Storia d’evoluzione, d’evoluzione in coppia, d’una coppia evoluta.
Piero e Cinzia si
sposarono giovani. Del resto, negli anni settanta, era una cosa abbastanza
comune. Lei, Cinzia, una bella e
spigliata ragazza, s’invaghì la prima volta che s’incontrarono. Ed anche Piero rimase colpito. Avevano sedici e
diciotto anni. Lui pensava ad una delle sue numerose storielle, un’avventura
estiva, che con il cambio della stagione e l’arrivo dei primi freddi si sarebbe
conclusa velocemente come era iniziata. In realtà le cose andarono
diversamente. Piero e Cinzia si avvicinarono sempre più e nemmeno
l’arrivo dell’autunno e poi l’inverno li separò. Erano felici insieme, anche se
si trattava di due ragazzini, l’impressione che davano era quella di una coppia
solida e collaudata fatta per stare unita. Loro stessi me ne parlarono, dopo
che diventammo amici, in totale tranquillità pur trattandosi di cose intime.
Quando anch’io diventai parte di quella intimità.
A maggio
del ’72 si sposarono. Cinzia aveva 22
anni, Piero 24. Erano felicissimi:
amavano stare insieme, fare progetti per il futuro, e scopare. Fu quella una cosa che fin da subito condivisero: erano
perfetti insieme, trasgressivi e perversi allo stesso modo, perfettamente
compatibili. Dopo poco nacque il loro primo figlio, Ettore, che successivamente divenne mio grande amico. Il loro ritmo
di coppia –sessuale-, per ovvi motivi risentì della nuova situazione, e rallentò.
Dopo nemmeno un anno il secondo figlio, G.Paolo,
appesantì ulteriormente l’intimità anche se, quando possibile e compatibilmente
a tutti gli impegni da sostenere, i due tentavano di mantenere viva la
passione. Che purtroppo, appena passato il momento più duro e i due ragazzini
oramai viaggiavano per e sei e sette anni, crollò definitivamente di fronte ad
un nuovo test di gravidanza positivo. Avevano in quegli anni scopato di rado, quasi mai in modo
soddisfacente, e la prima volta che si lasciarono andare come ai vecchi tempi
ci rimasero fritti. Ma continuarono
ad essere felici, cosa che mai li abbandonò, anche di fronte a quell’imprevista
gravidanza.
Dopo nove
mesi nacquero le gemelle Alice e Iris.
Il periodo
che seguì l’allargamento –definitivo- della famiglia bloccò ogni tentativo di
riprendersi l’intimità. Piero fece
fatica a sopportarlo e Cinzia lo
stesso. Sembrava non esserci mai tempo per loro, tutto pareva complicato, la
vita troppo piena. Andò avanti così per oltre dieci anni finché Ettore, il primogenito, alla fine del
1990 si trasferì a Milano per frequentare l’università. I due si alleggerirono,
in senso buono, di ¼ di pensieri. Inevitabile, vista la loro natura, fu
avvicinarsi. L’estate successiva anche G.Paolo
uscì di casa per trasferirsi a Londra, quindi, ½ pensieri in meno. Ed Alice e Iris, due ragazzine molto carine e molto sveglie, sapevano già
badare a se stesse seppur non avendo nemmeno quattordici anni. Alla fine di
quell’estate, passata con i figli e i loro amici nella bella casa al mare, Ettore tornò a Milano, G.Paolo in Inghilterra, le ragazzine per
una settimana furono ospiti di amici in montagna. Piero e Cinzia, dopo
quasi vent’anni furono soli, veramente soli, indisturbati. I primi due giorni
non accadde nulla se non tenerezze o poco più, quasi avessero disimparato a far
sesso, poi una sera scoppiò l’incendio che non si sarebbe mai più spento.
Scoparono furiosamente, come facevano da ragazzini,
eppure Cinzia aveva solo 43 anni e Piero 45. Si erano sentiti vecchi prima
del tempo ma il loro istinto ed i loro corpi smentirono quella frettolosa
diagnosi. Si promisero che non avrebbero mai più rinunciato al sesso e in più
avrebbero provato tutto quello che mai avevano voluto o potuto fare. Seguì un
lungo periodo di giochi sessuali sempre più spinti che li fece inoltrare in
territori fino ad allora sconosciuti. Iniziarono a farlo in posti sempre più
strani, all’aperto, in macchina, in spiaggia. Si comprarono una serie di sex
toys che poi occultavano in una valigia nella cantina, iniziarono a farsi foto
sempre più spinte, poi il primo video porno. Diventarono frequentatori di siti
internet specializzati, allacciarono rapporti con coppie dagli stessi gusti,
fecero sesso in cam facendosi guardare e guardando una coppia con cui
l’affinità sembrò totale. Poi il primo incontro al club privè con quella
coppia, l’eccitazione come mai, il primo scambio. E poi le feste: orge con
altre coppie. E la loro armonia sempre più rinforzata dalla necessità di
provare sempre qualcosa in più, il piacere di condividerlo, il godimento nel
ripensarlo insieme, il sesso come fondamentale collante della loro unione.
Erano i
primi mesi del 2001. Non fu per me un bel periodo: uscivo da una relazione che
mai si era concretizzata con una donna meravigliosa –Silvia- e faticavo a riprendermi da quella che fu la mia prima
grande sofferenza d’amore. Un pomeriggio stavo in compagnia di alcuni amici al
bar dove Luisella lavorava: c’era Giovanni, il mio primo e unico
coinquilino che stava nella fase pre-Ivana, quindi ancora divertente. E poi Iacopo, personaggio
bizzarro ma a tratti un po’ pesante per il fatto d’essere un maschio M –maniaco,
che non fa categoria: quelli che sostanzialmente parlano, ragionano, si muovono
in funzione della vagina- che vedendomi un po’ apatico cominciò a propormi
soluzioni alternative incitandomi a non mollare per via di una cotta mal conclusa. Luisella ci portò i caffè e sentendo parlare di sesso tirò
l’orecchio –noti erano i suoi gusti e necessità- tant’è che a volte amava
intrattenere i clienti nel retro del locale. Da come Iacopo le accarezzò il braccio capii che lui faceva parte dei
preferiti. Anche Giovanni tentò di
scuotermi, ma ero troppo bolso per reagire, propri in quel momento mi arrivò un
sms che mi permise di uscire da quella situazione non comoda. Era Ettore che mi ricordava di passare a
casa dei suoi a prendere un cd nel quale aveva raccolto le foto del nostro
ultimo torneo di calcetto –giocavamo insieme in una squadra amatoriale– e così
feci. Salutai i ragazzi al bar e con quella scusa me ne andai. Mi presentai a
casa dei genitori di Ettore, mi
fecero accomodare, facemmo due chiacchiere bevendo un caffè. Poi Piero andò nello studio a cercare il cd
preparato dal figlio, lo seguii perché stavamo parlando del mio lavoro, era
molto interessato a quello che scrivevo. Per farla breve: il cd non si trovava
ed Ettore aveva il cellulare
staccato: arrivò anche Cinzia che
provò ad aiutarci ricordandosi d’averlo messo nel cassetto della scrivania. Pietro lo aprì e ne trovò una ventina
sparsi. Mi guardò sconsolato, l’unico modo era di guardarli tutti e trovare
quello con le foto del calcetto. E così fece: intanto il discorso si era
spostato sulla mia relazione sentimentale con Silvia e Cinzia, da buona
madre, tentò di darmi dei consigli. Per lei ero come un figlio, quei due mi
volevano veramente bene, fu naturale ascoltare il mio disagio e tentare di
sorreggermi. Il cd non si trovava, Piero
mise l’ennesimo nel computer e all’improvviso, mentre io parlavo della purezza
del rapporto con Silvia e la mia
paura di rovinare tutto con un gesto sconsiderato, si aprì la prima foto del
file contenuto che bloccò la mia esposizione.
Era una
foto pornografica, pesantemente pornografica, i protagonisti erano Piero e Cinzia insieme ad altre persone impegnati in acrobazie sessuali. La
visione durò un attimo perché Piero,
accortosi, chiuse immediatamente. Ma oramai non si poteva tornare indietro:
tentai di riprendere il discorso su Silvia
ma la voce mi diventò tremolante dall’imbarazzo, Cinzia era rossa in viso, Piero
non staccava gli occhi dallo schermo. Quando l’evidenza è tale da essere
innegabile bisogna affrontarla. Dissi che non c’era niente di male in quello
che si era visto: del resto le facciamo un po’ tutti certe esperienze. Il clima
si rasserenò tanto che iniziamo a parlarne. Si confessarono ma senza cercare
l’assoluzione, solo per chiarezza, li rispettai ancor di più. Mi parlarono dei
siti sui quali mettevano annunci. In realtà non ero digiuno sull’argomento, o
meglio, mi era capitato più volte d’intrattenermi con contenuti pornografici
diffusi dalla rete, ma nei siti per incontri non ero mai entrato.
Infatti,
curioso come una scimmia, appena tornai a casa entrai in internet ed andai a
dare un’occhiata. Proprio ad uno dei siti in cui loro mettevano annunci. C’era
di tutto. Uomini, donne, coppie, gay, trans, gruppi…che si cercavano e
proponevano, ognuno con i propri gusti e preferenze sessuali, mostrandosi in
pagine personali nelle quali c’erano foto e video, una breve descrizione su chi
fossero e cosa cercassero. Si poteva poi contattarli con una mail per eventuali
sviluppi.
Ero
divertito da ciò che vedevo: donne e uomini impegnati in situazioni
particolari, richieste bizzarre, offerte di ogni genere e possibilità. Infine,
scorrendo fra le coppia della città, trovai il loro annuncio e senza ormai più
imbarazzo lo lessi.
Coppia calda
Coppia piacente 43-45, lei grande esibizionista e lui
instancabile leccatore, cercano coppia pari requisiti per giochi trasgressivi,
anche full bisex. Sono accettati singoli giovani e super dotati dimostrabili,
anche in gruppo, per gang bang. Solo persone serie, astenersi perditempo, no
amanti di lunghe mail. Possiamo ospitare previa conoscenza.
Devo
essere sincero, dovetti fare una ulteriore ricerca per comprendere il
significato di alcuni termini che non conoscevo nella loro interezza lessicale.
Restai colpito, non negativamente, dalla visione delle loro foto esposte dove
erano in compagnia di altre persone e, soprattutto, uomini di colore. Sorpreso
perché non li avevo mai considerati così disinvolti, in realtà, non li avevo
mai considerati rispetto all’argomento sesso. Ci fu inevitabilmente un’altra
occasione per incontrarci dopo ciò che avevo visto. Da parte loro più nessuna
esitazione, mi chiesero se avessi mai avuto esperienze di quel tipo, raccontai
qualcosa. Finimmo nel loro letto e partì una relazione di giochi sessuali nella
quale poi introdussi Veronica –la mia
tromba-amica– ed anche Lucrezia. Loro
portarono qualche coppietta disinibita: si formò un bel gruppo che per un certo
periodo s’incontrò con assiduità.
Apro una parentesi.
A proposito di Lucrezia, l’amichetta preferita di Veronica la tromba-amica, vissi con lei
un episodio che mi fece capire definitivamente la necessità di comprendere chi
sessualmente siamo e quali siano i nostri gusti e i nostri limiti. Sinceramente
con lei scoprii una parte di me che non sospettavo nemmeno lontanamente di
possedere ma che, evidentemente stimolata nel modo giusto, all’improvviso uscì.
Una sera l’aspettavo con
Veronica a casa per un incontro ma quest’ultima
dovette all’ultimo rinunciare. Così venne sola. Si presentò alla porta, era
bellissima, un metro e ottanta, capelli biondi lisci e occhi blu. Indossava un
trench in pelle e stivali con tacco 12. Era monumentale tanto da togliere il
fiato. Appena dentro si tolse il trench e rimase completamente nuda –tranne
delle autoreggenti e gli stivali- mi guardò glaciale poi d’improvviso
s’inginocchiò ai miei piedi. Io rimasi basito ma ancor più quando iniziò a
supplicarmi di perdonarla. Riconosceva d’essersi comportata male, di aver
disubbidito, che la punizione era meritata e la voleva pure severa…io arretrai
istintivamente ma poi entrai in quel gioco. Iniziai ad insultarla pesantemente
e più lo facevo più lei si contorceva come preda d’uno stato estatico.
Finimmo a letto, lei
legata come un salame –si era portata in una borsa un campionario di oggetti
prevalentemente di pelle, metallo, cuoio- ed io ero pronto a penetrarla.
“Fammi male…” disse con voce da posseduta.
Io che le stavo alle
spalle godevo del suo magnifico fondoschiena oscenamente offerto ad ogni mio
desiderio. La schiaffeggia su una natica.
“Più forte!” urlò.
Diedi un secondo colpo,
più deciso, lei mugugnò qualcosa pregandomi d’insistere. Non so bene cosa mi
prese, ma lo feci senza esitare, iniziai a sferrarle colpi sempre più forti che
la facevano contorcere tra dolore e godimento. Persi lucidità: afferrai dalla
sua borsa un gigantesco vibratore nero e senza esitare la penetrai analmente.
Lei urlò e cominciò ad imprecare oscenamente. Per farla breve: dopo dieci
minuti di quel trattamento, dopo essersi fatta ammanettare al termosifone per
essere frustata, non avendone abbastanza mi ordinò di ripassarla con la mia
cinta dei calzoni. Lo feci senza pietà, le lasciai segni evidenti sulla
schiena, lei m’implorò di usare la fibbia. Li mi bloccai, era arrivato al mio
limite, non il suo evidentemente.
Chiusa la parentesi.
Il ricordo che ho di Piero e Cinzia, ora che non li frequento più e non ho notizie delle loro
avventure, è piacevole. Non nel senso sessuale ma perché loro rappresentano la
felicità condivisa che fa essere se stessi. Raggiunta attraverso il dialogo ed
il confronto di coppia. Protagonisti consapevoli di torbide avventure erotiche
avventure, ma, totalmente puri con se stessi e fra di loro.
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