Translate

martedì 9 giugno 2015

post 148: moderni gladiatori (Bordeline – ed. Narcissus 2013)





Daniele guidava la sua nuova Mini mentre l’occhio di Valentina era attento a scovare un parcheggio libero.
Roma è una splendida città ma non certo per parcheggiare.
All’improvviso ne avvistò uno.
Fecero inversione ed accostarono alla fila d’auto ferme, la freccia messa come ad indicare la proprietà di quel posto. Ce l’avevano fatta, un vero colpo di fortuna.
Attesero che l’auto parcheggiata se ne andasse.
A bordo una famiglia pakistana attendeva il capofamiglia.
Daniele e Valentina attesero cantando a squarciagola “Di sole e d’azzurro” di Giorgia che suonava nello stereo. Dopo alcuni minuti finalmente il pakistano arrivò. Fecero un sorriso all’asiatico che istintivamente mostrò un pacchetto di sigarette come a scusarsi del ritardo. I due cantavano rilassati mentre quello saliva, poi accese e mise la retro. Proprio in quell’istante, dall’altra direzione della strada, arrivò una vecchia Ascona color amaranto che tentò di prendersi il posto. Il pakistano retrocedendo fu bloccato visto che quella stava proprio in mezzo. Daniele, sicuro del suo diritto, appena ebbe spazio s’infilò.
Spartaco, il conducente dell’Ascona vedendosi scippato il posto, abbassò nervosamente il finestrino ed iniziò ad inveire. Daniele e Valentina, oramai scesi, lo ignorarono. Ma Spartaco continuava ed una parola di troppo gli sfuggì.

“A chi hai detto stronzo?” replicò Daniele.

In pochi secondi i due si trovarono faccia a faccia.
Spartaco era un uomo sui cinquanta soprappeso con vistosi bracciali e catene d’oro, aria da grossista di carni. Daniele, più esile, lo scrutò ma non arretrò.
Le auto in fila, bloccate dell’Ascona amaranto, suonavano i clacson e qualcuno si era sporto per urlare il proprio disappunto.
Intanto Ines, la moglie di Spartaco, scese per dar manforte al marito. Aveva l’aria di una donna spiccia e fin da subito si dimostrò aggressiva come una tigre. Prese ad insultare Valentina che rispose da par suo.
Di fronte, al Bar “Da Alfio”, un gruppo di clienti era uscito in strada richiamato dalle urla. Fra loro Orlando che, stando seduto ad un tavolino sul marciapiede, fu chiamato in causa come testimone. Ma Spartaco senza attendere l’aggredì a malaparole. Il testimone partì deciso verso l’uomo che però lo colpì con un pugno in pieno viso facendolo cadere a terra.
Fu quella la scintilla che scatenò l’incendio.

In un attimo la situazione precipitò.
Daniele colpì con un calcio al basso ventre Spartaco che si piegò inginocchiandosi mentre Orlando rialzandosi col naso sanguinante tirò fuori di tasca un coltello a serramanico. Daniele tentò di fermarlo ma fu ferito di striscio ad un braccio. Il sangue zampillò. Spartaco tentò di replicare ma venne fermato da altri tre usciti dal bar.
Intanto gli automobilisti commentavano la rissa da stadio quasi facendo il tifo per uno o l’altro. Due di loro, i fratelli Sisto e Giordano Frontoni, iniziano a discutere su chi avesse ragione.
Ines intanto spinse Valentina contro la Mini nuova del fidanzato: immediata la replica con un low kick che fece volare la donna urlante a terra. Le aveva spezzato la caviglia destra. Del resto Valentina era un’istruttrice di Savate. Ma Ines, dopo un attimo, prese dalla borsetta la sua calibro 38 e sparò verso Valentina che però fu scostata dall’eroico tuffo di Sisto Frontoni che però venne colpito mortalmente al fegato.
Ines fu finita da Giordano Frontoni con un calcio in pieno volto che poi, con occhi da invasato, raccolse la pistola ed iniziò a sparare a caso.
Spartaco stava soccombendo sotto i colpi dei tre del bar, Daniele sanguinante al braccio a terra, Osvaldo raccolse da dietro un cassonetto una sbarra di ferro ed iniziò a brandire colpi mentre il barista Alfio guardava dalla vetrina del suo negozio con aria interessata.
Valentina venne colpita ad una gamba dall’improvvisato pistolero: due mani afferrarono al collo il Frontoni sopravvissuto. Era Daniele che, pur grondando sangue dalla ferita, strinse fino a soffocare l’uomo che infine mollò l’arma.
Intanto, uno degli automobilisti bloccati che dalla rissa, pensò che forse poteva ritagliarsi uno spazio in quella vicenda. Decise d’avventarsi contro il pakistano che stava rintanato con la sua famiglia nell’auto.
L’uomo, un gigante di muscoli in canotta e senza capelli sfondò il finestrino con un pugno tirando fuori il pakistano.
Lo colpiva in volto urlando slogan razzistici.
Osvaldo continuava a mollar sprangate a Spartaco ormai esanime al suolo mentre i tre suoi compari lo sbeffeggiavano a turno.
Il barista Alfio intanto si diresse veloce nel retro bottega.
All’improvviso Venanzio, un anziano fermo nella sua macchina da quando era scoppiata la rissa, si stufò d’aspettare. Scese, aprì il portellone posteriore e prese una mitragliatore MP40 che puntò verso quelli che si stavano pestando. Aprì il fuoco urlando isterico. Due raffiche ruotando di 180°. Fece una strage.
Quando finì solo carne sanguinante sull’asfalto dentro ad un silenzio assoluto.
Una pantera dei Carabinieri piombò a sirene spiegate.
Il brigadiere Caputo uscì con la Beretta in pugno intimando a Venanzio di lasciare il mitra ma questi lo falciò senza esitare. L’appuntato Isacchi tentò d’estrarre la sua pistola d’ordinanza ma fece la stessa fine. In realtà non fu Venanzio a freddarlo ma un colpo di fucile a pompa sparato da Alfio che irruppe in strada in perfetta divisa da Navy seals, anfibi ed elmetto, pistola, bombe a mano e viso dipinto con strisce nere mimetiche.

“Ora vi scateno una guerra che non potete nemmeno immaginare…”

Furono le uniche parole che disse prima d’aprire il fuoco contro qualunque cosa si muovesse.

“Altro non ricordo professore; poi mi sono svegliato, mia madre entrò in camera con la colazione…”

Disse Daniele al suo analista. Il prof. Boschetti lo guardò perplesso, si schiarì la voce, esitò per un attimo. Daniele non gli staccava gli occhi di dosso.


“Quello che m’ha raccontato è molto interessante. L’interpretazione che posso dare a questo sogno, anzi, che Freud darebbe, è abbastanza articolata. Alcuni elementi presenti, come il coltello, le pistole, la mitragliatrice, le bombe a mano, non significano altro che…”

Nessun commento:

Posta un commento