I quattro Pasticcioni si presentarono all’inaugurazione del Taj fun, la discoteca più in voga di quell’inverno d’inizio anni novanta. Non fecero ovviamente la fila, in quanto provvisti di ingresso vip, appena dentro nella confusione del guardaroba, videro due bellissime ragazze impegnate a discutere con un buttafuori. Quel colosso le invitava a guadagnare l’uscita in quanto sprovviste di regolare invito per la serata. Maurilio e Iames si avvicinarono e con fare spavaldo cacciarono sotto al naso del muscoloso due biglietti ingresso vip, ovviamente falsi, tali da far retrocedere quell’armadio quattro stagioni dal suo intento. Le due, meravigliate quanto lusingate dall’epilogo, iniziarono a flirtare con evidente intento riconoscente.
Alfredino e Venanzio
visto lo sviluppo della situazione pensarono che pure a loro sarebbe potuta toccare
medesima sorte.
Si erano presentatisi a quell’inaugurazione
con circa una cinquantina di tagliandi falsificati, Maurilio e Iames oramai all’interno
del locale con le due inimmaginabili accompagnatrici, Alfredino e Venanzio uscirono
verso la fila dei “normali” alla ricerca di due ragazze sopra la media con cui
ripetere l’esercizio sorprendentemente riuscito pochi attimi prima. Ma la
ricerca non produsse i risultati sperati tant’è che Alfredino, sempre pronto ad annusare un’opportunità, si rivolse
agli accalcati proponendo una vendita.
Si scatenò all’istante una bolgia. Alfredino trattava con la sapienza d’un bagarino
mentre Venanzio, con un pacco di
tagliandi in mano, curava il mero aspetto formale delle transazioni.
Un buttafuori con la faccia da mastino napoletano si
avvicinò attratto da quel trambusto degno di piazza affari: s’intromise
scoprendo in un frangente la falsità dei biglietti. I due riuscirono in modo rocambolesco
a dileguarsi nel fiume in piena di corpi starnazzanti che si riversò in tutte
le direzioni alla ricerca dei responsabili.
Alfredino e Venanzio
si nascosero nell’auto di Iames,
sdraiati sotto ai sedili, fino a che gli altri due fecero ritorno, circa tre
ore dopo.
Tornando verso casa le due coppie
raccontarono i rispettivi sviluppi della loro serata. Ovviamente utilizzando effetti
d’amplificazione dei fatti: Maurilio
e Iames celebrando il loro successo
con quelle due millantando un invito per la sera successiva per una cenetta
intima con possibile dopocena altrettanto intimo. Alfredino e Venanzio, per
non essere da meno, ricostruirono come dei consumati cronisti di nera, gli
eventi che li avevano visti protagonisti introducendo elementi enfatici quali
una rissa con sei buttafuori nonché una fuga rocambolesca da un centinaio di
truffati alcuni dei quali provvisti di armi da taglio.
Dopo venti minuti di tragitto e farneticanti
chiacchiere, nell’auto, calò il silenzio. Il gruppo si rifugiò nel pub di Leone per finire la serata con l’ultimo
giro di gin. Le chiacchiere ripresero liberamente
ma, distratti dall’alcool e rasserenati dai fortunosi epiloghi, non s’accorsero
che Ercole Leoni, il proprietario del pub auto nominatosi il Leone, origliava impunemente. Iniziò da
quel momento un triste periodo di privazioni dovute al subdolo ricatto dell’uomo.
Per tutto l’inverno i quattro furono obbligati, a turno, a lavorare
gratuitamente al bar. Alternativa: la denuncia dei fatti al proprietario della
discoteca, purtroppo, caro amico di Leone.
Fu un brutto periodo quello per il gruppo che dovette
sospendere le attività che lo avevano visto eccellere fino a quel momento. Ma
la voglia di vendetta covava inevitabile nei lori animi.
Fu solo questione di tempo e, finalmente, il giorno
della riscossa arrivò soverchiando tutto quell’equilibrio che fino a quel
momento aveva retto.
Nessun commento:
Posta un commento