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lunedì 24 novembre 2014

post 141: guerra-combattere




Sono dentro ad una guerra.

Semplicemente per il fatto che mi sono accontentato di credere che la buona fede unita al buon senso potesse guidare le persone a rappresentare il meglio di se per gli altri. Invece no. Quella drammatica scelta di posizionarsi nella mediana m’ha fatto ignorare il disonore che infliggevo a me stesso ed ai valori in cui credevo sperando inconsciamente d’evitare problemi, credendo bastasse appoggiarsi all’idea di un mondo basato su rapporti ideali, sperare che l’onestà bastasse. In cambio, invece d’una idea di pacifica libertà, ho ottenuto solo accanimento astioso. Presa coscienza, conscio della difficoltà di ribaltarne l’inerzia, voglio recuperare l’equilibrio tenendomi ben saldo a pochi valori, a ciò che ancora ho nelle tasche dopo essermele svuotate inseguendo la chimera dei buoni impulsi umani. Io non sono alla spasmodica ricerca di un colpevole per dare senso alle mie incertezze per cancellare i miei limiti o le mie paure. Perché so che il colpevole sono io. Nella misura in cui ho continuato a negare la verità impedendomi d’occuparmi di ciò che fa invece è parte delle mie responsabilità.
Serve una guerra, sanguinaria se necessario, sleale o scorretta al limite. Perché quando lo spazio ed il tempo stanno esaurendosi quello che conta è solo sopravvivere.

Sono pronto a combattere.

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