Ho
sempre pensato all’abuso come ad un atto bestiale.
E
lo intendevo per qualsiasi cosa: degli altri, delle cose, dei sentimenti.
Poi
ho scoperto la Wodka e mi sono ricreduta. Anche su certe droghe, dopo averle
provate, ho cambiato idea. Ma questo è un altro discorso.
Lo
so, posso sembrare matta, dico una cosa e poi subito l’esatto contrario, ma
meglio spiegare con calma, tanto per non essere equivocata.
L’abuso
in se è aberrante: se penso a quelli che lo applicano sulle donne, sui bambini,
sulle persone indifese. Quando è il frutto del puro istinto, dove la
razionalità ed il controllo sono ignorati, l’atrocità di un gesto solo frutto
della reazione è sinonimo di mera violenza.
Ma
con l’alcool è diverso.
Un
tempo guardavo con sospetto quelli a cui l’alito puzzava d’un fastidioso retrogusto
alcolico, m’hanno sempre dato inquietudine, come fossero persone di cui non
fidarsi dalle quali stare alla larga. In parte è ancora così ma con la Wodka è
diverso: perché non lascia tracce nell’alito, è dolce e prepotente nel
distorcerti i pensieri negativi trasformando un momento qualunque in qualcosa
di accettabile se non di piacevole, ed assunta in una misura non troppo
esagerata, non lascia effetti postumi troppo significativi. Per questo bevo,
più volte al giorno, oramai mi ci sono abituata a tal punto da non poterne fare
a meno. E poi, forse, per via del mio DNA mezzo irlandese reggo piuttosto bene
e mai mi sono spinta dentro al baratro del rigurgito, nauseabonda conseguenza
della troppa assunzione. Nessuno sa che bevo, mai nemmeno un sospetto m’ha
sfiorata, nemmeno mio marito se ne è accorto. O forse non mettendoci attenzione
mai s’è posto il problema di accorgersene. Ma su mio marito ho molto altro da
dire e non voglio ora sacrificando del tempo ad un argomento che mi rende
felice.
Davvero.
Per
quanto riguarda la droga ho poco da dire.
Trovo
lo spinello d’erba una cosa talmente scontata da essere superflua. Non sopporto
chi fuma erba, appartiene ad un’altra generazione, quegli sfigati pseudo
sinistrorsi che si nascondono nel buio d’un vicolo desolato per rullare una
cartina e poi, dopo averla accesa, passarsela in cerchio. Una per tutti, una
sorta di condivisione che richiama il legame, un rito che sinceramente stento a
considerare.
Io
preferisco farmi un’iniezione di eroina una volta al mese.
Te
lo ricordi quel film…oh Dio come s’intitola…con quell’attore mezzo pelato…come
si chiama?...comunque, sicuramente l’avrai visto, venni folgorata dall’immagine
del protagonista che usava la droga in quel modo, decisi di provare.
E
mi si aprì un mondo sconosciuto fatto di sensazioni, piacere, assoluta
rilassatezza di corpo e mente. E’ come vivere il più folgorante orgasmo, il corpo
che vibra, i sensi spalancati e attenti come mai prima in vita tua, ti senti
tridimensionale, realmente viva.
Ora
però devo andare, ho un mucchio di cose da fare, e mi accontento di buttare giù
un drink.
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