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venerdì 2 maggio 2014

Again: il senso del ridicolo (9 marzo 2014)


 

 

Sinceramente.

Questo lungo discorso che da giorni va avanti attorno al film di Sorrentino non fa altro che dimostrare, inequivocabilmente, quanto la società attuale sia oramai addestrata come rassegnata. Divisa da un solco sempre più profondo, intelletto contro ragione, con la seconda che ha preso da tempo il predominio e lotta senza pietà alcuna per mantenerlo. Per me, che ho da sempre un’istintiva necessità di confrontare ciò che sono passandolo al vaglio del “senso del ridicolo”, è tutto ovvio. Senza presunzione lo dico. Chi pone la ragione (quindi: l’interesse personale) al centro di tutto non trova nulla di ridicolo nelle cose che accadono e perciò s’arrabbia furiosamente se criticato addirittura reagendo violentemente, per un intellettuale la maggior parte delle cose sono ridicole (perché sono ovvie da capire nella loro sostanza) tanto da saperne sorridere.

“La grande bellezza” è solo una metafora di questo mondo, tanti altri numerosi drammatici esempi si potrebbero fare per comprendere quello che accade e quello che alcuni stanno facendo, e pure la necessità di spiegare ogni proprio passo quasi a giustificarsi di fronte alla massa sorda e cieca è diventato insopportabile quanto inutile.

         Ma io non demordo. La strada da seguire? ricominciare a studiare, ogni giorno, senza limite. Aprire la propria mente, provare ad evitare i condizionamenti, avere idee e non opinioni, pensare il più possibile con la propria testa. Anche quando si viene emarginati, biasimati, combattuti.

Una cosa che mi aiuta a resistere agli indotti condizionamenti è rilegge qualcosa che dia una scossa e faccia prevalere “il senso del ridicolo” stimolandomi a restare in equilibrio anche di fronte alle scorciatoie più comode. E non per celebrarmi o assolvermi. Voglio semplicemente trovare un posto ed un ruolo consono nella vita che ho da vivere e non trovarmi invece ad essere parte d’una massa dotata d’intelletto incapace d’usarlo e soddisfatta solo dal fatto d’esserne una parte. Incurante, tra l’altro, di sapere e controllare chi ne sta alla guida.

Come scriveva Thomas More tanto tempo fa “…è più facile che uno spirito fiero scelga di fare il ladro anziché il mendicante…”, aveva proprio ragione.

 

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