Sono
dentro ad una guerra.
Semplicemente
per il fatto che mi sono accontentato di credere che la buona fede unita al
buon senso potesse guidare le persone a rappresentare il meglio di se per gli
altri. Invece no. Quella drammatica scelta di posizionarsi nella mediana m’ha
fatto ignorare il disonore che infliggevo a me stesso ed ai valori in cui
credevo sperando inconsciamente d’evitare problemi, credendo bastasse
appoggiarsi all’idea di un mondo basato su rapporti ideali, sperare che l’onestà
bastasse. In cambio, invece d’una idea di pacifica libertà, ho ottenuto solo accanimento
astioso. Presa coscienza, conscio della difficoltà di ribaltarne l’inerzia, voglio
recuperare l’equilibrio tenendomi ben saldo a pochi valori, a ciò che ancora ho
nelle tasche dopo essermele svuotate inseguendo la chimera dei buoni impulsi
umani. Io non sono alla spasmodica ricerca di un colpevole per dare senso alle
mie incertezze per cancellare i miei limiti o le mie paure. Perché so che il
colpevole sono io. Nella misura in cui ho continuato a negare la verità impedendomi
d’occuparmi di ciò che fa invece è parte delle mie responsabilità.
Serve
una guerra, sanguinaria se necessario, sleale o scorretta al limite. Perché quando
lo spazio ed il tempo stanno esaurendosi quello che conta è solo sopravvivere.
Sono
pronto a combattere.
Nessun commento:
Posta un commento