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sabato 1 marzo 2014

Settimana del sesso: agio-dis-agio

 
 


Giovanni non ha mai avuto grandi ambizioni nella vita.
O almeno così ha sempre voluto far credere.
E’ sempre stato un ragazzo simpatico, a volte, trascinante. Impostò fin da giovane la sua vita su un’unica condizione: trovare la strada per lui migliore usando la minima energia.
Non perché si nascondesse in lui l’animo del peones messicano bensì per un naturale istinto, anzi, per una buona dose di puro egoismo.
Giovanni era bello. Il classico Maschio bello, inseguito, corteggiato, ammirato. Fisico scultoreo, in più mente raffinata, voce profonda e pensieri veloci.
Però, senza volontà, gli capitava spesso d’appassire.
Come un bel girasole che si bea delle sue fattezze fino a che dura la luce poi, a primi cenni d’oscurità, si piega e raggrinzisce disperandosi contro una sorte sventurata.
E nemmeno il giorno dopo era pronto a riproporsi al meglio perché quei passaggi incidevano su di lui in modo devastante, ci voleva del tempo prima che riuscisse a scrollarsi di dosso quel torpore, quasi consciamente sembrava rassegnarsi a quel fatto. Ma paradossalmente godendone.
Giovanni fu il mio primo, e unico, coinquilino. Con lui divisi un appartamento per quasi due anni, periodo divertente della mia vita, tempo costellato di grandi esperienze e avventure, vere e proprie lezioni di vita in comune.
Un giorno conobbe Ivana che dopo poco divenne la sua donna ufficiale. Si, perché Giovanni in quanto Maschio bello, aveva la fila di pretendenti. Ma lui scremava rapidamente, il suo modus operandi si riproduceva serialmente: quelle belle se le scopava, se erano intelligenti una volta sola, se stupide continuava fino a stufarsi. Quelle brutte o suore le ignorava a meno che non fossero della categoria Troia e quindi ci faceva attività sessuali anche estreme. In definitiva, di fronte a donne intelligenti, belle o brutte, scappava a gambe levate.
Ma con Ivana fu una cosa strana: lei era identificabile nelle Femmine brutte e suore. Eppure si misero insieme.
So che la valutazione della bellezza è soggettiva: lei non era brutta e forse, come dicevano in molti, si trattava più di un tipo – che poi non so esattamente cosa voglia dire - anche se onestamente aveva un bello stacco di gamba seguito da un culo sodo. Né scema né intelligente, per lo più passiva, indubitabilmente suora. E questo me lo confidò Giovanni stesso, una sera totalmente ubriaco, non si capacitava di come una donna potesse aver timore di prendere in bocca il ”…cazzo! Non ho detto succhiarlo, ma almeno giochicchiarci…il bocchino è cosa importante per un uomo!” urlò infastidito.
Quindi, la loro relazione, anche per questo fu per me incomprensibile.
Eppure insieme erano belli.
Sorridevano a tempo, avevano sempre lo stesso ritmo nel fare e non, stanchi o allegri, tristi o eccitati. Simultanei, quasi simbiotici.
Pareva trattarsi di una rara alchimia: due metà che finalmente s’erano unite per formare l’esatto intero, un quasi simposio neo-platonico.
In realtà Ivana era una donna che faceva di tutto, o quasi, per modellarsi al suo uomo e riuscire così a tenerselo stretto. E Giovanni lo sapeva e ne approfitta.
Lei s’impegnava solo nel calzarsi come un guanto respirando sempre in successione al suo maschio.
E diventò la perfetta costruzione di ciò che quell’uomo aveva deciso che lei fosse, dopo poco tempo già lo seguiva in ogni piccola curva o lieve andamento, fisico o caratteriale che fosse.
Una figura costruita dal calco di gesso che riproduce l’originale. Ed alla fine incominciò pure a succhiargli il pene.
Ma questo non bastò più a Giovanni. Del resto se sei nata Femmina suora, quello sei, e quello rimani. E puoi fare bocchini da urlo ma il maschio sente che non sei naturale nel farlo, forse perche non ti piace e probabilmente ti stai sforzando, perciò non apprezza.
 
Giovanni incontrò Giovanna per caso e quasi parve che inizialmente non ci fosse interesse a volersi conoscere.
Ma poi si conobbero. A Giovanna bastarono poche ore per decifrare quell’uomo – tipologia: Femmina affascinante -. Ne rimase catturata soprattutto per il fatto che lui, sentitosi scoperto e messo a nudo donna sulla pubblica via, fosse costretto a reagire d’istinto alle provocazioni che lei sapientemente gettava. E reagì. Violentemente fino quasi a fare uscire qualche cosa di diverso e sconosciuto. Ma poi si fermò d’improvviso perché capì d’essersi addentrato in un terreno minato, pieno di rischiosi tranelli, la paura lo fece desistere. Scappò dalla sua Ivana che l’accolse a braccia aperte e con ancora maggior riverenza. Giovanni si sentì subito meglio, cominciò a respirare un’aria conosciuta, comoda. Ivana era per lui la morbida pantofola di casa avvolgente e rilassante. Gli bastò infilare il piede e sentirsi gratificato dal tepore che riconobbe e si scrollò di dosso, con la stessa facilità con cui si fa un sospiro, la paura del rischio che aveva corso.
E tutto tornò come prima, comodo e facile, ed anche i bocchini di Ivana, per Giovanni, diventarono apprezzabili.

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