Intro
Non pensi che certe cose possano accadere proprio a
te e quando invece capitano sembrano talmente impossibili che istintivamente si
ignorano, t’imponi che non esistono, cerchi di creare una normalità
nell’anomalia della situazione.
L’inaspettato e l’imprevedibile rendono deboli ed
insicuri.
Mia moglie Lucia, anzi ex moglie Lucia, se ne andò
tempo fa. In realtà sono due anni, tre mesi, ventitré giorni, le ore non le
conto più.
Non voglio sembrare patetico nel contabilizzare pure
i minuti precisi passati da quel momento, tutti dicono che è stato come un
parto travagliato e doloroso, ma separarmi da quella persona deve rappresentare
per me una sorta di nascita verso una nuova vita più tranquilla e ricca di
serena libertà.
Sarà…
Ma cosa ne sanno loro, gli altri sono bravi a dare
sentenze, ma i fatti li conoscono realmente?
Loro non li hanno vissuti direttamente ma li hanno
solo sentiti raccontati, come pensano di sapere cosa sia giusto o sbagliato, le
situazioni che decidono le cose della vita non si possono valutare così
superficialmente.
Oggi per me stare a pancia sopra guardando il
soffitto bianco del mio soggiorno rappresenta il maggior svago mentale
possibile ottenibile. Non che sia depresso o rassegnato, sento di essere
abbastanza sereno. Diciamo quasi.
Com’è quel detto? meglio soli che male accompagnati.
La saggezza popolare è una materia ricca di spunti e
riflessioni.
So che dovrei alzarmi ed accendere il cellulare,
forse qualcuno mi ha cercato. Certo stare qua sdraiato a fare voli mentali per
trovare i motivi e le spiegazioni rilevando ogni dettaglio spazio-temporale, ed
anche quelli senza spazio e tempo, può apparire come una procedura da uomo
sull’orlo di una crisi di nervi. Ho forse bisogno di un’analisi seria o solo di
un analista, va bene, non posso buttarmi via così. Del resto sono sempre uno
scrittore che ha fatto sognare una generazione, la critica che osannante m’ha
definito la risposta italiana alla letteratura soft-hard-core d’oltre oceano.
Lo scrittore maschio contemporaneo capace d’essere l’attendibile risposta ad
Erica Jong, colui che ha contrapposto alla "scopata senza cerniera"
della scrittrice americana, la più intellettuale e rarefatta “scopata con la
muta da sub”.
Lucia era la mia musa e ora che l’ho persa mi sento
perduto: lei era l’ispirazione costante, ora sento un vuoto che mi rende
sterile. Non so reagire, il mio taccuino mi guarda interrogativo dalle sue
pagine bianche.
All’improvviso squillò il telefono.
Emanuele Vittorio Beccaria, noto come Bec69, sbuffò
sdraiato sul suo tappeto d’orso con lo sguardo fisso al soffitto.
“Risponde la segreteria telefonica di Bec69...non
posso o non voglio rispondere…forse sono morto o è solo questione di tempo…se
volete parlare, fatelo…io non ascolterò e quindi non vi risponderò…mai…”
Un attimo di silenzio dopo il fischio. Una voce
squillante di donna riempì quel plumbeo clima funebre.
“Bec…ci sei?…Sono Eleonora…so che mi
ascolti…comunque, tra due ore passo a prenderti…andiamo per il fine settimana
al mare. Preparati…porta tutto…costume, telo da mare, sigarette,
taccuino…baci”.
Il
fatto
Bec si alzò dal suo capezzale con grande sforzo. Ma
lo fece.
Preparò faticosamente il suo bagaglio: una borsa ed
uno zaino. Nella borsa il necessario per il mare ed un cambio: canotta, pareo,
infradito. Nello zaino una stecca di Winston Classic Red, accendini, il suo
taccuino Moleskine, matite e penne.
Tornando all’abbigliamento Bec, dalla separazione in
poi, si vestiva prevalentemente in quel modo. Non curava più di tanto la sua
immagine tantomeno l’igiene personale. Pensò che forse, per rispetto all’amica
Eleonora, fosse carino lavarsi i denti.
Viaggio in auto, alla guida Eleonora, chiacchierata.
Bec però prese il sopravvento innescandosi nel solito monologo riguardante la
perdita della sua ispirazione. Eleonora non fu troppo accondiscendente con
l’amico: secondo lei il loro era un rapporto stanco, finito, non faceva più
sesso, erano come fratelli, e quindi è normale che sia finito.
Bec cercò di ribattere: per lui l’ex-moglie era
molto altro. Lo ispirava costantemente: era un vulcano che eruttava stimoli a
carattere sessuale.
Forse, osservò Eleonora, quel suo stimolarlo non era
altro che un suo modo sadico d’informarlo d’una sua vita parallela, di quello
che faceva con altri e che invece avrebbe voluto fare con lui. Forse. E
probabilmente lo considerava un asessuato o addirittura un gay.
Bec rimase gelato da quell’ultima affermazione,
guardò serio l’amica che guidava impegnata. Balbettò.
“Credi davvero che io…sia gay?”
Eleonora rise di gusto. Lo stava prendendo in giro
ma forse la sua ex lo pensava veramente. Seriamente decise di fargli una
confessione.
“Io lo so che tu sei un maschio etero, sei il mio
sogno trasgressivo preferito. Leggerti mi eccita, stare con te è una delle cose
che mi rendono veramente felice…”
Bec sorride lusingato, anche lui era molto
affezionato alla ragazza. E la trovava pure una bella donna, attraente. Un bel
fisico, bei capelli, occhi scuri, e pure molto simpatica.
“Perché non c’hai mai provato con me?...sarai mica
gaio?”
E ridacchiò. Bec restò senza parole, non riuscì a
rispondere a tono, ma poi sorrise e s’avvicinò baciandola sulla guancia.
“Sei proprio ga…”
Non la face finire e le stampò un bacio in bocca.
Con la lingua. Qualcosa che sapesse poco di omosessualità.
Eleonora bloccò l’auto a bordo strada.
Si abbracciarono e ri-baciarono con passione.
Dopo alcuni secondi si guardano, si sorrisero,
Eleonora ripartì.
Arrivano alla casa degli amici di Eleonora: un posto
meraviglioso, sopra una scogliera a picco sul mare. ma per raggiungere la casa
c’era da percorrere un lungo sentiero a gradoni molto ripido. Bec scese
svogliato dall’auto ipotizzando la fatica da fare e si lo zaino nel bagagliaio.
Per un po’ non ci pensò ma poi, con il passare delle ore, ci pensò. Non gli
andava di rifarsi quella scarpinata, tanto là dentro c’erano solamente il
taccuino e la stecca di Winston Classic Red. Dopo due ore gli venne voglia di
fumare, pensò per un attimo al suo taccuino. Si sentì strano senza, ma fu solo
una sensazione. Decise che avrebbe scroccato sigarette a raffica.
La
situazione
Bella casa con vista mozzafiato, tre camere così
suddivise:
Coppia 1: padroni di casa sistemati nella stanza
principale con vetrata su strapiombo, bagno a vista in camera, jacuzzi a
quattro posti. Coppia sulla quarantina, lui belloccio brizzolato dal fisico
asciutto, lei abbronzata color mogano, biondissima, fisico scolpito dalla
palestra, prorompente seno rifatto. Simpatici e accoglienti. Lui Marco, lei
Gaia.
Coppia 2: amici dei padroni di casa. Sistemati nella
camera accanto a quella principale. Coetanei dei proprietari, cordiali. Lui,
Filippo, sempre sorridente con una pancia morbida ma non esagerata, lei, Anna,
morettina compatta dalla stessa abbronzatura di Gaia, la proprietaria. Seno
rifatto, stesso stile, probabilmente stesso chirurgo estetico.
Coppia 3: Bec ed Eleonora. Collocati nella terza
camera, la più piccola, senza vista, ma ben arieggiata.
Aperitivo di benvenuto, carino, anche se un po’ stile
villaggio vacanze, senza ghirlande hawaiane. Il contesto apparve subito
rilassato, grandi sorrisi, tutti cordiali e disponibili.
La cosa che colpì maggiormente Bec fu la modalità
dell’accoglienza: con molto contatto, baci e abbracci, niente di morboso, ma
qualcosa di molto confidenziale e rilassato.
Abbigliamenti minimi. Le donne in topless
d’ordinanza e micro perizoma, Marco il proprietario, con pareo a fiori, Filippo
con costume da surfista.
Eleonora si spogliò subito adeguandosi alla
situazione. Non c’era nessun imbarazzo, Bec notò gli occhi dei due maschi
esplorarla attentamente, e le attenzioni delle due donne farsi più convinte.
Bagno al mare, non comodissimo da raggiungere –una
nuova lunga scalinata- caletta isolata di sabbia bianca.
Pomeriggio piacevole anche se Bec non ha mai amato
stare al sole.
Ovviamente tutti si misero messi in totale libertà,
nudi.
Solo olio solare a proteggere i corpi.
Verso il tramonto nuovo aperitivo in spiaggia: super
alcolici a nastro, qualche cannone d’erba.
Salì il livello, risate e ammiccamenti, risalirono
verso la casa.
Bec era cotto. Gaia con la coppia d’amici uscirono
per fare una spesa. Eleonora si fece una doccia. Bec s’addormentò sul comodo
lettino sotto il porticato, guardando il panorama, godendosi la fresca brezza
marina.
D’improvviso si svegliò: una serie di rumorose
chiacchiere divertite lo destarono.
Marco, il padrone di casa, correva nudo. Bec lo notò
muoversi attraverso le finestre. Sentì Eleonora ridacchiare.
Dopo un attimo Marco gli si fece incontro, vestito.
Meglio, è coperto con il pareo a fiori di prima, ma pareva nascondere in modo
innaturale la zona pelvica che sembrava rigonfia.
Frase di circostanza di Bec riguardo la bellezza del
panorama, risposta adeguata senza nessun tentennante imbarazzo da parte di
Marco.
Eleonora apparecchiò la tavola semivestita.
Bec fu invaso dalla necessità di scrivere: ma non
aveva con se il suo taccuino, arraffò in giro un quotidiano, un pacchetto di
klinex, trovò una penna.
Il
sospetto
1° scenario: equivoco. Bec si è immaginato tutto
confuso dall’alcool e l’erba fumata.
2° scenario: Marco ed Eleonora si stavano
approcciando quando lui s’è svegliato, ma si trattava di un gioco innocente
dovuto appunto all’alcool e all’erba fumata.
3° scenario: Marco ed Eleonora sono più che amici,
forse amanti. E tutto questo a prescindere dall’alcool e all’erba fumata.
Bec fu intrigato dalla situazione, scattò in lui la
necessità di nuove tracce ed indizi.
La serata: cena a base di pesce, ottimo vino bianco,
tutti molto rilassati e divertiti.
All’una tutti a dormire.
Ma Bec non riusciva a prendere sonno.
Era sveglio, vigile, passò un’ora seduto sotto al
porticato a riempire di appunti, ipotesi, congetture, i pochi pezzi di carta di
cui disponeva. Gli fecero compagnia lo sciabordio delle onde illuminate dalla
luna piena.
Alle 2 captò un movimento. Poi vide una luce
accendersi e poi subito spegnersi: girandosi istintivamente vide un paio di
figure, una bionda – sicuramente Gaia visto che solo lei aveva la chioma di
quel colore – e probabilmente altre due. Ma non ne era certo.
Bisbigli e sussurri.
Poi silenzio.
Bec tornò a scrivere bulimicamente.
Di tanto in tanto distoglieva l’attenzione dai suoi
fogli per tendere l’orecchio cercando di captare altri eventuali rumori
provenienti dall’interno.
Alle 3 e mezza una porta si aprì e poi chiuse
velocemente: il cigolio prodotto fu inequivocabile. Piedi nudi che si mossero
veloci nel buio.
Dopo alcuni secondi una risatina soffocata.
Alla 4 Bec tornò in camera, entrò nel letto,
Eleonora dormiva beatamente.
Il mattino successivo Bec si svegliò. Era solo a
letto. Si alzò, andò in cucina per prendersi un caffè. Non c’era nessuno in
giro. Gli parve una cosa strana; decise di prepararsi un altro caffè per essere
ben sveglio e capire meglio ciò che stava accadendo.
Secondo caffè. Si sentì lucido.
Con passo felpato iniziò a perlustrare la casa.
Passò davanti alla camera di Filippo ed Anna, intravide dalla porta socchiusa
Filippo nudo in piedi, di fronte a lui una chioma bionda agitarsi.
Bec si scostò velocemente per non essere visto. Dal
suo improvvisato rifugio sentì dei bisbigli provenire dalla camera padronale.
Istintivamente sbirciò, la porta era aperta. Nella jacuzzi c’erano Marco
abbracciato ad Anna e Eleonora. Nudi e avvinghiati in un nugolo di schiumose bollicine.
Il
sospetto della notte che meglio si delinea
1° scenario: era tutto un gioco scatenato
dall’immaginazione? Eppure gli effetti dell’alcool e dell’erba fumata dopo
tanto tempo normalmente sarebbero dovuti sparire. Forse stava equivocando.
2° scenario: Marco, Eleonora ed Anna si stavano
semplicemente rilassando nell’idromassaggio, Filippo e Gaia invece sono amanti
e stavano approfittando della situazione per pasticciarsi un poco. E tutto
questo a prescindere dall’alcool e all’erba fumata anche perché tutti
sembravano molto lucidi.
3° scenario: nulla di ciò che accadde era un
equivoco. Le due coppie ed Eleonora erano un gruppo d’impenitenti porcelloni
che s’ammucchiavano selvaggiamente appena possibile.
Bec tornò nel portico, arraffò un pacco di tovaglioli
di carta, scrisse furiosamente.
Verso sera lui ed Eleonora se ne andarono.
Sulla lunga scalinata che li riportava alla macchina
Bec confidò all’amica di avere avuto una grande idea per una storia.
Eleonora rise.
“…sapevo che ti bastava un piccolo spunto per
partire come un toro e caricare a testa bassa…”
Bec non capì.
Arrivarono all’auto, chiese spiegazioni all’amica.
Eleonora gli spiegò tutto.
Tutto quello che avevano vissuto in quei due giorni
era stata una messa in scena da lei organizzata per tentare di spronarlo. Un
gioco che gli potesse dare lo spunto per tornare a scrivere.
“E per completezza d’informazione Gaia è mia
sorella, Anna la mia migliore amica, Filippo e Marco sono una splendida coppia
di amici gay”.
Bec prese il suo taccuino, raccolse tutti gli ultimi
pensieri, Eleonora felice guidava verso casa.
Epilogo
Così tornò l’entusiasmo e ritrovai l’ispirazione. E
senza una musa che credevo necessaria.
L’ispirazione l’hai dentro; si ha soltanto il
bisogno che qualcuno, quando ti perdi, te la faccia ritrovare. Ricordandotelo.
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