Il giovedì,
dalle 17 alle 17,50, era da oltre un anno il tempo che dedicavo ad un mio
paziente sul quale sinceramente nutrivo poche speranze perché ogni incontro si
era rivelato semplicemente una serie di sfoghi rispetto alla relazione che viveva
con una donna. E mi sembrava, con il proseguire degli incontri, sempre più destinato
ad un declino senza vie d’uscita.
Era una grande
passione, e su questo non c’erano dubbi, certamente un amore vero tra l’altro ricambiato
allo stesso modo. Ma la cosa che lo tormentava era quella di non comprendere il
motivo per il quale la donna continuasse a mettere in campo scuse posticipando una
scelta definitiva e spesso dando l’impressione di giocare con i sentimenti.
Quella cosa lo stava sfinendo seppur non avesse, ne volesse, da quella donna
risposte definitive rispetto ad un loro futuro insieme. Lui desiderava
semplicemente che quello che esisteva fra loro fosse una volta per tutte messo in
chiaro. Con grande onestà e sincerità.
Quel giovedì mi
sorprese fin dal suo ingresso in seduta.
Stranamente
sorrideva.
Era un uomo
profondo, tendenzialmente timido, anche se apparentemente spigliato e sicuro di
se. Spesso di difficile lettura anzi decifrazione. Gli chiesi se fosse di buon
umore e lui annuì. Sorrisi compiaciuto. Era impaziente d’iniziare tanto che
cominciò a parlare ancor prima d’essersi seduto. Quel giorno fu molto chiaro in
tutto ciò che disse.
“Ieri sera, dopo
l’ennesima giornata buttata perché avevamo discusso al telefono senza arrivare
a nulla, ho capito”.
Mi guardò dritto
negli occhi, cosa che non faceva mai, prese completamente la mia attenzione.
Dopo un attimo, quando ne fu certo, proseguì.
“Com’è difficile
sopportare le paure degli altri.
Sembra
impossibile comprendere qualcuno che di fronte all’evidenza tentenna o
addirittura fugge.
Ovviamente parlo
di persone che vogliono percorrere la strada della verità, quel percorso
tortuoso e difficile che porta a conoscere se stessi, e non tanto di chi desidera
farlo ma nemmeno prova a partire.
Il vero problema
sta nella visuale: chi ha percorso un tratto di vita in più riesce a vedere
nitidamente le cose semplicemente perché si viene a trovare in un punto migliore
d’osservazione. Chi sta dietro, non per demerito o incapacità ma solo perché è
partito dopo, non riesce a vedere nulla semplicemente perché non è ancora
arrivato a quel punto.
La
responsabilità di chi sta avanti è quella di lasciare il tempo, la libertà, lo
spazio senza anticipare nulla. Anche se è difficile perché l’amore ti spinge a
fare qualcosa anche solo per un senso di protezione. Ma bisogna tapparsi la
bocca incoraggiando casomai a procedere, discretamente anche a costo di
soffrirne, lasciando intatta la meraviglia della scoperta a chi sta per
sopraggiungere. Non rovinare la scoperta, riducendosi ad osservatori, è il modo
migliore di amare una persona.
Perché amare è
donare.
Soprattutto
quando è difficile farlo.
Perché il dolore
che si prova in quei momenti non è banalmente un prezzo romantico da pagare ma
la causa dell’indecisione che assale rispetto a chi desideriamo possa
raggiungerci al più presto.
L’unica cosa da
fare?
Proseguire nel
percorso lasciando energia positiva da donare a chi passerà dopo nello stesso
punto; aspettare è sbagliato, dimostrare a se stessi che ogni giorno si
desidera proseguire nel proprio cammino è saggio, anche se tutto questo mi fa una
grande paura”.
Gli chiesi se
quella paura derivava dalla poca fiducia nella donna, da altri pensieri, oppure
da consapevolezze che non aveva mai avuto il coraggio di ammettere prima.
“Non lo so esattamente,
in generale per me è difficile tranquillizzarmi di fronte a qualcosa che non
comprendo totalmente, forse è solo credere che un sentimento così importante non
possa essere sprecato. Ad essere sincero…è paura di fidarsi totalmente di una
persona e sentirsi di fronte a lei indifesi”.
Abbassò il capo,
su quell’ultima frase, quasi vergognandosi di ciò che aveva appena detto. Poi tornò
a guardarmi ed io gli sorrisi e subito quella sua espressione spaventata cambiò.
“Comprendo perfettamente
l’ansia che a volte può prendere ma lei stia tranquillo. Quella donna sa tutto questo,
anche se non è stata in grado di esprimerlo, anche se spesso sembra non volerlo
affrontare. Se lei saprà comportarsi in questo modo le assicuro che il finale già
lo conosce. Pensi che il tempo ora è il suo migliore amico. E non intendo dire
che tutto andrà come lei lo desidera solo perché avrà avuto pazienza ma che la risposta
avrà sarà quella che ha sempre cercato e questo, mi sento di dirlo in tutta
coscienza non tanto da medico ma quasi da “consulente sentimentale”, è quello
che lei veramente desidera”.
Mi guardò e sul
viso gli si dipinse un sorriso; in quel momento capii che era cresciuto d’un
gradino ulteriore.
Da medico mi
sentii gratificato per aver assistito a quell’evoluzione.
Da uomo che
spera di alleviare la sofferenza altrui pure.
Fu per me una
bella giornata.
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