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lunedì 16 dicembre 2013

         Durante le ultime vacanze natalizie ho avuto a che fare con bimbi indaffarati a scartar regali. Con il loro entusiasmo contagioso, con la luce negli occhi carica di pura meraviglia, con la serenità per ciò che stavano vivevano. Inno alla loro stessa essenza. Gioia che produce gioia.
       E parteciparvi, a quella felicità, è quanto di più sano possa esserci per un adulto disincantato che oramai, traviato inevitabilmente dalla realtà, ha smesso di credere ai sogni. Ed ha smesso di pensarli come un’opportunità.
         Mi sono chiesto come sarà il loro risveglio. Perché prima o poi avverrà.
        Credo di saperlo purtroppo.
        Brusco, brutale, improvviso.
         Come piombare dentro ad un incubo senza che nessuno te lo abbia annunciato, ignorandone i motivi, sentendosi pure in colpa a prescindere.
          Ecco, è questa la cosa che più mi turba, rubare l’innocenza a chi non lo merita perché non ha colpe.
         E non è solo una questione di bambini a cui viene tolto anche solo il desiderio, è una questione diffusa a tutti, forse la miglior metafora che si possa trovare.
         Ma io, si proprio io, come avrei potuto spiegare tutto quello che vedo e che tanto mi terrorizza a quei bambini?
         Feci un respiro profondo.
          Ci provai.
         “Cari bambini, voglio raccontarvi una storia, v’interessa?”
         L’entusiasmo salì, alcuni mi guardarono strano, altri ancora indaffarati con i loro regali tentennarono. Alla fine però catturai la loro attenzione.
         “Tutti sapete cos’è un ventilatore?”
         Un coro di si, l’attenzione salì perché curiosi di ciò che avrei detto dopo, anche se un paio ricominciarono a guardare i loro doni.
         “Tutti sapete cos’è la cacca?”
         E la parola cacca, detta ad un bambino, ha un effetto magico.
         Ad un adulto devi dire merda e forse avrai la sua attenzione. Ad un bimbo la parola cacca fa subito scappare un sorriso imbarazzato.
         Attenzione conquistata definitivamente.
         Frasi a commento dei piccoli ascoltatori ancor più carichi di aspettative.
      “Bene, facciamo uno sforzo d’immaginazione, vi chiedo di pensare con le vostre menti. Ognuno con la propria.
        Un signore un po’ burlone un giorno decise di fare una cosa per lui divertente: corse in cantina dove ricordava d’aver messo il piccolo ventilatore che durante l’estate amava spararsi a tutta velocità in faccia quando il caldo si faceva insopportabile. Lo posizionò sul pavimento con le pale rivolte verso l’alto, poi inserì la spina nella presa, l’accese girando l’interruttore. Prima lento poi alla velocità massima.
        E ora la parte buffa.
        Si abbassò i pantaloni, poi le mutande, si mise con il suo bel…sederone rosa sopra il vento delle pale. E poi iniziò a spingere…”
        Scoppiò una seconda risata ancor più imbarazza. Il più sveglio del gruppo, seppur in evidente difficoltà perché sentiva l’occhio della madre che lo controllava a poca distanza, brillantemente chiuse il buffo aneddoto apostrofando l’uomo del racconto come uno stupido: era ovvio per lui che fare la cacca sopra le pale di un ventilatore che girano vorticose significava semplicemente riprendersela schizzata addosso in un istante.
         Risata generale. Commenti ironici dei piccoli, rispetto alla cacca deflagrata, alle mille tracce ovunque attorno.
         Il meno spigliato del gruppo invece rimase in silenzio osservando la scena, io con una faccia evidentemente divertita per le reazioni provocate, i suoi coetanei dispersi in elaborazioni per lo più schifose della situazione raccontata, lui sempre più chiuso nei suoi pensieri. Poi d’improvviso si alzò e gridò:
       “Ma è una cosa terribile!” prima di andarsene indignato.
        Ecco, è questa la nostra storia.
         La storia dell’umanità che implacabile si ripete senza che mai qualcuno abbia l’onestà ed il coraggio di quel bambino.
         Nessuno, o pochi, hanno il coraggio d’infuriarsi di fronte all’improponibile. Siamo stati addomesticati a tutto, siamo pronti ad accettare qualsiasi cosa, siamo stati istruiti alla sottomissione.
        Ed è sempre stato così.
        Banalmente.
       Da una parte ci sono i buoni – così c’hanno detto -, dall’altra i cattivi – anche questo c’hanno sempre detto -, in mezzo la lotta che separa e che diventa a seconda del momento elemento d’unione o distacco – questo invece non ce l’hanno mai detto chiaramente offuscandolo con storielle d’opportunità -.
       L’uomo combatte per avere quello che non ha e per farlo guerreggia con un altro uomo che detiene l’oggetto della contesa.
       E’ molto semplice, intuitivo, fa parte della natura umana. Un istinto.
       Ma la storia che avrei voluto raccontare, che invece ho evitato a quei bambini nel timore di rovinare quel momento da sogno, forse sperando di posticipare la loro inevitabile perdita di verginità intellettuale, era un’altra.
      Una storia di cui nessuno ha mai voluto parlare.

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