Ho capito.
Finalmente.
La necessità di affrontare
la strada della comprensione, mirando alla verità delle cose, è ciò che più fa
paura. E non perché sia incomprensibile o distante; un moto inconscio soggiogato
dal timore che fa preferire la passività, come schiavi incatenati, convincendosi
d’essere incapaci al confronto. Il confronto: insopportabile di fronte a tanta
naturale onestà che subito si percepisce come speciale ma poi la si nomina come
diversa, senza usare parole, affidandosi a gesti e dinieghi che sanno solo d’omertosa
rassegnazione. Nascondendosi dietro e dentro a silenzi imbarazzati, ammaliati
da cotanta sincerità ma privi d’ogni possibilità di farsi ispirare, preferendo
usare quel nulla che appare l’unico possibile conforto. Conviti sia necessario continuare
a proteggere quel proprio piccolo orticello, che sembra tanta roba, quando
invece è terra arida, perché mai coltivata, un pratino plastificato che nemmeno
si deve irrigare. All’apparenza d’un verde rassicurante che basta a giustificare
quando si gira la testa per cambiare il verso a se, deviando la pressione quanto
meno, pronti nel momento limite e senza alcun indugio a sotterrarla
immediatamente.
Come mummie,
imbalsamate dentro a garze decrepite che si vuol credere capaci di schermare e proteggere,
e le paure profonde così allontanate almeno alla vista. Evitandosi il
confronto, negando a se stessi la verità, preferendo sopravvivere presuntuosamente
credendo di potersi risolvere le proprie voragini esistenziali semplicemente
non affrontandole.
Mi dispiace, ne
prendo atto, atterrito e rassegnato.
Siete mummie, di
voi si ritroverà un giorno il corpo all’apparenza perfetto nemmeno sfiorato del
tempo, accettabile quasi degno come quei vostri giardini così ben curati ma in
realtà mai amati tanto meno voluti.
Continuate, io
mi faccio da parte, il tempo delle parole e del mio dolore è finito.
Pavidi, codardi,
indegni d’un solo mio pensiero.
Eppure continuo
a farlo incapace a lasciarvi verso una deriva, coscio della necessità d’una mia
protezione che non sa mai di presunzione, incapace di pensare anche per un solo
momento di lasciarvi inghiottire dalla famelica cupidigia dei demoni di cui
siete fatti.
Incapace, nemmeno
per un attimo, di smettere d’amare.
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