Italia compì sedici anni: quel compleanno fu il più
brutto della sua vita. Figlia di un ufficiale dall’aeronautica con evidenti
nostalgie monarchiche, dovette seguire la famiglia quando il padre fu
trasferito in un’altra città, fu costretta a troncare tutti i rapporti d’amicizia
e, soprattutto, rinunciare a Maurilio.
Il loro fu un addio, o meglio, un arrivederci da tragedia greca. Infatti era
certa che prima o poi sarebbe tornata a prendersi l’uomo che amava. Quel
pensiero le rese meno duro il distacco anche se pianse amare lacrime il giorno,
per lei funesto, del distacco.
Tre anni
dopo tornò e la prima persona che volle incontrare fu il suo Maurilio. In quel lungo periodo di lontananza
molte cose cambiarono: non tanto in Maurilio
che vagava come un dannato vittima della cronica sindrome da imbastonamento, ma soprattutto in lei. Si era trasformata da brutto anatroccolo a
splendido cigno tanto che Maurilio
stentò a riconoscerla restandone folgorato. Il loro rapporto si ribaltò: lui
divenne un cagnolino da guardia scodinzolante che la serviva ossequioso quasi
fino alla noia. Italia, nonostante
fosse lusingata, non accettò quel cambio d’atteggiamento e non si fidò per
lungo tempo anche se dentro di lei il cuore batteva sempre e solo per lui.
Restarono amici e confidenti e forse questo li portò a conoscersi meglio tanto
da diventare veramente inseparabili. Ma quello fu pure il limite oltre al quale
non vollero o riuscirono a spingersi finché, tempo dopo, il destino decise per
loro.
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