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giovedì 3 aprile 2014

Vile ricatto

 
 

         I quattro Pasticcioni si presentarono all’inaugurazione del Taj fun, la discoteca più in voga di quell’inverno d’inizio anni novanta. Non fecero ovviamente la fila, in quanto provvisti di ingresso vip, appena dentro nella confusione del guardaroba, videro due bellissime ragazze impegnate a discutere con un buttafuori. Quel colosso le invitava a guadagnare l’uscita in quanto sprovviste di regolare invito per la serata. Maurilio e Iames si avvicinarono e con fare spavaldo cacciarono sotto al naso del muscoloso due biglietti ingresso vip, ovviamente falsi, tali da far retrocedere quell’armadio quattro stagioni dal suo intento. Le due, meravigliate quanto lusingate dall’epilogo, iniziarono a flirtare con evidente intento riconoscente.
Alfredino e Venanzio visto lo sviluppo della situazione pensarono che pure a loro sarebbe potuta toccare medesima sorte.
         Si erano presentatisi a quell’inaugurazione con circa una cinquantina di tagliandi falsificati, Maurilio e Iames oramai all’interno del locale con le due inimmaginabili accompagnatrici, Alfredino e Venanzio uscirono verso la fila dei “normali” alla ricerca di due ragazze sopra la media con cui ripetere l’esercizio sorprendentemente riuscito pochi attimi prima. Ma la ricerca non produsse i risultati sperati tant’è che Alfredino, sempre pronto ad annusare un’opportunità, si rivolse agli accalcati proponendo una vendita.
Si scatenò all’istante una bolgia. Alfredino trattava con la sapienza d’un bagarino mentre Venanzio, con un pacco di tagliandi in mano, curava il mero aspetto formale delle transazioni.
Un buttafuori con la faccia da mastino napoletano si avvicinò attratto da quel trambusto degno di piazza affari: s’intromise scoprendo in un frangente la falsità dei biglietti. I due riuscirono in modo rocambolesco a dileguarsi nel fiume in piena di corpi starnazzanti che si riversò in tutte le direzioni alla ricerca dei responsabili.
Alfredino e Venanzio si nascosero nell’auto di Iames, sdraiati sotto ai sedili, fino a che gli altri due fecero ritorno, circa tre ore dopo.
         Tornando verso casa le due coppie raccontarono i rispettivi sviluppi della loro serata. Ovviamente utilizzando effetti d’amplificazione dei fatti: Maurilio e Iames celebrando il loro successo con quelle due millantando un invito per la sera successiva per una cenetta intima con possibile dopocena altrettanto intimo. Alfredino e Venanzio, per non essere da meno, ricostruirono come dei consumati cronisti di nera, gli eventi che li avevano visti protagonisti introducendo elementi enfatici quali una rissa con sei buttafuori nonché una fuga rocambolesca da un centinaio di truffati alcuni dei quali provvisti di armi da taglio.
         Dopo venti minuti di tragitto e farneticanti chiacchiere, nell’auto, calò il silenzio. Il gruppo si rifugiò nel pub di Leone per finire la serata con l’ultimo giro di gin. Le chiacchiere ripresero liberamente ma, distratti dall’alcool e rasserenati dai fortunosi epiloghi, non s’accorsero che Ercole Leoni, il proprietario del pub auto nominatosi il Leone, origliava impunemente. Iniziò da quel momento un triste periodo di privazioni dovute al subdolo ricatto dell’uomo. Per tutto l’inverno i quattro furono obbligati, a turno, a lavorare gratuitamente al bar. Alternativa: la denuncia dei fatti al proprietario della discoteca, purtroppo, caro amico di Leone.
Fu un brutto periodo quello per il gruppo che dovette sospendere le attività che lo avevano visto eccellere fino a quel momento. Ma la voglia di vendetta covava inevitabile nei lori animi.
Fu solo questione di tempo e, finalmente, il giorno della riscossa arrivò soverchiando tutto quell’equilibrio che fino a quel momento aveva retto.

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