Durante le ultime vacanze natalizie ho
avuto a che fare con bimbi indaffarati a scartar regali. Con il loro entusiasmo
contagioso, con la luce negli occhi carica di pura meraviglia, con la serenità per
ciò che stavano vivevano. Inno alla loro stessa essenza. Gioia che produce
gioia.
E
parteciparvi, a quella felicità, è quanto di più sano possa esserci per un
adulto disincantato che oramai, traviato inevitabilmente dalla realtà, ha smesso
di credere ai sogni. Ed ha smesso di pensarli come un’opportunità.
Mi
sono chiesto come sarà il loro risveglio. Perché prima o poi avverrà.
Credo
di saperlo purtroppo.
Brusco,
brutale, improvviso.
Come
piombare dentro ad un incubo senza che nessuno te lo abbia annunciato, ignorandone
i motivi, sentendosi pure in colpa a
prescindere.
Ecco,
è questa la cosa che più mi turba, rubare l’innocenza a chi non lo merita
perché non ha colpe.
E non è solo una questione di bambini a
cui viene tolto anche solo il desiderio, è una questione diffusa a tutti, forse
la miglior metafora che si possa trovare.
Ma io, si proprio io, come avrei potuto
spiegare tutto quello che vedo e che tanto mi terrorizza a quei bambini?
Feci un respiro profondo.
Ci provai.
“Cari bambini, voglio raccontarvi una
storia, v’interessa?”
L’entusiasmo salì, alcuni mi guardarono
strano, altri ancora indaffarati con i loro regali tentennarono. Alla fine però
catturai la loro attenzione.
“Tutti sapete cos’è un ventilatore?”
Un coro di si, l’attenzione salì perché
curiosi di ciò che avrei detto dopo, anche se un paio ricominciarono a guardare
i loro doni.
“Tutti sapete cos’è la cacca?”
E la parola cacca, detta ad un bambino, ha un effetto magico.
Ad un adulto devi dire merda e forse avrai la sua attenzione.
Ad un bimbo la parola cacca fa subito
scappare un sorriso imbarazzato.
Attenzione conquistata definitivamente.
Frasi a commento dei piccoli
ascoltatori ancor più carichi di aspettative.
“Bene, facciamo uno sforzo
d’immaginazione, vi chiedo di pensare con le vostre menti. Ognuno con la
propria.
Un signore un po’ burlone un giorno decise
di fare una cosa per lui divertente: corse in cantina dove ricordava d’aver
messo il piccolo ventilatore che durante l’estate amava spararsi a tutta velocità
in faccia quando il caldo si faceva insopportabile. Lo posizionò sul pavimento
con le pale rivolte verso l’alto, poi inserì la spina nella presa, l’accese
girando l’interruttore. Prima lento poi alla velocità massima.
E ora la parte buffa.
Si abbassò i pantaloni, poi le mutande, si
mise con il suo bel…sederone rosa sopra il vento delle pale. E poi iniziò a
spingere…”
Scoppiò
una seconda risata ancor più imbarazza. Il più sveglio del gruppo, seppur in
evidente difficoltà perché sentiva l’occhio della madre che lo controllava a
poca distanza, brillantemente chiuse il buffo aneddoto apostrofando l’uomo del
racconto come uno stupido: era ovvio per lui che fare la cacca sopra le pale di un ventilatore che girano vorticose significava
semplicemente riprendersela schizzata addosso in un istante.
Risata
generale. Commenti ironici dei piccoli, rispetto alla cacca deflagrata, alle mille tracce ovunque attorno.
Il
meno spigliato del gruppo invece rimase in silenzio osservando la scena, io con
una faccia evidentemente divertita per le reazioni provocate, i suoi coetanei
dispersi in elaborazioni per lo più schifose della situazione raccontata, lui sempre
più chiuso nei suoi pensieri. Poi d’improvviso si alzò e gridò:
“Ma è una cosa terribile!”
prima di andarsene indignato.
Ecco,
è questa la nostra storia.
La
storia dell’umanità che implacabile si ripete senza che mai qualcuno abbia l’onestà
ed il coraggio di quel bambino.
Nessuno,
o pochi, hanno il coraggio d’infuriarsi di fronte all’improponibile. Siamo
stati addomesticati a tutto, siamo pronti ad accettare qualsiasi cosa, siamo
stati istruiti alla sottomissione.
Ed
è sempre stato così.
Banalmente.
Da
una parte ci sono i buoni – così c’hanno detto -, dall’altra i cattivi – anche
questo c’hanno sempre detto -, in mezzo la lotta che separa e che diventa a
seconda del momento elemento d’unione o distacco – questo invece non ce l’hanno
mai detto chiaramente offuscandolo con storielle d’opportunità -.
L’uomo
combatte per avere quello che non ha e per farlo guerreggia con un altro uomo
che detiene l’oggetto della contesa.
E’
molto semplice, intuitivo, fa parte della natura umana. Un istinto.
Ma
la storia che avrei voluto raccontare, che invece ho evitato a quei bambini nel
timore di rovinare quel momento da sogno, forse sperando di posticipare la loro
inevitabile perdita di verginità intellettuale, era un’altra.
Una
storia di cui nessuno ha mai voluto parlare.
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