Ho imparato in questo
anno appena finito due lezioni importanti che faranno parte di me fino all’ultimo
dei miei giorni.
Mai, e poi mai, regalare
la propria innocenza ad alcuno. Perché la maggior parte delle persone è
presente solo se interessata, non vuole ascoltare quello che hai da dire, ancor
più quando si parla di sentimenti. La propria indole va donata a chi dimostra
di saperla meritare perché questo è oltre al dono più grande che si possa concedere.
Mai, e poi mai,
credere che la solitudine possa destinare all’oblio. Siamo come alberi che spesso
necessitano d’una sfoltita di ciò che oramai è inutile diventato addirittura
peso da sopportare. Arrabbiarsi quindi non serve, far marcire il proprio fegato
ci duole soltanto, imparare ad essere liberi lasciando liberi gli altri. Di muoversi
nella direzione che hanno scelto e che, nella maggior parte dei casi, li
porterà lontano da noi.
La felicità dipende
da ciò che siamo ed abbiamo il coraggio di provare ad essere perché se dipendessimo
dagli altri la vita sarebbe un inferno. Ognuno di noi è sulla propria barca in
mezzo al mare e se smettiamo di remare ci fermiamo restando in balia delle
onde. Anche se cerchiamo di convincerci che remare in due è meglio, diventando
disponibili ad aspettare un compagno di remo che forse un giorno arriverà, l’unica
cosa saggia da fare è una. E soltanto una.
Con tutta la
fatica necessaria ricominciare a vogare, il sudore ed il corpo dolente ci
faranno capire d’essere vivi ed in movimento, e quindi puntare la nostra prua
verso il domani.
Dobbiamo donarci
a chi dimostra di saper rispettare, non ricambiare, e smettere di ridurci dentro
ad una disperata ricerca d’attenzione.
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