Maurilio era incapace di uscire da quella situazione che
l’opprimeva, giorno dopo giorno, sempre di più. Ogni telefonata o incontro con Italia, così ricco di particolari sempre
più accurati sulle sue vicende sessuali, peggiorava esponenzialmente il suo
umore. Non riusciva a togliersi quella donna dalla testa e quando gli capitava
di avere a che fare con un possibile nuovo incontro femminile lo disdegnava
oppure, se non era possibile, assumeva un atteggiamento scorbutico da rendersi
insopportabilmente odioso anche ad una persona con attitudini umanitarie degne
di Madre Teresa di Calcutta.
Un giorno poi
incontrò Madori.
Figlia di
un diplomatico giapponese viveva in Italia da anni con la sorella gemella Midori, scenografa di successo. Bella,
ricchissima, viziata. Era per la maggior parte delle persone insopportabile
soprattutto quando si fissava su una cosa o su una persona. Così come fece con Maurilio. Si incontrarono alla festa di
compleanno di Venanzio Potenza dove Maurilio era stato trascinato controvoglia.
E lì la giapponesina decise che lo voleva avere. E se lo prese. Iniziò una
relazione abbastanza seria. E Maurilio
ne fu coinvolto non tanto per il sentimento che in una relazione si dovrebbe
provare, bensì, per la voracità sessuale della ragazza. Madori gli
imponeva tour de force che duravano
interi week end nei quali Maurilio
non riusciva letteralmente a scendere dal letto. Grazie a quell’incontro e al successivo
rapporto nella mente di Maurilio
tutti i pensieri densi dei mesi precedenti si diluirono annacquandosi. Le
telefonate confidenziali con Italia
si trasformarono da un accurato monologo ad un dialogo farcito di reciproci
aneddoti sempre più carichi di dettagli: in breve fra i due si creò una specie
di competizione su chi la faceva e poi raccontava più grossa. Finché Italia, curiosa come una scimmia,
propose a Maurilio di fargli conoscere quella ragazza: e così fu.
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