La sconosciuta
Paura.
E’
questo la sensazione indelebile di quella notte.
Ne
ricordo distintamente l’odore, un’ombra nel buio, pensare di non
essere abbastanza coraggiosi da poterla affrontare considerando la possibilità
di defilarsi anche vigliaccamente. Avere paura di un posto che conosci, delle
situazioni che conosci, delle persone che conosci.
Il
mondo è diventato questo o forse lo è sempre stato anche se l’idea di paura
credevo appartenesse ad altri, ai deboli forse, invece no. Tutti l’abbiamo
dentro. E facciamo qualsiasi cosa per provare a salvarci quando la
riconosciamo.
Gli esistenti
Gli
esistenti sono quelli che esistono semplicemente perché sono. All’improvviso
appaiono, si lasciano notare solo quando vogliono farsi incontrare, amano
starsene all'ombra rendendosi indefinibili. Il loro vivere è puro insieme di
frangenti, mai vivono quello che non gli appartiene, sempre fuggono da ciò che
li possa far risaltare. Sono semplicemente questo: al di fuori di ogni schema
rituale tanto che, a chi capita di conoscerli nel profondo, il più delle volte
provocano grande scompenso e irreversibile turbamento.
Per
loro l’esistenza non è necessità.
Perché
essenziale è solo il caso.
Carne
A volte bisognerebbe
avere l’istinto del vero giocatore di poker che sa fermarsi sempre al momento
giusto.
Almeno ispirarsi,
anche se non si sa giocare a carte, perché non si conoscono le regole o mai le si
sono imparate, nonostante i bassi istinti continuino ad incitare solo perché si
sta vincendo una partita.
Alzarsi dal tavolo,
quando è il momento, come liberarsi dal corpo per dare libero spazio all’anima.
Semplice.
Eppure non ce la
facciamo.
Fuggiamo anzi
rifuggiamo.
Mistifichiamo
per giustificarci.
Perché siamo
schiavi.
Della carne.
La nostra.
Che ci fa
sensibili e suscettibili, avidi ed irresponsabili, subdoli e senza scrupoli,
aridi, goduriosi. Sappiamo di non dover stare ad alcun tavolo per giocare tutto
o poco, non per la paura di perdere, per non inquinare la natura con ciò che
non le appartiene. Ma non lo facciamo perché il richiamo è irresistibile. “I
denti della concupiscenza trafiggono con morsi dolci e soavi” e l’equilibrio è
tale solo in un preciso attimo. Quasi indecifrabile, eppure bramiamo per la sua
ricerca, pensando a quel puro brivido sensibile credendo che solo immaginandolo
possiamo essere vivi.
Siamo in bilico,
ce ne rendiamo conto, ma non facciamo niente per evitarlo. Abbiamo presunzione
e sfrontatezza, esaltiamo il nulla riconoscendogli addirittura l’equilibrio,
viviamo solo in fretta ciò che accade come fossero tutte occasioni irripetibili.
Perché abbiamo
il terrore del domani.
Del dopo.
Del poi.
Riuscendo a
godere solo di sensibilità epidermica continuando a rimandare quel pensiero.
Ma il domani
arriverà.
Quel domani nel
quale, invece, continueremo ad essere.
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