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mercoledì 4 dicembre 2013

Italia.
La mia terra.
Il luogo dove sono nato, mi sono formato, e dove desidero giacere per l’eternità.
Lo so, sembro un patriota ottocentesco, ma è questo ciò che sento nel mio profondo.
Ma purtroppo l’Italia è altro.
Oramai l’Italia non è più uno Stato ma solo una nazione. Piccola e poco significante dal senso meramente geografico.
Confini che delineano uno spazio gestito da chi non ha di certo un sentimento né un interesse romantico – quanto il mio forse – ma puramente egemonico e strategico. Insieme di genti d’origini culturali diverse, mai condivise e obbligate all’unione attraverso la forza. Una nazione che rappresenta – metaforicamente – ciò che accade nel mondo attuale: un mix convulso di culture, abitudini, regole, poteri, che ad ogni minima occasione si scontrano. Spesso sanguinosamente. Mascherandosi dietro parole roboanti ma prive di concreto significato.
Tipo.
Globalizzazione.
Una nazione dove i valori morali e civili essenziali alla serena convivenza sono sempre superati dalle convenienze di parte.
Ed un popolo, quello italico, vivo e vitale quando esulta sbandierando il tricolore dinnanzi al gol decisivo della propria nazionale di calcio, in realtà pregno d’una desolazione quasi funebre che tende con vergogna provinciale a celare, morti ancora vivi che non hanno il coraggio – né capacità, né conoscenza – d’essere popolo vero degno di avere uno Stato che li rappresenti.
Gente assuefatta all’abitudine come regola di vita. La più infame delle malattie, che fa accettare qualsiasi cosa, qualsiasi dolore e qualsiasi disgrazia, accettando tutto come fosse inevitabile.
Per abitudine si vive accanto a persone odiose, s’impara a portare le catene subendo ingiustizie, si soffre rassegnandosi al dolore, alla solitudine, a tutto. L'abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente e cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d'averla addosso ogni gesto è ormai condizionato, e non esiste medicina che possa guarirci.
E questo ci è stato iniettato senza che ce ne accorgessimo, la storia parla chiaro, eppure si continua ad accettarlo supinamente.
Tempo fa scrissi una lettera inviandola poi a […] va beh, tralascio il mittente che non ha degnato d’attenzione le mie parole, era un momento particolare dove la mia visione delle cose cominciava a farsi un po’ più nitida tanto da apparirmi per quello che purtroppo era. E sempre più è.
“Mi permetto d’esprimerle il mio apprezzamento per ciò che fa. Mi chiamo […] mi occupo di […].
Devo essere sincero, e non lo dico con tono snob ma solo per amor di verità, è da poco che la seguo con attenzione specialmente dopo la sua partecipazione televisiva a […]. E’ da anni che la mia visione delle cose, aspramente criticata da molti, anche causa della mia ghettizzazione professionale, si sta rivelando corretta a tal punto da incutermi terrore. Ed il vivere in una società cieca e sorda m’inorridisce a tal punto da rendermi pronto ad affrontare qualsiasi cosa. E, purtroppo, pensare che sarà inevitabile [...] ma solo io ho capito che siamo in guerra? Da una parte l’inerme moltitudine – consenziente - destinata alla schiavitù e dall’altra la cricca che porta avanti "un progetto" con spietatezza ed accuratezza che fanno rabbrividire. Mi chiedo dove stia rintanata la coscienza delle persone, di quelli che pensavano che il problema fosse solo accantonare il vecchio Presidente del consiglio con il suo governo – Berlusconi - e suonavano la marcia trionfale accogliendo il nuovo – Monti – […] c’era gente davanti a Palazzo Grazioli con gli strumenti musicali che lo faceva veramente, io li ho visti di persona! […] ignorando il pericolo che si profilava all’orizzonte […] Ma cazzo! […] questa gente non ha mai avuto a che fare con il proprio direttore di banca quando ti ordina di rientrare immediatamente perché sei in rosso sul conto […] mi chiedo, di fronte a lui suonerebbero e suoneranno la stessa marcia trionfale? […] nessuno ha capito che siamo in una società dove l’informazione, che decreta potere spostando le opinioni, viene clamorosamente manipolata a convenienza sulla base della quantità e non della qualità? Dove si crede a ciò che viene ripetuto all’infinito – normalmente falso - piuttosto a ciò che è realmente vero? Nessuno si rende conto che la verità viene confusa e sostituita dall’opinione?
Sembra che nessuno desideri più riuscire ad essere se stesso...pensare con la propria testa, ascoltare il proprio cuore, fare i conti con la propria coscienza.
E nemmeno l’ennesimo campanello d’allarme germanico induce la gente a farlo: sembra che nessuno conosca la storia dell’Europa, partendo dall’oro rubato dai Visigoti ai Romani, passando dal Sacro Romano Impero di Carlo Magno finendo ad Hitler, chi ha combinato sempre i più grossi guai? Guerre, eccidi, saccheggi, miserie, morte […] purtroppo c’è sempre un tedesco di mezzo […] e noi italiani pensiamo che nelle occasioni importanti “tanto li battiamo” nessuno può scordare il 4-3 che gli abbiamo rifilato ai mondiali di calcio in Messico nel ’70 […] siamo pieni di esempi mirabili, esplicativi, chiarissimi. Ma quanti Berlusconi (quell’uomo è solo un emblema: un uomo che compra ciò che gli piace – di ogni genere merceologico, soprattutto, sesso - senza conoscere vergogna e ponendosi come moralizzatore, in pratica, il prototipo dell’italiano medio. Quello del vorrei ma non posso, quello che pubblicamente denigra ma che intimamente adora. Ma ci si scorda sempre che quello è un problema morale solo suo; e non basta biasimarlo per i suoi comportamenti opportuni vista la posizione occupata, bisognava biasimare chi ha permesso che un personaggio simile salisse – e non scendesse – nel nobile campo della politica visto il suo poco – orami noto a tutti - profilo umano […] nello stesso tempo mi piacerebbe pure conoscere le madri delle signorine presenti alle sue cene eleganti e sentire la loro opinione sulle…proprie figlie. Berlusconi, un uomo che sparirà politicamente solo quando un Dino Grandi qualunque lo tradirà, quindi, bisogna solo attendere), Monti (nessuno ha mai letto il suo curriculum professionale? Eppure in rete si trova facilmente. E’ quantomeno bizzarro, come del resto quello di molti suoi amici ministri…comunque…pure lui sparirà quando avrà fatto ciò che i suoi “padroni” gli hanno ordinato, non prima quindi d’aver provocato tanto dolore) […] e tutta quella massa di parassiti sostenuti da uno Stato trasformato in pappone che accudisce, per esempio, brigatisti “esiliati” e mantenuti d’ogni rango dimenticandosi sempre dei propri buoni cittadini […] concludendo con i due colpevoli comprovati della situazione odierna, Prodi e D’Alema (spariti o in via di sparizione ma, come nella più classica delle tradizioni della sinistra, dopo essersi assicurati il proprio personale tornaconto nonché un salvacondotto contro ogni evenienza…e pronti comunque a “ricicciar” fuori alla prima occasione utile), i veri esecutori materiali – soprattutto il primo - della truffa “Euro”. E non voglio parlare della Chiesa, troppo facile, con il Pastore Tedesco sul trono (chissà lui, invece, che fine farà…). Toh, un altro germanico […] mi chiedo quanti dovranno passarci con le scarpe chiodate sui genitali prima che qualcuno senta quantomeno un fastidio? e non dico dolore […] ma sperare che chi non vuole (o non può) capire capisca, è opera degna d’un francescano o di un masochista […] l'unica strada percorribile, che ho sempre intrapreso inconsciamente prima e consciamente ora, è quella di compiere o provare a compiere il tentativo di una "rivoluzione culturale". Partendo dal basso. Provare con le mie capacità a svegliare le coscienze addormentate: rendere evidente la necessità di osservare oltre il proprio micro-cosmo, continuare sempre e comunque ad interrogarsi rispetto a cosa è giusto e cosa è sbagliato […] rischiare tutto ciò che sono senza fermarmi per la paura di perderlo. E’ quello che faccio. E lo dico – e penso - senza presunzione […] credo che per me, cittadino italiano nella totalità delle mie facoltà e conscio dei miei diritti e doveri, sia necessario tracciare un segno che mi faccia distinguere dal marciume esistente che, oltre a non appartenermi e grazie alla deformazione che ha assunto ciò che un tempo si chiamava democrazia, si prende pure il diritto di rappresentarmi.
Perciò dico: io di qua e loro di la.
Non voglio essere complice: sono stanco e affranto dalla valanga putrida che si riversa sulle persone per bene - i veri cittadini italiani degni di tale nome -, quelli che soffrono ogni minuto della loro vita, i nonni ed i genitori che hanno costruito molto di quello che ci avrebbe permesso di essere oggi liberi ed invece li ha puniti, rottamandoli con esodi professionali scellerati o pensionamenti irrispettosi, e tralascio i figli ai quali sinceramente non so dare una spiegazione senza provare grande vergogna.
         Lo dico a Lei, persona degna di rispetto per ciò che dimostra facendo, io non sono un complice. E questo, ironicamente, perché alla nuova Norimberga che prima o poi verrà qualcuno potrà testimoniare a mio favore […] io mi sento, e ne sono fiero, uno di quegli "outsider rompicoglioni" definiti acidamente da Walter Lippmann negli anni '20 del novecento. Ma l'unica differenza in me che diventa forza è la necessità vitale di essere attivamente e realmente rompicoglioni attraverso quello che penso e faccio, non voglio e non posso essere un passivo rassegnato ostaggio d’un progetto truffaldino […] per quello che può valere è questa la mia natura ed è questa la mia volontà. Questo il mio modo di combattere una guerra, questo il mio modo di non essere un complice silenzioso”.

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