Dopo tutte
le disavventure vissute Maurilio
decise di prendersi un periodo di riflessione. Iniziò a frequentare un blog
amatoriale di filosofia credendo realmente a tutto ciò che leggeva. Entrò in
una dimensione diversa: se non mentale almeno nelle abitudini. Infatti smise di
bere e fumare. Stava chiuso ore nella sua camera davanti al computer leggendo i
passi di quel blog, come fosse un testo sacro, per poi meditare in uno stato di
trance quasi post-ipnotica. Ma tutto ciò era disturbato dal fratello gemello, Maurizio, che parallelamente era stato
fulminato da un’altra passione non troppo concordante con quella del fratello:
il rock. Passava infatti ore nella stanza attigua a provare soli con la sua
chitarra sputando distorsioni Hendrixiane
a volumi improbabili. Così, dopo giorni di sopportazione, Maurilio irruppe nella camera del fratello staccando la corrente del
Marshall valvolare ammutolendo di colpo la chitarra.
E sentì in
quell’istante d’assoluto silenzio la risposta a ciò che l’opprimeva. E la
declamò.
“Il destino di ogni uomo è scritto. E tutti
lo vorrebbero sapere, ma nessuno ci riesce. Io invece so come si fa…”
S’interruppe
ridacchiando come un invasato. Poi ripartì di slancio.
“Tutti nasciamo. Non ci sono dubbi su questo.
Così come tutti dobbiamo morire. Ed anche qui non ci sono dubbi. Solitamente il
periodo che intercorre tra i due eventi è il più interessante da osservare
nonché da raccontare, la così definita vita, luogo in cui si nasconde il nostro
destino…”
“Bella scoperta hai fatto…” interruppe Maurizio brandendo la chitarra muta.
“…lo so…ma fammi finire…”
“…sei
il solito idiota…”
“…per
favore…”
“…imbecille…”
“…per
favore…”
“…deficiente…”
“…e tu
sei uno stron…”
“E
basta…fatela finita!!!” cantò loro madre dalla camera accanto.
Dopo un
attimo di silenzio Maurilio riprese
la sua orazione.
“Sordi
e ciechi c’affanniamo nel caotico mondo che ci contiene perdendo la strada da
seguire, un difficile percorso che però tempra a tal punto da renderci
impermeabili ad ogni goccia di delusione spremuta da quel disperato agrume che
è stata la lunga ricerca. Un frutto da spremere fino in fondo…e quell’agrume
io, l’ho spremuto!…l’ho spremuto!…L’ho fatto e finalmente ho capito chi sono,
da dove vengo, e cosa devo fare! L’ho capito e lo posso gridare al mondo!
Io…io…sarò…un addetto alla manutenzione delle ruote dei carrelli del
supermercato!!!”
Un attimo di pausa nel
quale Maurilio s’incupì. Poi di
colpo.
“Però, c’è sempre un
però in ogni ragionamento; e cioè, che le ruote dei suddetti carrelli sono di
gomma piena, senza camera d’aria, quindi non si bucano mai. Perciò nella vita
non farò niente, da mattina a sera. L’attesa della morte sarà permeata da un
unico pensiero: che una stramaledettissima ruota di gomma piena si possa
bucare. Ma il destino, della ruota, sta scritto nel suo stesso nome; piena,
cioè, imbucabile. Il mio invece è inciso sulla buccia di quell’agrume che per
anni ho spremuto e bevuto come un amaro calice sperando che prima o poi potesse
essere anche dolce. Niente, invece. Il destino di ogni vita è scritto. Quando ho conosciuto il
mio ho capito che tutti gli sforzi fatti per saperlo in anticipo sono stati una
cazzata gigantesca. Attendo sereno la morte poiché credo che peggio di così non
mi potrà andare. Almeno lo spero, perché, a volte il destino di un uomo è
beffardo, ma spesso è molto bastardo”.
Prese tutti i fogli
stampati dal blog filosofico, li raggruppò in una scatola, e li buttò dalla
finestra. Afferrò la bottiglia di gin e se ne tracannò un sorso poderoso.
Uscì per
comprare delle sigarette.
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