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sabato 22 febbraio 2014

Stanco



 

La maggior parte del mio tempo la passo ad osservare le cose, gli altri, le situazioni.
E’ diventato insopportabile accettare senza reagire la visione trasformata in regola del vivere, il senso del giusto e dell’ingiusto nella forma imbastardita dalla convinzione, plasmata alla situazione, piuttosto che rispondente ad un principio assoluto.
Oggi è più facile considerare giusto ciò che ricade all’interno del conveniente o del politicamente corretto, se questo vuol dire ancora qualcosa, piuttosto che guardare ad un concetto superiore. Come dire, il principio che sancisce un comportamento e quindi una regola diviene applicabile nel modo più consono alla situazione a cui si riferisce. Siamo in un tempo dove chi stupra è infine attenuato dalla provocazione dello stuprato, chi ruba giustificato perché tutela un suo diritto prima che qualcun altro lo possa prevaricare, chi spara per primo lo può fare perché l’antagonista probabilmente nasconde un’arma carica nella tasca. E tutto viene accettato in un sorta di globale attenuante generica.
Siamo nell’epoca del tutto dovuto, dove ognuno può far valere il proprio diritto a prescindere, della facilità del giudizio preventivo, dell’opinione da bar che diventa condivisa perché un televoto l’ha confermata. Gli altri sono nemici perché vogliono toglierci qualcosa, il senso d’appartenenza umano è traslato dal suo senso più profondo, la conservazione della specie, ad un più bieco e basso criterio opportunistico che quasi giustifica, o fa sentir giustificato, ogni parola, atto, atteggiamento, posizione.
L’epoca del paradosso sta inglobando ogni senso di principio, lo fagocita avidamente trasformandolo in una malata forma d’opinione utilizzata poi per deformare la verità e controllare le masse. Il senso del ridicolo che poteva in tempi passati frenare mire oppressive si è trasformato in un’attività puramente spettacolare; il buffone di corte assoldato dal potere, che diverte con lo scherno, fortifica ancor più chi lo produce e sostiene avvicinandolo ad una forma umanizzata meglio comprensibile dalla massa, perciò rassicurante, quindi condivisibile.
La guerra tra disperati si sta consumando implacabile, chi detiene privilegi e controllo storpia i principi rafforzando il suo stato, e chi si limita ad osservare le cose e gli altri, quindi le situazioni con mero atteggiamento critico riferendosi al principio assoluto, è vittima d’un paradosso culturale oramai accettato.
Vivo in un tempo dove il vuoto creato in malafede dai mediocri ingloba tutto, dove chi non ha merito riesce ad emergere con merito, dove chi si riferisce al seppur banale principio del giusto e dello sbagliato viene additato come un reazionario sovversivo. E’ il mondo dei ladri giustificati, degli stupratori compresi, di banchieri che decidono il tempo, della politica farsa e della politica dramma, delle ignoranti masse addomesticate sorde di fronte al disperato urlo di richiamo alla realtà. 
Sono stanco.
Veramente.

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