A proposito di popoli narcotizzati impegnati in lunghi sonni
più o meno beati.
Un giorno mi trovai a parlare di Brigate Rosse. Con una persona
che aveva frequentato quel mondo, che ne era stata parte anche attiva, che
aveva visto e sentito ciò che non si può dire tanto meno bisbigliare. Passaggi
d’una esperienza personale vissuta e voluta fortemente perché sentita come
necessaria, racconto che si snodò fra nomi, date, episodi. Alcuni divertenti,
altri meno, fino al mesto finale.
Una generazione di persone che hanno creduto alla lotta
armata come unica possibile risposta al raggiungimento di un nuovo ordine
sociale. Fallita perché troppo compromessa da presunzioni personali, tradimenti,
ribaltamento di ideali, compiuta da molti come unica possibilità per esistere politicamente
da altri, quelli che alla fine hanno vinto, come una mera opportunità individuale.
Molto forte era con la convinzione – forse presunzione – di
rifarsi agli eroici atti partigiani della seconda guerra mondiale (ancora una
volta sti’ poveri partigiani…)
puntando le proprie armi contro un nemico che finalmente avevano individuato, gridando
slogan che erano già banali luoghi comuni appena venivano pronunciati.
Ma c’è chi ci ha rimesso la vita, e non è stato certo parte
di uno scherzo, molti non si sono mai accorti accecati dalla loro convinzione della
sofisticata macchinazione messa in atto da chi – il vero nemico che li ha guidati senza farsi scorgere – scaltramente
li ha usati ora come strumento di propaganda, ora come arma per annientare un
“suo” nemico, infine come utile spauracchio da insinuare nella pubblica
opinione per confondere, impaurire, distogliere l’attenzione dai veri obiettivi
e dalle vere ragioni.
Tempo dopo qualcun’altro tornò a parlarmi di Brigate rosse.
Una persona che per motivi professionali si stava occupando di quel periodo
della storia italiana. In particolare dell’episodio legato al rapimento e
all’uccisione di Aldo Moro. Raccontò cose che mi lasciarono senza fiato: a
distanza di tanto tempo dai fatti, su quella persona, fu riversato un interesse
quantomeno anomalo per ciò che stava facendo. E da varie parti. Nel senso che
appena si seppe che stava scrivendo sulla vicenda Aldo Moro e pure attorno, cominciò
a ricevere materiale – anche TOP SECRET -, inviti a cena da “veri” potenti che
si dimostravano molto interessati a quel lavoro incensandolo ambiguamente,
personaggi che comparivano per poi scomparire nell’ombra non prima d’aver
raccontato qualche spiffero che mai
prima s’era sentito. Ed infine il suo resoconto, chiaramente espresso in forma
romanzata per necessità, che nella sostanza però delineava un quadro ben
diverso da quello che era stato raccontato dalle fonti ufficiali.
Eppure, se devo essere sincero, quella lunga storia mi tolse
il fiato soprattutto per i dettagli inediti che conteneva più che provocarmi
scompensi emotivi per la brutalità del contenuto. Non c’era nulla che mi
sorprese tanto da spiazzarmi, le idee che avevo riguardo a quella vicenda
furono solamente confermate da chi le aveva studiate avendo pure a disposizione
materiale nuovo, l’ennesima conferma alle
mie perplessità rispetto a ciò che appare, anzi, a tutto ciò che ci viene fatto
credere come apparso.
Ora, chi è stato disturbato dalle mie parole, può tornare a
coricarsi serenamente.
In questa fase della mia vita sono in modalità scientifico precisino on.
RispondiEliminaMi si attiva sempre il mono neurone che va a cercare la scientificità o l'attendibilità delle fonti, in quanto non riesco più a sopportare le "soluzioni" poco precise o troppo poco comprensibili e soprattutto le semplificazioni sommarie. Dai complottismi alle ricostruzioni parziali. Purtroppo non si può essere tuttologi....