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venerdì 7 marzo 2014

Settimana del sesso: tutto è puro per i puri

 
 
Storia d’evoluzione, d’evoluzione in coppia, d’una coppia evoluta. 
Piero e Cinzia si sposarono giovani. Del resto, negli anni settanta, era una cosa abbastanza comune. Lei, Cinzia, una bella e spigliata ragazza, s’invaghì la prima volta che s’incontrarono. Ed anche Piero rimase colpito. Avevano sedici e diciotto anni. Lui pensava ad una delle sue numerose storielle, un’avventura estiva, che con il cambio della stagione e l’arrivo dei primi freddi si sarebbe conclusa velocemente come era iniziata. In realtà le cose andarono diversamente. Piero e Cinzia si avvicinarono sempre più e nemmeno l’arrivo dell’autunno e poi l’inverno li separò. Erano felici insieme, anche se si trattava di due ragazzini, l’impressione che davano era quella di una coppia solida e collaudata fatta per stare unita. Loro stessi me ne parlarono, dopo che diventammo amici, in totale tranquillità pur trattandosi di cose intime. Quando anch’io diventai parte di quella intimità.
A maggio del ’72 si sposarono. Cinzia aveva 22 anni, Piero 24. Erano felicissimi: amavano stare insieme, fare progetti per il futuro, e scopare. Fu quella una cosa che fin da subito condivisero: erano perfetti insieme, trasgressivi e perversi allo stesso modo, perfettamente compatibili. Dopo poco nacque il loro primo figlio, Ettore, che successivamente divenne mio grande amico. Il loro ritmo di coppia –sessuale-, per ovvi motivi risentì della nuova situazione, e rallentò. Dopo nemmeno un anno il secondo figlio, G.Paolo, appesantì ulteriormente l’intimità anche se, quando possibile e compatibilmente a tutti gli impegni da sostenere, i due tentavano di mantenere viva la passione. Che purtroppo, appena passato il momento più duro e i due ragazzini oramai viaggiavano per e sei e sette anni, crollò definitivamente di fronte ad un nuovo test di gravidanza positivo. Avevano in quegli anni scopato di rado, quasi mai in modo soddisfacente, e la prima volta che si lasciarono andare come ai vecchi tempi ci rimasero fritti. Ma continuarono ad essere felici, cosa che mai li abbandonò, anche di fronte a quell’imprevista gravidanza.
Dopo nove mesi nacquero le gemelle Alice e Iris.
Il periodo che seguì l’allargamento –definitivo- della famiglia bloccò ogni tentativo di riprendersi l’intimità. Piero fece fatica a sopportarlo e Cinzia lo stesso. Sembrava non esserci mai tempo per loro, tutto pareva complicato, la vita troppo piena. Andò avanti così per oltre dieci anni finché Ettore, il primogenito, alla fine del 1990 si trasferì a Milano per frequentare l’università. I due si alleggerirono, in senso buono, di ¼ di pensieri. Inevitabile, vista la loro natura, fu avvicinarsi. L’estate successiva anche G.Paolo uscì di casa per trasferirsi a Londra, quindi, ½ pensieri in meno. Ed Alice e Iris, due ragazzine molto carine e molto sveglie, sapevano già badare a se stesse seppur non avendo nemmeno quattordici anni. Alla fine di quell’estate, passata con i figli e i loro amici nella bella casa al mare, Ettore tornò a Milano, G.Paolo in Inghilterra, le ragazzine per una settimana furono ospiti di amici in montagna. Piero e Cinzia, dopo quasi vent’anni furono soli, veramente soli, indisturbati. I primi due giorni non accadde nulla se non tenerezze o poco più, quasi avessero disimparato a far sesso, poi una sera scoppiò l’incendio che non si sarebbe mai più spento.
Scoparono furiosamente, come facevano da ragazzini, eppure Cinzia aveva solo 43 anni e Piero 45. Si erano sentiti vecchi prima del tempo ma il loro istinto ed i loro corpi smentirono quella frettolosa diagnosi. Si promisero che non avrebbero mai più rinunciato al sesso e in più avrebbero provato tutto quello che mai avevano voluto o potuto fare. Seguì un lungo periodo di giochi sessuali sempre più spinti che li fece inoltrare in territori fino ad allora sconosciuti. Iniziarono a farlo in posti sempre più strani, all’aperto, in macchina, in spiaggia. Si comprarono una serie di sex toys che poi occultavano in una valigia nella cantina, iniziarono a farsi foto sempre più spinte, poi il primo video porno. Diventarono frequentatori di siti internet specializzati, allacciarono rapporti con coppie dagli stessi gusti, fecero sesso in cam facendosi guardare e guardando una coppia con cui l’affinità sembrò totale. Poi il primo incontro al club privè con quella coppia, l’eccitazione come mai, il primo scambio. E poi le feste: orge con altre coppie. E la loro armonia sempre più rinforzata dalla necessità di provare sempre qualcosa in più, il piacere di condividerlo, il godimento nel ripensarlo insieme, il sesso come fondamentale collante della loro unione. 
Erano i primi mesi del 2001. Non fu per me un bel periodo: uscivo da una relazione che mai si era concretizzata con una donna meravigliosa –Silvia- e faticavo a riprendermi da quella che fu la mia prima grande sofferenza d’amore. Un pomeriggio stavo in compagnia di alcuni amici al bar dove Luisella lavorava: c’era Giovanni, il mio primo e unico coinquilino che stava nella fase pre-Ivana, quindi ancora divertente. E poi Iacopo, personaggio bizzarro ma a tratti un po’ pesante per il fatto d’essere un maschio M –maniaco, che non fa categoria: quelli che sostanzialmente parlano, ragionano, si muovono in funzione della vagina- che vedendomi un po’ apatico cominciò a propormi soluzioni alternative incitandomi a non mollare per via di una cotta mal conclusa. Luisella ci portò i caffè e sentendo parlare di sesso tirò l’orecchio –noti erano i suoi gusti e necessità- tant’è che a volte amava intrattenere i clienti nel retro del locale. Da come Iacopo le accarezzò il braccio capii che lui faceva parte dei preferiti. Anche Giovanni tentò di scuotermi, ma ero troppo bolso per reagire, propri in quel momento mi arrivò un sms che mi permise di uscire da quella situazione non comoda. Era Ettore che mi ricordava di passare a casa dei suoi a prendere un cd nel quale aveva raccolto le foto del nostro ultimo torneo di calcetto –giocavamo insieme in una squadra amatoriale– e così feci. Salutai i ragazzi al bar e con quella scusa me ne andai. Mi presentai a casa dei genitori di Ettore, mi fecero accomodare, facemmo due chiacchiere bevendo un caffè. Poi Piero andò nello studio a cercare il cd preparato dal figlio, lo seguii perché stavamo parlando del mio lavoro, era molto interessato a quello che scrivevo. Per farla breve: il cd non si trovava ed Ettore aveva il cellulare staccato: arrivò anche Cinzia che provò ad aiutarci ricordandosi d’averlo messo nel cassetto della scrivania. Pietro lo aprì e ne trovò una ventina sparsi. Mi guardò sconsolato, l’unico modo era di guardarli tutti e trovare quello con le foto del calcetto. E così fece: intanto il discorso si era spostato sulla mia relazione sentimentale con Silvia e Cinzia, da buona madre, tentò di darmi dei consigli. Per lei ero come un figlio, quei due mi volevano veramente bene, fu naturale ascoltare il mio disagio e tentare di sorreggermi. Il cd non si trovava, Piero mise l’ennesimo nel computer e all’improvviso, mentre io parlavo della purezza del rapporto con Silvia e la mia paura di rovinare tutto con un gesto sconsiderato, si aprì la prima foto del file contenuto che bloccò la mia esposizione.
Era una foto pornografica, pesantemente pornografica, i protagonisti erano Piero e Cinzia insieme ad altre persone impegnati in acrobazie sessuali. La visione durò un attimo perché Piero, accortosi, chiuse immediatamente. Ma oramai non si poteva tornare indietro: tentai di riprendere il discorso su Silvia ma la voce mi diventò tremolante dall’imbarazzo, Cinzia era rossa in viso, Piero non staccava gli occhi dallo schermo. Quando l’evidenza è tale da essere innegabile bisogna affrontarla. Dissi che non c’era niente di male in quello che si era visto: del resto le facciamo un po’ tutti certe esperienze. Il clima si rasserenò tanto che iniziamo a parlarne. Si confessarono ma senza cercare l’assoluzione, solo per chiarezza, li rispettai ancor di più. Mi parlarono dei siti sui quali mettevano annunci. In realtà non ero digiuno sull’argomento, o meglio, mi era capitato più volte d’intrattenermi con contenuti pornografici diffusi dalla rete, ma nei siti per incontri non ero mai entrato.
Infatti, curioso come una scimmia, appena tornai a casa entrai in internet ed andai a dare un’occhiata. Proprio ad uno dei siti in cui loro mettevano annunci. C’era di tutto. Uomini, donne, coppie, gay, trans, gruppi…che si cercavano e proponevano, ognuno con i propri gusti e preferenze sessuali, mostrandosi in pagine personali nelle quali c’erano foto e video, una breve descrizione su chi fossero e cosa cercassero. Si poteva poi contattarli con una mail per eventuali sviluppi.
Ero divertito da ciò che vedevo: donne e uomini impegnati in situazioni particolari, richieste bizzarre, offerte di ogni genere e possibilità. Infine, scorrendo fra le coppia della città, trovai il loro annuncio e senza ormai più imbarazzo lo lessi.
 
Coppia calda
Coppia piacente 43-45, lei grande esibizionista e lui instancabile leccatore, cercano coppia pari requisiti per giochi trasgressivi, anche full bisex. Sono accettati singoli giovani e super dotati dimostrabili, anche in gruppo, per gang bang. Solo persone serie, astenersi perditempo, no amanti di lunghe mail. Possiamo ospitare previa conoscenza.
Devo essere sincero, dovetti fare una ulteriore ricerca per comprendere il significato di alcuni termini che non conoscevo nella loro interezza lessicale. Restai colpito, non negativamente, dalla visione delle loro foto esposte dove erano in compagnia di altre persone e, soprattutto, uomini di colore. Sorpreso perché non li avevo mai considerati così disinvolti, in realtà, non li avevo mai considerati rispetto all’argomento sesso. Ci fu inevitabilmente un’altra occasione per incontrarci dopo ciò che avevo visto. Da parte loro più nessuna esitazione, mi chiesero se avessi mai avuto esperienze di quel tipo, raccontai qualcosa. Finimmo nel loro letto e partì una relazione di giochi sessuali nella quale poi introdussi Veronica –la mia tromba-amica– ed anche Lucrezia. Loro portarono qualche coppietta disinibita: si formò un bel gruppo che per un certo periodo s’incontrò con assiduità. 
          Apro una parentesi.
          A proposito di Lucrezia, l’amichetta preferita di Veronica la tromba-amica, vissi con lei un episodio che mi fece capire definitivamente la necessità di comprendere chi sessualmente siamo e quali siano i nostri gusti e i nostri limiti. Sinceramente con lei scoprii una parte di me che non sospettavo nemmeno lontanamente di possedere ma che, evidentemente stimolata nel modo giusto, all’improvviso uscì.
          Una sera l’aspettavo con Veronica a casa per un incontro ma quest’ultima dovette all’ultimo rinunciare. Così venne sola. Si presentò alla porta, era bellissima, un metro e ottanta, capelli biondi lisci e occhi blu. Indossava un trench in pelle e stivali con tacco 12. Era monumentale tanto da togliere il fiato. Appena dentro si tolse il trench e rimase completamente nuda –tranne delle autoreggenti e gli stivali- mi guardò glaciale poi d’improvviso s’inginocchiò ai miei piedi. Io rimasi basito ma ancor più quando iniziò a supplicarmi di perdonarla. Riconosceva d’essersi comportata male, di aver disubbidito, che la punizione era meritata e la voleva pure severa…io arretrai istintivamente ma poi entrai in quel gioco. Iniziai ad insultarla pesantemente e più lo facevo più lei si contorceva come preda d’uno stato estatico.
          Finimmo a letto, lei legata come un salame –si era portata in una borsa un campionario di oggetti prevalentemente di pelle, metallo, cuoio- ed io ero pronto a penetrarla.
            “Fammi male…” disse con voce da posseduta.
            Io che le stavo alle spalle godevo del suo magnifico fondoschiena oscenamente offerto ad ogni mio desiderio. La schiaffeggia su una natica.
            “Più forte!” urlò.
           Diedi un secondo colpo, più deciso, lei mugugnò qualcosa pregandomi d’insistere. Non so bene cosa mi prese, ma lo feci senza esitare, iniziai a sferrarle colpi sempre più forti che la facevano contorcere tra dolore e godimento. Persi lucidità: afferrai dalla sua borsa un gigantesco vibratore nero e senza esitare la penetrai analmente. Lei urlò e cominciò ad imprecare oscenamente. Per farla breve: dopo dieci minuti di quel trattamento, dopo essersi fatta ammanettare al termosifone per essere frustata, non avendone abbastanza mi ordinò di ripassarla con la mia cinta dei calzoni. Lo feci senza pietà, le lasciai segni evidenti sulla schiena, lei m’implorò di usare la fibbia. Li mi bloccai, era arrivato al mio limite, non il suo evidentemente.
            Chiusa la parentesi.
          Il ricordo che ho di Piero e Cinzia, ora che non li frequento più e non ho notizie delle loro avventure, è piacevole. Non nel senso sessuale ma perché loro rappresentano la felicità condivisa che fa essere se stessi. Raggiunta attraverso il dialogo ed il confronto di coppia. Protagonisti consapevoli di torbide avventure erotiche avventure, ma, totalmente puri con se stessi e fra di loro.

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