La
maggior parte del mio tempo la passo ad osservare le cose, gli altri, le
situazioni.
E’
diventato insopportabile accettare senza reagire la visione trasformata in
regola del vivere, il senso del giusto e dell’ingiusto nella forma imbastardita
dalla convinzione, plasmata alla situazione, piuttosto che rispondente ad un
principio assoluto.
Oggi è
più facile considerare giusto ciò che ricade all’interno del conveniente o del
politicamente corretto, se questo vuol dire ancora qualcosa, piuttosto che guardare
ad un concetto superiore. Come dire, il principio che sancisce un comportamento
e quindi una regola diviene applicabile nel modo più consono alla situazione a
cui si riferisce. Siamo in un tempo dove chi stupra è infine attenuato dalla
provocazione dello stuprato, chi ruba giustificato perché tutela un suo diritto
prima che qualcun altro lo possa prevaricare, chi spara per primo lo può fare
perché l’antagonista probabilmente nasconde un’arma carica nella tasca. E tutto
viene accettato in un sorta di globale attenuante generica.
Siamo
nell’epoca del tutto dovuto, dove ognuno può far valere il proprio diritto a
prescindere, della facilità del giudizio preventivo, dell’opinione da bar che
diventa condivisa perché un televoto l’ha confermata. Gli altri sono nemici
perché vogliono toglierci qualcosa, il senso d’appartenenza umano è traslato
dal suo senso più profondo, la conservazione della specie, ad un più bieco e
basso criterio opportunistico che quasi giustifica, o fa sentir giustificato,
ogni parola, atto, atteggiamento, posizione.
L’epoca
del paradosso sta inglobando ogni senso di principio, lo fagocita avidamente
trasformandolo in una malata forma d’opinione utilizzata poi per deformare la
verità e controllare le masse. Il senso del ridicolo che poteva in tempi
passati frenare mire oppressive si è trasformato in un’attività puramente
spettacolare; il buffone di corte assoldato dal potere, che diverte con lo
scherno, fortifica ancor più chi lo produce e sostiene avvicinandolo ad una
forma umanizzata meglio comprensibile dalla massa, perciò rassicurante, quindi
condivisibile.
La guerra
tra disperati si sta consumando implacabile, chi detiene privilegi e controllo
storpia i principi rafforzando il suo stato, e chi si limita ad osservare le
cose e gli altri, quindi le situazioni con mero atteggiamento critico
riferendosi al principio assoluto, è vittima d’un paradosso culturale oramai
accettato.
Vivo in
un tempo dove il vuoto creato in malafede dai mediocri ingloba tutto, dove chi
non ha merito riesce ad emergere con merito, dove chi si riferisce al seppur
banale principio del giusto e dello sbagliato viene additato come un
reazionario sovversivo. E’ il mondo dei ladri giustificati, degli stupratori
compresi, di banchieri che decidono il tempo, della politica farsa e della
politica dramma, delle ignoranti masse addomesticate sorde di fronte al
disperato urlo di richiamo alla realtà.
Sono
stanco.
Veramente.
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