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sabato 4 gennaio 2014

   Tanto per essere chiari.
   Resto perplesso di fronte a chi senza alcun dubbio afferma d’essere di sinistra. Così pure a quelli che dicono senza esitare d’essere di destra. Mi sbalordiscono quelli che non vedono altro che la propria parte continuando ad appoggiarsi – o forse a nascondersi - ad ideologie, fra l’altro superate dal tempo e dai fatti, senza mai mettere in gioco se stessi e le proprie certezze.
    Continuando nella chiarezza.
     In Italia sono la maggior parte quelli che dicono d’essere di sinistra o di destra. La maggior parte di essi non sa nemmeno cosa significa e semplicemente ripete una lezioncina imparata a memoria. Gli altri, il piccolo resto che non dice d’essere, sono opportunisti capaci di mescolarsi riciclandosi ogni volta pur di rimanere in possesso d’un piccolo spazio, o privilegio acquisito, o addirittura di un potere. Come banderuole che si muovono al vento con in più la capacita degna d’un camaleonte d’assumere nuove sembianze a seconda di come tira l’aria.
   E proseguo con la chiarezza.
    I fascisti, quelli veri e anti-comunisti, sono finiti a piazzale Loreto.
    I comunisti, quelli veri e anti-fascisti, pure.
    Altro oggi e da allora non esiste. Solo strascichi d’un epoca trascinati per opportunità in una sorta di gara a mimetizzarsi meglio per conquistare fette di predominio.   Ricordiamo la storia: partendo dai partigiani (mi scuseranno quelli che hanno combattuto spinti da vero spirito patriottico, non mi riferisco di certo a loro) come ben documentato nel saggio di Gianpaolo Pansa “Il sangue dei Vinti” ove si racconta del famoso divieto dato ai non fascisti di parlare del sangue dei vinti, delle esecuzioni pianificate per classe sociale nel triangolo della morte emiliano, delle imprese della Volante rossa e le stragi successive alla Liberazione, della mistificazione della verità giustificando tutto come “comprensibili vendette contro gli aguzzini”.
    Ed i fascisti d’allora trasformati oggi in liberisti dall’aspetto pulito e rassicurante, figli invece d’esecutori d’infamità, ancora portatori di un’eredità fondata sul pregiudizio, la discriminazione e l’odio.
    Due facce della stessa medaglia in fondo.
   Ma c’è pure di peggio.
  Quelli che non stanno né a destraa sinistra, apparentemente, così ci tengo a far pensare. Anti-fascisti o fascisti, comunisti o anti-comunisti, all’occorrenza. Sono loro quelli che hanno truccato, confuso, ingannato solamente per un proprio fine o quello dei loro padroni. Così nel passato, ancor più ai giorni nostri. Qualcuno in buona fede c’ha rimesso pure la vita per loro e codesti, sopravvissuti ad ogni evento, stanno ancora lì alla loro veneranda età e continuano nei propri affari incuranti dei danni fatti, di quelli che fanno e faranno. Penso ad un sistema di malaffare, meglio, mafioso nello stile non pensando certo a chi ne fa parte (cioè, coloro che stanno al di fuori delle regole del sistema sociale e giuridico) come ad un clandestino o a qualcuno che viva altrove, ma parlo di loro. Gli stessi che ogni giorno vediamo in tv o sui giornali o leggiamo in rete, un’elite dall’animo malato che imperterrita e senza opposizioni procede nei propri progetti seguendo programmi ben pensati e ben strutturati ed organizzati da molto tempo.
   Finendo in chiarezza.
   Il problema è perciò l’indole mafiosa unita all’essere banderuole camaleontiche d’una fetta di italiani (l’elite dominante che comanda). E l’altra fetta che accetta supinamente questo stato di cose (la moltitudine comandata).
   La nostra storia recente è piena di esempi che illuminano l’indole mafiosa ed opportunista dell’italiano. Soprattutto dell’italiano che sta nei posti di potere.
    Ne faccio due a caso. Uno mafioso ed uno opportunista.
   Esempio mafioso.
   Chi permise lo sbarco in Italia degli alleati per liberarci dai nazisti? chi conosce e ricorda la storia di Charles Lucky Luciano? Il governo degli Stati Uniti d’America fece con lui un accordo - con un boss mafioso in carcere - per favorire lo sbarco in Sicilia. Conseguenza dello sbarco. La Sicilia, luogo in cui durante il fascismo i mafiosi erano stati annientati, finita la guerra tornò ad essere comandata dai mafiosi che insediarono decine di sindaci, s’infiltrarono attraverso esponenti politici nella politica nazionale, arrivando con questo sistema a gestire il potere fino ai giorni nostri. Luciano dopo quell’accordo uscì di galera e morì da uomo libero.
   
    Esempio opportunista.
   Che ruolo ebbe la famiglia Savoia nel referendum del 2 giugno 1946? Siamo tutti certi che il risultato poi ottenuto fosse quello decretato dai voti nelle urne? C’è chi dice che non andò proprio così, e subito vengono apostrofati come complottisti…eppure, quella famiglia, mandata dopo il voto in esilio – non certo con onore - poco meno di cinquant’anni dopo rientrò in Italia senza che mai avesse “mollato” i suoi interessi, affari, proprietà sul nostro suolo nazionale. Nessuno ha mai calcolato o censito quanto queste persone abbiano sottratto indebitamente dai Borbone in avanti (potere, denaro e proprietà nell’ex Regno delle due Sicilie). E tutt’oggi gli affari che tranquillamente svolgono in Italia, con l’assenso tacito dello Stato, ha dell’incredibile (vedi concessioni per il gioco d’azzardo, tanto per dirne una…) sembrando quasi la parte finale di un accordo stipulato tempo prima e che vedeva questi fatti come clausole integranti.
         Quindi: chi ha dettato – e detta - e stabilito – e stabilisce - nomi, regole, decisioni dell’Italia Repubblicana dagli anni cinquanta fino ad oggi? Chi ha imposto caste e lobby che in totale segretezza tirano i fili del nostro paese? Chi ha inserito nel contesto politico uomini “aderenti” per riformare secondo legge (magari opportunamente realizzata) questo paese secondo le volontà non certo del popolo?
          L’elite dall’atteggiamento mafioso che realmente detengono il potere in Italia.
        E quando penso e parlo di mafia non intendo i “quattro picciotti” siciliani, campani, calabri o pugliesi con le loro declinazioni di nomi e strutture gerarchiche (che poi sono loro i veri mafiosi perché realmente hanno inventato da secoli e proseguono quotidianamente una sorta di attività tradizionale, con un minimo di codice d’onore o almeno regole, deprecabile quanto si vuole ma reale, consolidata, inestirpabile. Chiaramente eversiva e da combattere…), bensì mi riferisco ad un’elite di potere che può e fa tutto con atteggiamento rubato ai mafiosi. Di fronte ad un paese che subisce appecorato senza rendersene conto e quando lo fa preferisce adeguarsi per puro tornaconto datogli dagli stessi come incentivo ad annientare ogni pensiero ed ogni opinione.
        Ma cosa dovrebbero accadere per un vero cambiamento?
         Alcuni cambiamenti di carattere etico, altri di ordine tecnico, non prima però d’una generale pulizia.
        E per pulizia generale intendo che per ambire ad essere cittadino italiano bisognerà trovare la voglia ed il coraggio di contarsi, conoscersi, imparare a parlarsi ed ascoltarsi.
        E chi non vorrà o potrà dimostrare d’esser degno di tale onore (essere un cittadino di questa Repubblica) si potrà accomodare all’uscita non prima d’aver restituito tutto ciò di cui si è appropriato indebitamente, rubandolo, scambiandolo, imponendolo, corrompendo, eludendo o evadendo. E con i giusti interessi legali applicati. E lo stesso destino per quelli che pur avendo rubato vorranno restare, stesso identico trattamento, che la giustizia faccia il suo corso. Fatto ciò nessuno potrà più permettersi di barare: le nuove generazioni dovranno essere in grado di formarsi un’opinione non pilotata ma personale, da confrontare, per modificarsi o confermarsi.
       E poi le cose tecniche da fare. Immediatamente.
       L’Italia deve tornare ad essere uno Stato Sovrano: invece di tentare una rinegoziazione dei parametri di Maastricht, che sarebbe inutile poiché sostanzialmente impraticabile, si dovrebbe rescindere ogni legame con il sistema Europeo così costituito e controllato nel più breve tempo possibile. Molti c’hanno convinti che sia impossibile, e poi anche se si riuscisse dicono “…come potremmo rispettare gli impegni assunti e soprattutto pagare i debiti contratti?”
       La convenzione di Vienna (del 23 maggio 1969) stabilisce che un trattato può essere risolto, anche in assenza di clausole espresse, quando mutino i presupposti in base ai quali esso è stato concluso (articolo 62: è il principio rebus sic stanti bus lì denominato "Mutamento fondamentale delle circostanze"). E l’attuale situazione fornisce una base giuridica sufficiente per un recesso (paradossalmente riconosciuto dalla stessa BCE). Inoltre il principio della Lex monetae (uno Stato Sovrano ha il diritto di scegliere la propria valuta e pure, in caso di mutamento della stessa, il diritto di determinare il tasso di conversione tra la vecchia e la nuova moneta avente successivamente corso legale) mai applicato tanto meno rispettato.
       Una volta usciti da quell’inghippo ricostruire una Banca Centrale pubblica senza nessun legame con il privato, o almeno con chi ha dimostrato di applicare metodi poco ortodossi o illegali nel fare credito, e tornare a “battere moneta” propria per essere nuovamente uno Stato Sovrano. E le conseguenze economiche che ogni economista può ben intuire - se riflette usando la buona fede - sarebbero senza dubbio in grado di far ripartire un ex Stato come è l’Italia di oggi (semplicemente gestendo in maniera saggia il rapporto debito pubblico-inflazione).
       Infine il popolo da educare, una necessaria rivoluzione culturale, tale che poi possa esprimere una nuova classe dirigenziale degna di rappresentarlo nei luoghi alti della politica.
      Il resto esiste già, tutto scritto, basta leggere la Costituzione.
     Proprio per questo motivo voglio aggiungere in calce a questo mio testamento civico sei tra i primi dodici articoli della Costituzione Italiana (i principi fondamentali) come ultimo invito ad una riflessione.
 
Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Art. 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

giovedì 2 gennaio 2014

   Queste sono tutte le riflessioni scatenate dall’incontro e dalle chiacchiere con quell’uomo sconosciuto. Era la notte del 13 dicembre 2012. Il giorno seguente m’inviò, visto che prima di congedarsi ci scambiammo gli indirizzi mail, un elenco di nomi di persone, gruppi e situazioni, invitandomi a documentarmi per poter verificare e chiedendomi “di essere il più neutro possibile nel farmi un’opinione”. Condizione necessaria, a suo dire, per comprendere la verità. Cosa che concordo totalmente.
   Ecco l’elenco scritto in quella mail.
 

- Walter Lippmann

- Edward Berneys

- Dennis H. Robertson

- Gerard Debreu

- Kenneth Arrow

- Frank Hahn

- Milton Friedman

- Carl Brunner

- Alan Greenspan

- Jean Monnet

- Robert Schuman

- Francois Perroux

- Jaques Attali

- Jaques Delors

- Francois Mitterrand

- Valery Giscard D’Estaing

- Jean Claude Trichet

- Giuliano Amato

- Mario Draghi

- Carlo A. Ciampi

- Carlo Scognamiglio

- Mario Monti

- Tommaso Padoa-Schioppa

- Marco Buti

- Helmut Schmidt

- Otmar Issing

- Theo Weigel

- Helmut Kohl

- Wim Duisenberg

- Jean Claude Juncker

- Beniamino Andreatta

- Romano Prodi

- Giorgio Napolitano

- Massimo D’Alema

- Commissione Trilaterale

- Club Bilderberg

- World Economic Forum di Davos

- Aspen Institute

- Privatizzazione IRI

- Bankitalia S.P.A.

- BCE

- Sentenza della Cassazione del 21 luglio 2006, n.°16751 a sezioni riunite

- Trattato di Maastricht

- Trattato di Lisbona