Ecco
l’altra storia.
Lo
so, sono noioso a volte, spesso qualcuno non ha esitato a farmelo notare.
Comunque.
Avevo
bisogno di fumare, uscii sul terrazzo al freddo, dalla finestra continuai a guardare
il bimbo indignato giocare con i suoi nuovi Lego.
Più
lo guardavo più sentivo che meritava d’essere al corrente. Gli avrei voluto
parlare di tante cose, sarei partito della rivoluzione francese, una storia di
certo non adatta ad un bimbo di forse sette anni. Perché è impossibile parlare
di qualcosa a qualcuno che non è al corrente di nulla. Ma la rivoluzione
francese è stato un momento topico della storia europea ed anche dell’umanità
intera. Perché si è trattato della prima vera e grande ribellione collettiva
che è andata a sovvertire un ordine di potere che fino a quel momento aveva
guidato il mondo, quello occidentale almeno.
Cioè.
Una
minoranza veramente risicata che, in base a dei diritti discutibili ma collettivamente
riconosciuti ed accettati, viveva la propria esistenza senza nessun tipo di
preoccupazione.
Quindi.
Una
maggioranza quasi assoluta a servizio dei primi appesantita, in più, dal senso
di colpa che secoli di subalternità aveva insediato nelle loro coscienze.
E
la rivoluzione ha spazzato via tutto in poco tempo.
Un
equilibrio consolidato si è ribaltato completamente a colpi di ghigliottina,
una successione di eventi che ha condotto ad un nuovo ordine delle cose
riportando, in realtà, alla stessa situazione precedente. Mascherata però d’altro.
Ma
non tutti se ne accorsero.
Spesso
è così: non tutti si rendono conto di ciò che capita quando capita e perché
qualcuno ha deciso che capitasse. Semplicemente pensano che sia successo. E
quello basta.
Finii
la prima sigaretta e ne accesi un’altra.
Guardai
ancora il bimbo che con i Lego ci sapeva veramente fare. Mi sarebbe piaciuto
fargli una domanda per conoscere la sua risposta, visto quanto aveva dimostrato
d’essere sveglio, anche se intimamente sentivo che era una necessità mia più che sua.
“Secondo te dove sono finite le persone
scampate alla ghigliottina, i parenti e gli amici di quelli che persero la
testa, insomma, quei gruppi che avevano detenuto il controllo e l’ordine fino
ad allora. Spariti? Tutti uccisi? Oppure no?”
La
risposta è: oppure no.
E
allora, dove sono finiti?
Il
discorso è molto articolato: molti pensano che gli eventi epocali della storia
dell’umanità avvengano solo per una serie di determinate cause, altri pensano che
c’entri pure il caso, pochi ma con grande convinzione pensano che dietro ci sia sempre e comunque una
cospirazione.
Per
evitare sterili infinite discussioni è utile osservare solo e una cosa.
Chi guadagna e chi perde da una situazione che accade. La vita è come una
bilancia dove i pesi si spostano da un piatto all’altro ma che poi, per
convenienza comune, deve – anche forzatamente - riequilibrarsi in qualche modo
onde evitare un ribaltamento definitivo. Il ribaltamento a nessuno serve, il
mischiare i fattori invece si.
Anticamente
gli uomini ascoltavano prevalentemente il proprio istinto: quindi alla violenza
rispondevano con la violenza. Poi c’è stato uno sviluppo più intellettuale del contrasto
anche se la violenza aveva sempre l’ultima parola e nella maggior parte dei
casi la legge del più forte decideva
le sorti dei contrasti.
E
se due persone litigavano senza trovare accordo? Lo sviluppo dell’umanità ha
portato a considerare che per ragioni valide l’ultima parola non l’aveva
sempre e solo chi sopravviveva fisicamente all’antagonista.
Ho
sottolineato le parole ragioni valide perché stanno al centro della
questione. E sono l’aspetto che più si è evoluto nel corso del tempo: dapprima
come pura sopravvivenza per poi trasformarsi in interesse ed infine controllo. Attraverso
un mezzo unico che li concede: il denaro.
Torno
per un attimo alla ghigliottina della rivoluzione francese e alla domanda che avrei
voluto porre al bimbo indignato: dove sono finiti realmente i rappresentanti
del potere sovvertito scampati a quella rivoluzione?
Ripercorrendo
la storia.
L’onda
rivoluzionaria scatenatasi in Francia, tra alti e bassi, si sviluppò ed
attecchì in tutta Europa. Ovvero: il pensiero illuminista di democrazia
partecipativa si diffuse e prese piede in molti stati. Si era passati da un
potere assolutistico ad uno democratico e partecipato, l’ordine sociale che
seguiva i dettami feudali venne ribaltato, il potere decisionale ed economico con
il conseguente miglioramento delle condizioni generali, distribuito più omogeneamente
fra le persone. Le elite (uso per la
prima volta questa definizione, della quale non posso rivendicare la paternità
ma che spesso userò, sapientemente introdotta dal giornalista Paolo Barnard nel
suo illuminante saggio “Il più grande crimine”) dopo aver sempre dominato
il mondo dovettero nascondersi onde evitare lo sterminio. Ma nell’ombra cominciarono
a riorganizzarsi, a studiare il modo per riconquistare ciò che era stato in
loro possesso, e dopo poco più di cent’anni d’ombra misero in moto la loro macchina di vendetta. Che sta dando
loro, oggi, frutti ancor maggiori di quelli che forse s’immaginavano.
Brevemente.
La
democrazia partecipativa (o diretta) è la forma di democrazia nella quale i
cittadini, in quanto popolo sovrano, sono direttamente legislatori e
amministratori del bene pubblico. Questo meccanismo diventa formidabile e garantisce
Liberté, Égalité, Fraternité. Negli
anni venti del novecento alcuni illustri
economisti teorizzarono un sistema che potesse abbattere questo pilastro
attorno al quale si sostenevano le democrazie evolute europee che così
concepite avevano assunto un grande potere potendosi gestire indipendentemente.
Alcune persone culturalmente evolute, sponsorizzate occultamente dalle famose
elite, misero le loro capacità al servizio di un programma veramente diabolico
e devastante.
Il
primo passo: togliere al popolo la capacità di essere lucido e decretare
liberamente e democraticamente le proprie decisioni. Il popolo europeo –
italiano perché io lo sono e quindi mi riguarda – è stato narcotizzato con dei
falsi miti partendo del consumismo dagli anni sessanta. Convincendolo del fatto
che se non hai non sei,
imbarbarendolo culturalmente e convincendolo che il metro di paragone erano quelli che ce l’avevano fatta, e solo
quelli. Quindi il popolo per avere ciò
che gli serviva per essere s’indebitò scendendo a patti con chi gli dava il
denaro. Le banche. Nel frattempo le elite iniziarono una campagna di
fidelizzazioni di nuovi adepti, con foraggiamenti economici ingenti, aprendo a
loro il pensiero rivoluzionario attraverso l’istruzione (dai libri di testo
economici alle università) per creare una nuova generazione elitaria da
inserire pian piano – subdolamente - all’interno dei posti di potere, dalle
banche ai governi, dai consigli di amministrazione alle società pubbliche.
Diretti come burattini, e nemmeno troppo occultamente, da fondazioni create ad
hoc nelle quali si ripeteva solo un unico mantra,
la nuova necessaria via da percorrere.
Quindi
estromesso il popolo perché indebitato e narcotizzato da falsi miti da
inseguire per sentirsi adeguato, con i nuovi adepti inseriti nelle varie stanze
dei bottoni, cominciarono dall’interno a modificare le regole democraticamente stabilite
dagli stati inserendo opportune modifiche o regole o Leggi del tutto nuove e,
quando i tempi furono maturi – nel 1993 e successivamente nel 2007 attraverso
l’unità europea - far calare la lama della ghigliottina non dando più
possibilità di scampo attraverso l’imposizione dell’euro.
Ghigliottina
prima, ghigliottina dopo.
Ma
prima del taglio definitivo una bella accelerata: l’introduzione di uno
spauracchio, anzi due, inesistente nella realtà dei fatti chiamati debito pubblico ed inflazione. Nessun economista – intellettualmente onesto - ha mai
spiegato che per uno Stato sovrano il debito pubblico non è un problema in
quanto è nei fatti si tratta di un debito che ha verso se stesso e quindi rappresenta
semplicemente il livello di benessere dello Stato stesso. E che l’inflazione è lo
strumento, opportunamente creato, per tenerlo sotto controllo. Ma questo
spauracchio diffuse il terrore nelle incompetenti – o complici? –
amministrazioni degli stati: quindi tagli, austerità, ancora una volta mettersi
contro i diritti del popolo. E con quella idea oramai diffusa, percepita come
verità assoluta, ogni cosa divenne plausibile.
Finita
la terza sigaretta, congelato per metà corpo, rientrai e pensai che sarebbe
stato meglio distrarmi con altri pensieri.
Evitai
d’incrociare lo sguardo del bimbo indignato.
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