Quando ero
più giovane, e parlo di quasi trent’anni fa, mi capitava spesso di dover
assistere involontariamente ai dialoghi litigiosi dei miei vicini di casa che
quotidianamente discutevano con tono sempre più alto nella forma e nel volume
della loro realtà di coppia, del vivere insieme, delle personali aspettative di
vita e conseguenti delusioni o disillusioni provocate dall’altro che
evidentemente non corrispondeva per una completa realizzazione.
E
parlavano sempre più fitto, poi agitandosi e urlando, partendo da banali
considerazioni relative alla cena arrivando ai massimi sistemi dell’universo
che li vedeva inevitabilmente contrapposti.
Questi
scontri avvenivano, anzi, si concludevano sempre nella loro camera da letto che
confinava con la mia. Un muro di circa 20 centimetri di spessore ci separava,
acusticamente mal isolato, ma ciò non m’impediva di essere presente alle loro
dispute. E la dinamica si concludeva con un furioso amplesso con i ritmati
colpi della testata del letto che appoggiava sulla parete oltre la quale io
avevo il cuscino, quindi la testa.
Era
interessante le prima volte e soprattutto la parte pre-scopata che, per via del buon livello culturale dei due,
produceva dialoghi di alto livello. Ironia velenosa usata fino all’eccesso, con
la necessità di avere l’ultima parola, essere il vincitore della disfida.
Nessuno dei due era intenzionato a mollare, perciò, inevitabile la conclusione
sessuale dove l’intelletto lasciava spazio all’istinto, al loro essere animali
sessuati. L’incontro si risolveva sempre come una somma piuttosto che una
differenza, dove il maschio era necessario alla femmina e la femmina al
maschio, dove la differenza di genere diventava elemento trainante, dove la
lussuriosa ascesa fino all’estasi orgasmica percorreva le tappe della sola
necessità di aumentare reciprocamente il piacere ed il godimento finale, l’acme
della scalata, diventava la vera e unica condivisione. E poi, finito
quell’attimo, tornavano al punto iniziale. Punzecchiandosi, sempre più, forse
inconsciamente a voler ripercorrere lo stesso sentiero.
Una sera iniziarono
prima del solito, io andavo a letto attorno alle nove ed il dibattito partiva
circa a quell’ora, ma quella volta stavano già nel bel mezzo della disputa. Mi
parve che il livello fosse già alto, non avevo nemmeno intuito il motivo
scatenante della lite che poi, in realtà, chiamarla così è scorretto. Erano
pacati nell’affrontarsi tanto che a stento percepivo le loro parole, uno strano
botta e risposta fatto più di concetti che di affermazioni, liriche piuttosto
che diktat, versi invece di sproloqui.
Quando non sapevano più
come fare ad offendersi iniziavano con le citazioni. Lui amava Pavese…siamo pieni di vizi, di ticchi e di orrori
- noi, gli uomini, i padri - qualcuno si è ucciso, ma una sola vergogna non ci
ha mai toccato, non saremo mai donne, mai ombre a nessuno…a cui lei replicò
prontamente con Alda Merini…una stampella
d'oro per arrivare al cielo, le donne inseguono l'amore. Qualche volta, amica
mia, ti sembra quasi di volare ma gli uomini non sono angeli. Voi piangete al
loro posto, per questo vi hanno scelto, e nascondete il volto perché il dolore
splende…ed infine, come sempre accadeva, il sesso.
Sesso crudo, fatto di
sola fisicità, carnalità. Non lesinavano certo un lessico colorito, ero piccolo
– non ingenuo - ma posso giurare che molti di quei termini furono per me delle
novità assolute. Ma prima dell’azione copulativa c’era quella lunga fase di
punzecchiamenti evidentemente per loro necessari, ciò che potrei definire come
il loro petting avanzato.
Lei: Tu credi d’avere un gran cervello, vero? In realtà non è
altro che un sostegno per il tuo uccello…
Lui: Almeno il mio resta sostenuto, al contrario del tuo culo e
delle tue tette che ramazzano il pavimento quando ti sposti!
Lei: Sostegno significa, attaccato a qualcosa, non fosse così
avrei detto autoportante, visto che il tuo cazzo è talmente piccolo e ridicolmente
mollo da non farmi capire come tu possa pisciare in piedi senza fartela addosso.
Forse lo trattieni con delle pinzette per indirizzarlo?
Lui: Sarà pure piccolo ma le urla che produci quanto ti scopo non
mi paiono di dolore…
Lei: Tu confondi il riso con il godimento…
Lui:…e tu confondi la natura: il maschio è superiore perché
decide, la femmina inferiore perché subordinata alla decisione…
Lei:…e tu confondi la
realtà: la donna è superiore perché sceglie quando - dove - come – e perché, il
maschio inferiore perché o si adegua o si fa una sega in bagno…
Lui: Sei una stronza…anche se tu sai che potrei scoparmi chi
voglio, incluse le tue simpatiche amiche…
Lei: Sei uno stronzo…
Lui: Ahi, tasto dolente, ma vero!
Lei:…e io potrei farmi tutta la tua squadra di calcetto se lo
volessi…ahi, tasto dolente!
Poi seguirono attimi di
silenzio, cercai di auscultare meglio, ma dalla stanza confinate non giungevano
più suoni. All’improvviso il tono dei due cambiò: più profonda la voce di lui,
suadente quella della moglie. Evidentemente già erano in piena azione anche se
lo scontro dialettico continuava.
Lui: Ti piace farti sbattere?
Lei: No, io sbatto solo le
uova nella maionese…
Attimo di mugugni.
Lei: Ti piace montami vero?
Lui: No, io monto solo la panna perché l’adoro nel caffè!
Sospiri e respiri
affannati. Rumore di corpi che ansimano.
Lui: Sei una troia…
Lei: Allora mi devi pagare…
Gridolino di piacere.
Lei: Stavolta te la do gratis…
Lui: ...allora sei proprio una…
Attimi di rumori
incomprensibili che interruppero l’affermazione fino a quando, lo immaginai
visto che all’epoca le mie conoscenza sull’argomento erano più “sul sentito
dire”, l’azione arrivò al culmine confermato dai reciproci guaiti goduriosi susseguiti
ritmicamente. Invece no, sbagliavo, erano solo preamboli. Ed infatti
all’improvviso si scatenò la tempesta.
Lui: Mettiti a pecora!
Lei: Si! Prendimi! Dimmi che sono una porca!
Lui: Dimmi che sono uno stallone!
Lei: Fammelo succhiare!
Lui: Leccamelo bene!!!
Lei: Ora ti aspiro pure le viscere! E continua con quel dito!!!
E poi un simultaneo urlo
estatico, infine, il silenzio.
Fine delle trasmissioni.
Nessun commento:
Posta un commento