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sabato 20 febbraio 2016

post 193: garota



Oggi il cuore ha ricominciato a battere
è bastato un attimo
quando i miei occhi hanno visto i tuoi
ci stavamo cercando
non servono labbra certe volte per avere certezza
basta la sottile intensità che si crea d’improvviso
come un lampo che sa d’infinito
qualcosa che solo doveva essere
qualcosa che si doveva aspettare finché sarebbe stato
un avvicinarsi che sa di naturale
l’idea diviene possibile
la mente a cercare il motivo
ma tutto è molto
molto più semplice
come mangiare cibo dopo un lungo digiuno
intanto le urla di ragazzini scatenati
la tua bellezza evidente
la solitudine che d’improvviso sparisce
attorno e dentro il caos
e restare lì immobili
vicini e poi allontanarsi perché il tempo è finito
i figli reclamano l’attenzione
e lasciarci costretti a farlo
perché così è normale
ma dopo
poi
nel traffico
con solo puzza di smog e clacson impazienti
l’inaspettato ritrovarsi
altro attimo senza respiro
sorrisi a smorzare
infine
i nostri occhi che ancora si cercavano.

venerdì 19 febbraio 2016

post 192: ho visto l’odio nei tuoi occhi (Pensieri Inevitabili – 2005/2015)



Ho visto l’odio nei tuoi occhi oggi
quegli stessi occhi che mi avevano dato amore
t’ho chiesto perché e tu m’hai scansato scappando
senza spiegare e senza rispondere al mio richiamo
indecifrabile
incomprensibile
crudele come fossi io il mostro crudele
e poi silenzio indifferente
perché non fai domande se vuoi risposte?
perché non decidi di capire invece che ipotizzare?
perché non ti scrolli di dosso quell’apparenza normale e liberi la tua vera essenza?
vuoi continuare nell’equivoco?
vuoi continuare a scappare?
vuoi continuare a credere a quelli che ti vogliono controllare e dominare?
attenta a dove ti volti, a dove t’appoggi, a chi ascolti
il tuo mondo è pieno di serpi seducenti
pronte ad usarti solo per nutrirsi con il tuo dolore
credimi
è l’amore che provo a non farmi mollare
ignora il resto fastidioso e segui il solo mio sguardo
come hai fatto a lungo

finisci questa farsa e vieni a cercare i miei occhi.

sabato 13 febbraio 2016

post 191: credevo in te (Pensieri Inevitabili – 2005/2015)



Credevo in te e quello che dicevi
credevo in te e quello che mostravi
ma era tutta finzione una squallida commedia scritta con attenzione dettegli studiati nell’ombra utili a colpirmi se mai li avessi intuiti

Ti ho dato tutto
cuore fede sentimento valore esempio
li hai presi nutrendoti avida perché sei nata priva
ti servono come l'aria a chi sta soffocando
quando i primi dubbi hanno cominciato ad illuminarmi ho chiesto ingenuamente i perché cercando poi risposte nel tuo ambiguo silenzio ed era come vagare nella nebbia mattutina che sale dai fossi e si spalma sui campi rendendo tutto apparentemente placido e sicuro e quasi affascinante

Ai primi raggi di sole tutto s’è schiarito lo scenario squallido s’è mostrato in tutta la sua crudele verità dalla forma tagliente come cocci rotti di bottiglie sui quali scalzo ero costretto a camminare pensando d’essere in errore immaginarlo e continuare a farlo pure quando i dubbi tentavano di scuotermi le ferite iniziavano a sanguinare ed ancora pensavo al frutto marcio d’uno sbaglio, di qualche mio sbaglio, stringendo i denti e sopportando la pena che aumentava non riuscendo che a procedere

Perché semplicemente mi fidavo perché semplicemente t’amavo

Infine grondante e straziato impormi la resa accantonando gli ultimi brandelli rimasti del sogno osservando attonito la realtà oramai svelata dovendo farlo essere di fronte a quel peggio che ormai si palesava implacabile immune alle mie inutili lacrime come un bambino disperato che non sopporta il rifiuto e combatte impaurito all’abbandono che già sente respirando a fatica sconvolto e rassegnato alla malvagia realtà diventata evidenza

E tutto in un istante
solo e unico
diventato incancellabile perché evidente la sua fasulla sostanza

Voglio la tua pena
voglio giustizia
voglio equilibrio
voglio ridurti all’impotenza
voglio smettere d’insegnarti ad amare
voglio rinunciare all’aria viziata e putrida che m’hai obbligato a respirare con l’inganno
voglio la vita la mia vita quella vita che è sempre stata
voglio la vita che tornerà ad essere

Mi lacera sapere che ciò sarà attraverso la tua totale e definitiva capitolazione
altro modo non esiste
tanta crudele determinazione è necessaria

Non ti perdonerò mai perché m’hai svelato la parte peggiore di me
quella che sa odiare
quella che non avrei mai voluto scoprire
quella che da quell’istante mi ha fatto diventare un uomo diverso


L’uomo che non vorrei essere

venerdì 12 febbraio 2016

post 190: ci sei sempre tu accanto a me (Pensieri Inevitabili – 2005/2015)



Ci sei sempre tu accanto a me
non riesco a smettere di pensarti
mentre la vita passa con sapore dolente
t’incontro per strada e tu tremi
giri la testa abbassi lo sguardo
l’insopportabile è non poterci guardare
mentre il cuore scoppia e non posso fare niente

rileggo le tue parole
i tuoi mi dispiace
i tuoi vorrei stare con te
i tuoi vorrei fossi qui
il tuo t’amo urlato al cielo
quella voglia di liberarti dalla gabbia opprimente
bloccata dall’orrore della paura
rassegnata a morire istante dopo istante
che dolore assurdo ed incomprensibile
complicato irrisolvibile tormento

le nostre vite che virano opposte
nemmeno piangere o farmi scudo col silenzio
basta a placare la mia pena


nulla potrà essere come gli istanti in cui tutto sembrava poter essere

mercoledì 3 febbraio 2016

post 189: noia (estratto cap.11 - inedito)





         Claudia tornò dal nuovo centro commerciale con quindici buste piene.
La guardai senza dire nulla mentre lei, felice come una bimba la notte di Natale, tirava fuori tutti i suoi acquisti rimirandoseli orgogliosa.
         Non s’accorse nemmeno che la stavo osservando: me ne tornai a letto.
         Non ho mai sopportato quelli che trattano le cose come persone. Che sprecano i loro sentimenti per qualcosa che non è vivo e trattano gli oggetti con un rispetto che spesso non portano, invece, ad altri umani. E continuano a volerne: sempre di più, come in una necessaria escalation compulsiva d’accumulo. Mia madre era così, anche i miei fratelli lo erano, e pure Claudia aveva quell’attitudine. Come se avere cose potesse servire a trarre soddisfazione, far rivivere le proprie passioni, dimenticando che si sta avendo a che fare con oggetti spesso superflui o marginali.
         Mentre stavo a letto e sentivo il frusciare della carta strappata delle confezioni pensavo a dove sarebbero finite quelle nuove inutilità. E si, perché il problema dell’accumulo sta anche nel dove porre le cose una volta comperate, che per lo più restano immacolate perché inutilizzate. E solo per un brivido, quello di possedere, che svanisce poi con il possesso stesso, si da vita ad un circolo vizioso che si alimenta solo con un nuovo possesso, come fosse l’espressione di un vero bisogno, tentando di evitare la caduta entro una condizione dolorosa che fermandosi farebbe capire che si tratta solamente di un mero artificio per evitare la convivenza con la noia.
         Ecco, altri annoiati come me, ma diversi nel modo d’esserlo.
Il mio box auto progettato per un’auto come ogni box auto del mondo, visto che auto non ne possedevamo, fu trasformato in ricettacolo di tutte le possibili inutilità accumulate negli anni da mia moglie. Tentai di smettere di pensarci, era una cosa che volevo assolutamente tener distante, ma fu inevitabile concludere a come mi sentivo ancor più lontano da lei e dalle sue abitudini. Così profondamente diversi, non capivo come non me ne fossi mai accorto, totalmente opposti. E il mio accettare passivamente standomene zitto non aveva fatto altro che acuire quella distanza. Non lo potevo più accettare, avrei trovato il modo di dirglielo, prima di cadere nell’odio più totale verso di lei. Seppur fosse mia moglie un tempo amata o forse no, seppur madre delle miei figlie –amate, ma a modo mio, che so essere anche non condivisibile-, seppur compagna di lunga parte della mia vita. Fui certo in quel momento che niente era più così o non lo era mai stato. Ma faceva poca differenza. Le avrei parlato, schiettamente, assumendomi i rischi della sua reazione. Che sapevo non sarebbe stata blanda. Ma giunto a quel punto era sbagliato continuare in ciò che evidentemente era stato un errore con il rischio di trasformarlo in orrore distruggendo tutto il possibile tempo futuro.
         Le avrei detto tutto.