Fisicamente sono cresciuta in
modo strano, per essere precisi, in tempi diversi e direzioni opposte.
Prima verso il largo e poi verso
l’alto.
A
dodici anni, momento in cui cominci a capire se nella vita farai parte di
quelle che sono inseguite o di quelle che devono inseguire, mi ritrovavo
imprigionata in un corpo che non corrispondeva ai canoni della piena
soddisfazione personale. Ero una cicciona,
così alcuni stronzetti mi chiamavano; ed in più avevo tutto ciò che porta alla
discriminazione sociale come l’acne, le gambe arcuate, l’apparecchio per
raddrizzare i denti ed infine un bel paio di occhialoni con lenti così spesse
da non riuscire a distinguere esattamente il colore degli occhi.
Un disastro.
Mi piaceva tanto la maionese, in
qualunque forma e dimensione, il che non agevolava tutti i processi di cui ero
già naturalmente vittima.
Però quando sei in perenne
depressione e non intravedi nemmeno uno spiraglio di luce, ti attacchi morbosamente
a qualunque cosa ti possa dare gratificazione.
La
maionese, appunto.
Buona, quella fatta in casa,
ricca d’olio ed uova, irresistibile con il dolce e con il salato.
Ma anche quella in tubetto, più
commerciale, andava bene nei momenti peggiori.
Nessuno mi degnava di uno
sguardo, d’una attenzione.
I ragazzi che sembravano
simpatici nei rapporti ravvicinati mi snobbavano, le mie coetanee mi guardavano
dall’alto verso il basso sogghignando quando nello spogliatoio della palestra
dovevamo cambiarci prima dell’ora di ginnastica.
Quello che accadde nella mia vita
non ricoprì un posto così importante rispetto a quello che pensavo avrebbe
potuto ricoprire nella mente di una donna.
Ed appunto, all’improvviso,
diventai donna.
Il copioso flusso rosso che un
giorno mi sgorgò tra le cosce fu il segnale che mi diede la consapevolezza che
finalmente l’ora era giunta.
Ero stata in attesa per tutto
quel tempo dovendo subire ogni cosa.
Non che lo aspettassi con
trepidazione ma, quando arrivò, fu così normale lo scattare in me di quell’interruttore
che mi fece diventare subito mentalmente una donna che si sarebbe ripresa tutto
quello che fino a quel momento le era stato sottratto.
Diventare donna, o meglio, essere
donna nella testa e nel corpo.
E come per volontà di una forza
superiore della natura anche il mio corpo decise di assecondare le mie volontà.
E quasi per incanto, in pochi
mesi, mi trasformai in ciò che sono oggi: una bellezza sfolgorante.
E’ così che mi definisce la
maggior parte degli uomini che incontro e l’altra parte, degli uomini, lo fa in
termini spesso irripetibili.
Ero diventata irresistibile.
E
mi piaceva. Meno facevo per atteggiarmi e più successo riscontravo.
Ho continuato a mangiare
maionese.
Non tanta come prima ma
abbastanza per farmi sempre ricordare da dove venivo.
Come fosse questo l’unico modo
per mantenere il contatto con le mie radici.
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