Essere genitori adottivi è un’esperienza assoluta
destinata a pochi.
Un bambino adottato è come un tossico senza colpe o
volontà d’essersi trovato in quel tunnel e dal quale ha poche possibilità
d’uscire. E’ come “in quelli che si sono fatti d’acido” dove all’improvviso,
soprattutto in momenti apparentemente tranquilli e senza un perché che la mente
possa comprendere, il diavolo che silente in loro alberga spinge violentemente
per uscire al di fuori ed esprimersi.
E ci riesce.
Essere genitori adottivi significa rendersi conto di
questo ed essere pronti ad affrontarlo nel miglior modo possibile. Con la più
grande capacità d’improvvisazione possibile. Tutto qui.
Fondamentalmente serve trovare la forza per
resistere a quel diavolo tentando di domarlo, imparando a conoscerlo,
sopportarlo nell’inevitabile stretta convivenza. E nel frattempo godersi tutta
la parte bella che ogni bambino adottato esprime ancor più d’ogni altro essere
vivente, in una forma e con la sostanza che riempiono all’infinito il cuore,
rigenerandoti ogni volta nella forza e nella determinazione in attesa della
lotta successiva.
E’ questo, un lieve equilibrio, il filo sottile dal
quale è facile precipitare: il baratro più profondo da un lato, le vette
assolute dall’altro.
Solo chi sa vivere come un funambolo può essere in
grado di sopportarlo.
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