Alfredino
era un ragazzo sveglio e pieno di risorse ma con un grande limite: la
difficoltà di gestire quelle situazioni che riguardavano l’apparato
intestinale. Quella sua lacuna l’aveva più volte messo duramente
alla prova e spesso se l’era cavata solo per fortuite coincidenze oppure
repentine quanto ingloriose fughe.
Alfredino cenava in un elegante ristorante ospite della
fidanzata Ofelia accompagnata da
tutta la famiglia. Era una sorta di presentazione ufficiale. S'era fatto pure
prestare il vestito buono dal suo amico Venanzio
Potenza anche se questi aveva due taglie in più. Quel completo fumo di
Londra lo slanciava nel colore ma lo ingoffava nelle forme. Ma Alfredino recuperava grazie alle sue
innate doti oratorie che lo fecero fin da subito elevare a protagonista della
serata. Ed Ofelia aveva occhi solo
per lui.
Alle soglie del primo, primo improvviso
movimento intestinale, una violenta contrazione. In pratica, di lì a poco, fu
indispensabile correre verso il bagno più vicino onde evitare danni
irreparabili. E così fece ma, vuoi la concitazione del momento, vuoi forse il
rivestimento delle pareti del cesso poco stimolante – sembra banale, ma il
colore ed il disegno del rivestimento d’un bagno incidono sulla psiche
evacuativa di molte persone inibendo o stimolando, a seconda dei soggetti – fu
il più canonico nulla di fatto, uno striminzito 0 a 0 che non accontentò
nessuno.
La cena proseguì.
Si succedettero tutti i normali discorsi che in una
normale cena si fanno. Per Alfredino restava
una situazione difficile poiché doveva contemporaneamente gestire un dialogo impegnato
e le continue minacce d’attacco intestinale che non tendevano a smorzarsi. E
così, nei pressi del secondo, secondo e decisivo evento: come una fulminante
sciabolata all’addome preludio d’una immediata necessità evacuativa legata ad inevitabile
pericolo di scoppio. E così fu.
Solo con la forza della disperazione riuscì a
rantolare fino al bagno, una potente deflagrazione con successiva brodoastra emissione, sancita così la
fine momentanea delle sue pene. Momentanea perché, appena s’accorse che nei
paraggi non si scorgeva nemmeno l’ombra di un kleenex, il suo viso impallidì assumendo un color caco dopo che,
nel suoi precedenti momenti di massima espressione, era riuscito a raggiungere
alte vette d’espressione cromatica attraverso un intenso rosso Tiziano striato
di blu cianotico. Probabilmente per lo sforzo fisico e non per vezzo estetico.
Attimi di panico quando l’occhio, veloce più della
preoccupazione, scorse appena fuori la porta della latrina, un gigantesco
rotolone di carta. Con andatura caracollante da corsa dei sacchi raggiunse
l’oggetto della salvezza.
Ma c’era pure altro da considerare: nell’esplosione la
maggior parte dei detriti, sfidando consolidate leggi fisiche, si erano andati
a spalmare sul già citato rivestimento delle pareti, e non solo, causando uno
scompenso globale del già fragile equilibrio di quel luogo. Iniziò le
operazioni di pulitura, prima personali, poi del circondario. Risulta evidente
anche al meno avvezzo in pratiche simili che fu necessario l’utilizzo di
svariati metri cubi di carta. Inevitabile perciò l’intasamento del WC. Tirò un
sospiro di sollievo e incurante azionò lo sciacquone. L’acqua scese copiosa
fino a che, trovando ostruita l’unica via d’uscita, trabordò come l’Arno su
Firenze. Alfredino riuscì, con
abilità circense, ad afferrare un manico di scopa. Lo capovolse e l’infilò nel
buco dello scarico, manovrò con una tecnica simile a quella che usavano le
massaie di campagna con la zangola, tentò disperatamente d’arginare quella
forza della natura in piena azione.
Improvvisamente il tracimamento si fermò: intorno un
silenzio irreale, l’oggetto del contendere fermo ancora incartato nel sanitario
con un aspetto interrogativo sul da farsi. Intorno una pozza d’acqua non pura,
stile Ostia lido, proprio in quell’istante sentì voci di persone che
s’avvicinavano.
Riconobbe quella del padre di Ofelia che con tono preoccupato lo chiamava. Alfredino si guardò attorno e si sentì inadeguato. Fuggì da una
finestra che dava sul retro.
La cena si concluse per lui in quel
modo come poi, il giorno successivo, la relazione con Ofelia.
Nessun commento:
Posta un commento