Translate

sabato 5 settembre 2015

post 172: incipit (AD8 ed. Narcissus 2013)



Essere genitori adottivi è un’esperienza assoluta destinata a pochi.
Un bambino adottato è come un tossico senza colpe o volontà d’essersi trovato in quel tunnel e dal quale ha poche possibilità d’uscire. E’ come “in quelli che si sono fatti d’acido” dove all’improvviso, soprattutto in momenti apparentemente tranquilli e senza un perché che la mente possa comprendere, il diavolo che silente in loro alberga spinge violentemente per uscire al di fuori ed esprimersi.
E ci riesce.
Essere genitori adottivi significa rendersi conto di questo ed essere pronti ad affrontarlo nel miglior modo possibile. Con la più grande capacità d’improvvisazione possibile. Tutto qui.
Fondamentalmente serve trovare la forza per resistere a quel diavolo tentando di domarlo, imparando a conoscerlo, sopportarlo nell’inevitabile stretta convivenza. E nel frattempo godersi tutta la parte bella che ogni bambino adottato esprime ancor più d’ogni altro essere vivente, in una forma e con la sostanza che riempiono all’infinito il cuore, rigenerandoti ogni volta nella forza e nella determinazione in attesa della lotta successiva.
E’ questo, un lieve equilibrio, il filo sottile dal quale è facile precipitare: il baratro più profondo da un lato, le vette assolute dall’altro.


Solo chi sa vivere come un funambolo può essere in grado di sopportarlo.

Nessun commento:

Posta un commento