“Povero.
Hai sempre voluto accanto a te una persona con
cui condividere tutto e mai l’hai trovata: forse per sfortuna o forse perché
quella persona esiste solo nei tuoi pensieri, anzi, nei tuoi sogni. Non hai
capito che la vita è una corsa ad ostacoli solitaria piena d’imprevisti dove
arrivano e vincono solo i furbi e gli scaltri.
Ed illuso”.
Mi
capitava spesso di pensare a Silvia.
E glissare.
C’eravamo
conosciuti in palestra, niente di speciale pareva, in quel periodo ero
concentrato in una relazione –prettamente sessuale con la mia insegnate di
aerobica, un rapporto clandestino in quanto lei era dotata all’epoca di marito-
che però in quel posto era di pubblico dominio e tutti ne parlavano senza
troppi riguardi. Ma questo non c’entra. Fu quella la prima volta in vita mia
che mi resi conto di come certe situazioni inneschino meccanismi che per un
maschio non sono certo usuali. Ovvero, intrattenendo una relazione sessuale con
una donna sposata e più grande, frequentando un ambito dove la promiscuità è
molto pronunciata, il mio essere protagonista della vicenda mi faceva diventare
preda ambita da parte delle altre femmine presenti. Io, senza far niente di
speciale, venivo più o meno esplicitamente corteggiato da molte donne e, più le
ignoravo, più la cosa aumentava. Vissi quindi “il mio momento di celebrità” che
forse avrei potuto sfruttare maggiormente.
Infatti
quando Silvia s’approcciò mi parve
una storia già sentita. Però con lei fu diverso, mi fermai ad ascoltarla, diventammo
amici. Forse questa non è la parola più adatta per descrive quel rapporto:
anche lei inserita in quell’ambiente promiscuo, dove tutti sanno tutto, destò
la mia attenzione lasciandomi un biglietto: “Non
mi sembri tanto superficiale quanto vuoi apparire. Io credo che tu meriti molto
di più, se vuoi parlare ti lascio il mio numero…”
Lì per lì
la cosa mi fece sorridere: subito mi ricordò un episodio che vissi anni prima
con una donna, femmina bella ma psicologicamente instabile –quindi non saprei
dire se stupida o intelligente- che fece di tutto per circuirmi. E il fatto di
sapere di non essere un adone mi ha sempre fatto tremare di fronte a situazioni
del genere. Tralascio.
Quindi,
chiamai Silvia, uscimmo a cena.
Non voglio
passare per puro: decisi di chiamarla e di uscirci anche per il fatto che Silvia fisicamente è qualcosa di
importante: alta, bionda, occhi blu, tettona. Obiettivamente molto gnocca.
Quella
prima volta non successe niente di fisico. Molto d’altro invece. Fu una bella
serata, c’intendemmo subito, parlammo di tante cose anche molto personali. E
così nei mesi successivi. La nostra relazione era puro piacere di stare
insieme, Silvia era fidanzata e dopo
poco si sarebbe sposata, io che vivevo il ruolo d’amante di una donna sposata,
tutto quindi era abbastanza complicato. Non successe nulla, purtroppo.
I nostri
discorsi finirono inevitabilmente sul sesso, lei sapeva tutto di me ed io di
lei, un pomeriggio ci trovammo a casa sua dopo un allenamento –che era la copertura dei noi nostri frequenti
incontri- fatta la doccia e coperti solo da un asciugamano, continuammo a
parlare di scopate e varie, rompendo
solo l’imbarazzo della situazione che si stava scaldando con l’incedere dei
dettagli, con un abbraccio che fece cadere i suddetti asciugamani rivelandoci
chiaramente le rispettive eccitazioni. Ma non accadde nulla di più, purtroppo.
Poi lunghe
telefonate fino a notte fonda dove ci dicemmo cose molto intime tanto da
eccitarci e, finalmente, masturbarci. Però, si sa, al telefono non vale poi
tanto.
Silvia si sposò con un uomo con cui stava da anni. Lei
diceva di essere innamoratissima, e credo sinceramente che lo fosse altrimenti
fra noi sarebbe successo qualcosa di fisico, e mi chiese di farle da testimone.
La foto fatta fuori dalla chiesa dopo la cerimonia dimostra il nostro legame
tanto che in molti mi scambiarono vedendola, la foto, per lo sposo e non per
quello che in realtà ero.
Cambiò
città per seguire il marito, ci perdemmo di vista, anche se qualche sms ogni
tanto ce lo scambiavamo. Poi più nulla. E’ li che soffrii, ma non mi azzardai
ad insistere, non potevo di certo mettermi in mezzo ad una coppia appena
sposata.
Trovai
conforto dall’incontro con Piero e Cinzia e per un po’ me la scordai fino a
che, verso Natale, ci sentimmo per scambiarci gli auguri.
Fu una
telefonata di circostanza, lei mi parve cambiata, quasi fredda e distaccata.
Rimasi sinceramente male e d’istinto la rassicurai dicendole che in caso di
bisogno io c’ero sempre, ma lei, non aggiunse nulla in più.
Mesi dopo
c’incontrammo, m’invitò a casa sua per cenare insieme, era sola. Mi raccontò
tutto il suo dolore per quello che stava vivendo. Il marito aveva un’altra
donna che, in più, frequentava da prima delle nozze. Scoppiò in lacrime, tutto
le era crollato addosso, si sentiva così stupida. Non si era accorta di nulla.
Era disperata.
In più.
Mi confessò
altri dettagli che mia prima m’aveva rivelato: d’aver avuto a che fare
sessualmente solo con un uomo –quello che poi aveva sposato- con il quale aveva
rapporti solo al buio, in posizione canonica, nel totale silenzio eiaculando
con la masturbazione solitaria. Si sentiva distrutta oltre al tradimento per
aver accettato quella situazione senza reagire.
Rimasi
basito, forse avrei dovuto approfittare confortandola con le cose imparate dalle
mie amanti, ma non lo feci anche se mi sembrò chiaro che me lo stesse
chiedendo.
Ci vedemmo
poi altre due volte a distanza di anni: la prima lei era tornata serena, aveva
liquidato il marito e si era fatta alcune esperienze sessuali che le avevano insegnato
molto. Ci avvicinammo e ci sfiorammo, come quella volta dopo l’allenamento con
reciproca eccitazione ma, per motivi che ora non posso spiegare, non andammo
oltre.
La seconda
e ultima volta mi comunicò di essere innamoratissima di un uomo che l’amava e
la scopava per bene e dal quale
aspettava un figlio.
Le persone
sensibili spesso sono scambiate per povere ed illuse. In realtà Silvia si dimostrò una donna con grande
coraggio capace di scegliere, anche senza esperienza, la traiettoria migliore
che doveva seguire per essere felice. Retta o curva non importava, capì che
dipendeva solo dall’ostacolo che aveva di fronte, e così fece.
Superandolo.
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