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venerdì 1 maggio 2015

post 145: ho capito


Ho capito.
Finalmente.
La necessità di affrontare la strada della comprensione, mirando alla verità delle cose, è ciò che più fa paura. E non perché sia incomprensibile o distante; un moto inconscio soggiogato dal timore che fa preferire la passività, come schiavi incatenati, convincendosi d’essere incapaci al confronto. Il confronto: insopportabile di fronte a tanta naturale onestà che subito si percepisce come speciale ma poi la si nomina come diversa, senza usare parole, affidandosi a gesti e dinieghi che sanno solo d’omertosa rassegnazione. Nascondendosi dietro e dentro a silenzi imbarazzati, ammaliati da cotanta sincerità ma privi d’ogni possibilità di farsi ispirare, preferendo usare quel nulla che appare l’unico possibile conforto. Conviti sia necessario continuare a proteggere quel proprio piccolo orticello, che sembra tanta roba, quando invece è terra arida, perché mai coltivata, un pratino plastificato che nemmeno si deve irrigare. All’apparenza d’un verde rassicurante che basta a giustificare quando si gira la testa per cambiare il verso a se, deviando la pressione quanto meno, pronti nel momento limite e senza alcun indugio a sotterrarla immediatamente.
Come mummie, imbalsamate dentro a garze decrepite che si vuol credere capaci di schermare e proteggere, e le paure profonde così allontanate almeno alla vista. Evitandosi il confronto, negando a se stessi la verità, preferendo sopravvivere presuntuosamente credendo di potersi risolvere le proprie voragini esistenziali semplicemente non affrontandole.
Mi dispiace, ne prendo atto, atterrito e rassegnato.

Siete mummie, di voi si ritroverà un giorno il corpo all’apparenza perfetto nemmeno sfiorato del tempo, accettabile quasi degno come quei vostri giardini così ben curati ma in realtà mai amati tanto meno voluti.
Continuate, io mi faccio da parte, il tempo delle parole e del mio dolore è finito.
Pavidi, codardi, indegni d’un solo mio pensiero.

Eppure continuo a farlo incapace a lasciarvi verso una deriva, coscio della necessità d’una mia protezione che non sa mai di presunzione, incapace di pensare anche per un solo momento di lasciarvi inghiottire dalla famelica cupidigia dei demoni di cui siete fatti.
Incapace, nemmeno per un attimo, di smettere d’amare.