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martedì 31 dicembre 2013

   Ma la storia delle elite vendicatrici com’è andata a finire?

   Ultimi anni del ‘900.
    Con l’introduzione dell’euro e l’istituzione di un contesto politico sovranazionale (non guidato da un governo politico ma dalla commissione europea, ente non eletto da nessun cittadino a differenza del parlamento europeo che però, non potendo promulgare leggi se non attraverso il bene placido della commissione, è nei fatti inutile) si è tolta definitivamente la sovranità ad ogni Stato.
    E siamo ad oggi.
    Il caso dell’Italia tutti lo possiamo ricordare.
    Dal trattato di Maastricht e la successiva ratifica con il trattato di Lisbona il cappio al collo sì è definitivamente ed irreversibilmente stretto.
   Perché da lì non si può più uscire, in nessuna maniera, per nessun motivo.
   Ma chi ha permesso tutto questo, cioè, chi ha firmato questo orrore a nostro nome e, soprattutto, senza chiedere ai cittadini alcun permesso?
   La storia parla chiaro: il centro sinistra della politica italiana. Questa è la linea da seguire partendo da Andreatta, poi Prodi e D’Alema, in seguito Ciampi, Draghi…ed oggi Monti. E quando lui finirà seguirà certamente un altro che proseguirà il lavoro lungo quel solco così ben tracciato.
   Personaggi legati a filo doppio all’elite, ed è facile trovare le prove che lo dimostrano (volendolo fare le informazioni sono alla portata di tutti…), soggetti che hanno provveduto ad eseguire le direttive dei loro mandanti distruggendo uno Stato in maniera criminale.
   Hanno permesso l’ingresso nello stato sovranazionale Europa, obbligandoci a perdere la sovranità finanziaria con l’euro, senza chiedere nulla al popolo sovrano. Non so, sinceramente, quanti italiani abbiano letto il trattato di Lisbona, per noi italiani ratificato dal ministro del consiglio Prodi, dell’economia D’Alema, e della Repubblica Giorgio Napolitano il 13 dicembre 2007.
   Con quell’atto è stata sostanzialmente regalata ad un’entità totalmente privata la possibilità irrevocabile di decidere la politica economica del nostro Stato trasformandolo nei fatti in pura nazione geografica, obbligandoci ad elemosinare il denaro per farlo funzionare ad una banca assolutamente privata – la BCE – che ha totale autonomia su importi da prestare, tassi, tempi di restituzione ed altro.

   Tanto per non fare più confusione.
   La BCE è apparentemente la banca dello Stato Europeo: in realtà il consiglio direttivo è composto da 6 membri del comitato esecutivo e dai 17 governatori degli Stati dell’area Euro. Il governatore di Bankitalia S.p.a., per fare l’esempio che riguarda l’Italia, presiede un istituto di cui il 95% è oggi proprietà di privati e non è più nei fatti una Banca dello Stato. Le quote di infatti appartengono ai Intesa Sanpaolo S.p.A. per il 30,3%, UniCredito Italiano S.p.A. per il 22,1%, Assicurazioni Generali S.p.A. per il 6,3%, Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. per il 6,2%, Banca Carige S.p.A. per il 4,0%, Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. per il 2,8%, Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. per il 2,5%, Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. per il 2,1%, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza S.p.A. per il 2,0%. L’unica parte di proprietà ancora appartenente allo Stato italiano è detenuta dall’INPS proprietario del 5,0%.
   Questo cosa significa?
   Che Bankitalia è una società privata che esprime un governatore che poi rappresenta lo Stato italiano nel consiglio direttivo della BCE (che nella sostanza è una banca privata: posseduta, presieduta, e guidata da società private travestite da banche di stato). L’unico organo che, grazie ad un trattato condiviso firmato dai rappresentanti politici di ogni Stato membro, può dare denaro agli Stati del nostro continente.
   Questa situazione condiziona e condizionerà il futuro nostro e delle prossime dieci (o venti? o cinquanta?) generazioni italiche – almeno - con la sola opzione di sopravvivere all’inevitabile indebitamento attraverso politiche recessive sempre più pesanti nonché la svendita dei beni pubblici rimasti che, evidentemente, gli stessi compreranno decidendone poi il prezzo visto che solo loro potranno avere il denaro per comprarli. Come il più scaltro degli strozzini…
   I governi di centro sinistra hanno stabilito il record europeo assoluto di privatizzazioni (dal 1997 al 2000) mediante le quali hanno sostanzialmente regalato pezzi d’Italia agli speculatori internazionali. E non contenti di ciò hanno privatizzato il debito pubblico vendendolo agli stessi che ora, detenendolo, posso decidere liberamente come e quando farselo restituire. Ovviamente il paese, quello vero, ha dovuto pagare – e continua a farlo - con imposizioni economiche che nemmeno al tempo feudale si erano viste. Ma tutto questo non basta.
   Una volta finiti i gioielli di famiglia e portato il paese nella piena recessione, fra non molto tempo vista l’accelerazione data dall’ultimo governo Monti opportunamente scelto dal Presidente della Repubblica Napolitano, si creeranno sacche interne di povertà con la conseguente “schiavizzazione del popolo” che per sopravvivere sarà costretto ad accettare condizioni di lavoro estreme: meno denaro, più ore d’impiego, meno diritti – nessuno in realtà non essendoci nessun margine di trattativa – sul lavoro. E quando ricorderemo le discussioni che venivano fatte anni prima riguardo le pensioni, ci scapperà da ridere…anzi da piangere disperatamente.
    Una volta ottenuto tutto questo, con un popolo ridotto ad ostaggio, l’elite oramai proprietaria di tutto ritornerà competitiva sui mercati internazionali esportando a miglior prezzo e miglior qualità ciò che noi schiavi produrremo per loro guadagnando rispetto ai loro competitor, USA, Cina, India.
     Ma non finirà qui.
    Come già successo per la Grecia poco tempo fa (tutti ricordiamo la fine del loro leader democraticamente eletto, George Papandreou, che quando propose un referendum popolare rispetto alle condizioni economiche imposte dalla BCE, sparì dalla scena politica in un lampo solo per averlo detto) speculeranno finanziariamente sul fallimento dell’Euro e degli Stati che ne fanno parte. E ci guadagnando solo per il fatto che il fallimento lo decreteranno loro stessi nel momento – economico – a loro più conveniente. Siamo ossessionati dalle famose agenzie di rating, ma da chi sono composte? Nessuno sembra saperlo…

   Tornando un passo indietro, è interessante ricordare come l’attuale Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, un comunista della prima ora, quello che nel 1956 era responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI e condannò come controrivoluzionari gli insorti ungheresi che tentavano di cacciare gli invasori Sovietici dal loro Stato (celebre una sua intervista al Corriere della Sera in cui affermava “…l'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo…”) e nel frattempo partecipava con altri illustri personaggi […] ai famosi meeting presso la Rockfeller Foundation a Bellagio sul lago di Como dove già si stava progettando quello che oggi sta accadendo, sta operando per il “bene” del nostro Stato.
   Eppure era comunista – così si definiva e pubblicamente si esprimeva - ma che allo stesso tempo stava con i capitalisti a tramare sul futuro equilibrio economico del mondo. C’era perché l’elite sapeva, e sa benissimo, che le convinzioni politiche non c’entrano nulla quando si parla di business: il PCI fu identificato fin dal dopo guerra come l’unico attendibile partner italiano vista la sua struttura organizzativa, le sue regole, il modo molto simile ad un’azienda di funzionare. E così fu. Con l’obbligo, imposto ai membri del PCI coinvolti, di essere pubblicamente di sinistra mentre occultamente facevano grossomodo l’opposto.
   E poi il colpo di fortuna inaspettato: l’arrivo di Berlusconi.
   Un ometto opportunista, bugiardo e arricchito, capace di tutelare solo ciò che è suo ma che, a livello dei poteri che contano, valere come il due a briscola. Ed infatti, nel suo primo governo, quanto tentò di abbozzare tematiche politiche che andavano contro le idee dell’elite, fu detronizzato in cinque minuti. E così gli capitò in tutti i suoi deliranti tentativi politici degli ultimi vent’anni costellati da battaglie, per esempio, contro la magistratura – ovviamente infiltrata da elementi appartenenti all’elite – che non gli ha mai dato tregua sfiorando spesso, se non sempre, il ridicolo oltre che il limite della legge. Ma lui era il perfetto paravento dietro al quale continuare indisturbati a procedere con il loro progetto. Il popolo già narcotizzato ed indebitato fu abituato – e senza nemmeno troppo sforzo – alla corrida da stadio. Chi pro, chi contro, Berlusconi ladro - Berlusconi santo. E intanto dietro al paravento…
   Ovviamente mi sto riferendo ad un personaggio di dubbio valore morale oltre che politico ma che, vista la situazione e non reputandolo uno stupido, si è fatto gli affari propri più che ha potuto. Ma il problema non è lui, meglio, è lui da un punto di vista etico e pure giuridico a tratti. Ma qui stiamo mettendo sullo stesso piano di colpa un ladro di polli con chi organizza e compie un genocidio. Reati, certo, ma di entità e conseguenze differenti.

   Ricapitolando:
1 - Togliere sovranità agli stati: fatto.
2 - Totale dipendenza politica ed economica ad un’entità non eletta: fatto.
3 - Creare una spirale di austerità che impoverisca i cittadini senza dare sviluppo: fatto.
4 - Lucrare acquistando beni pubblici a bassissimo costo: quasi fatto.

  Ed ora, che siamo tutti più poveri e vicini al collasso definitivo, quale sarà l’ulteriore colpo da aspettarci?
   Beh, semplicemente, basta osservare come alcuni personaggi italiani influenti si sono comportati negli ultimi quindici - venti anni. De Benedetti e Benetton da tempo sono usciti dalle attività che li hanno resi ricchi e potenti – computer e maglioni – perché evidentemente a conoscenza del progetto si sono saputi muovere per tempo. Infatti stanno, in varie forme e misure, all’interno del sistema dei servizi primari. Acqua, cibo, trasporti, telecomunicazioni, sanità, servizi funebri…servizi fondamentali ai quali nessun cittadino potrà mai rinunciare, per povero che possa essere.
   E quindi l’elite lucrerà ancora e ancora detenendo una condizione di monopolio assoluto ed incontrastabile.

  Fine della storia.

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