato.
Due occhi che ti guardano.
Infine un saluto, rapido ma interminabile,
una promessa non detta. Che non finiva lì. Poi la paura, il silenzio, il
distacco. Il dispiacere col pensiero fissato a quei brevi attimi in cui per l’ultima
volta ci siamo sfiorati.
Non finirà.
Perché qualcosa è iniziato.
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