Translate

martedì 8 settembre 2015

post 173: l’amore viene e va (inedito 2015)



Sembra impossibile pensare che certi rapporti finiscano.
Come un cataclisma che nel sonno ti coglie senza avviso e distrugge tutto, una forza inarrestabile che ribalta le certezze ed insinua dubbi su tutto quello che è stato, e ti trovi steso a terra quasi incapace di respirare.
Ma così accade.
La delusione ed il disappunto t’inghiottono, la vita sembra inutile come una farsa mal scritta, ti senti incapace d’una minima reazione quanto meno un gesto che sia degno per te stesso. E resti lì steso, immobile, passivo.
E’ terribile; una sensazione che nemmeno al tuo peggiore nemico augureresti, ma la devi vivere fino in fondo prima di risollevarti, e dopo potrai risorgere.
Perché lo spirito di sopravvivenza alla fine prende naturalmente il sopravvento. Come una febbre che deve fare il suo corso ma devi soffrire, sudare, inerme solo attendendo che passi.
E lì prende forma il miracolo.
Non te ne accorgi ed inizi ad accantonare le scuse e gli alibi.
Verso di te, verso la persona che ami, che credevi necessaria alla tua vita. E lì comincia il salto nella nuova dimensione: quella della realtà. Ma prima di ripartire c’è un altro duro tratto da percorrere.
Perché quando ami, o credi di sentirti in quello stato fai di tutto per continuare a cercare conferme anche dalle piccole sfaccettature, sei disposto ad accettare tutto, incluse le peggiori nefandezze che il cuore impone d’accettare anche quando non comprende. Perché dietro dev’esserci un motivo, una scusa, qualcosa di plausibile a cui aggrapparsi. E anche quando tutto sembra dirti il contrario resisti fino ad accettare l’inaccettabile. Diventi penoso. Ma procedi, inesorabile, perché una soluzione da qualche parte si deve trovare e la vuoi trovare. Sentendoti responsabile, una colpa che comincia a condizionare ogni azione ed ogni pensiero, ti trasformi in chi non sei per costruire una giustificazione in funzione dell’altro. Per salvare o dare una possibilità a ciò che era intoccabile. All’amore che hai sempre creduto di vivere.
Ma non è più amore.
Sei già nel tempo e nello spazio del non amore: quel sentimento in cui avevi creduto, nel quale avevi riversato ogni energia, era solo una costruzione del tuo desiderio d’essere amato. E nulla più. E’ come un pugno dritto nello stomaco, la realtà che si palesa inevitabile, e ti manca il fiato. Non riesci nemmeno a piangere, ad urlare, disperarti con qualcuno che voglia ascoltarti sperando ti possa consolare. Stai già oltre, e non te ne accorgi, disinnamorato anzi disintossicato. E ogni cosa o pensiero o azione che la persona su cui avevi puntato fa diventa insufficiente, anche le sue migliori doti e rappresentazioni diventano irrilevanti, per trasformarsi infine in un fastidio che vuoi solo evitare.
Sei quasi salvo.

L’amore va e viene: quando arriva sembra facile toccare il cielo con in un dito e ti senti invincibile, quando se ne va lotti per non lasciare quella sensazione tanto grande. E’ duro d’accettare ma infine s’impara ad accogliere ciò che la vita propone. Soffrendo, o forse così è semplice rappresentare quello che si prova, per poi volgere lo sguardo altrove alla ricerca d’aria nuova e fresca da respirare quando s’è saturi di tutta quella pesantezza.
Infine la si trova.
E tutto quello che si è vissuto si riduce entro i contorni di un romanzo, triste forse drammatico, certamente una storia che però non spaventa più perché ne conosci il finale.


Essere se stessi, finalmente, e smettere di mentire per nascondersi dalle più profonde e nascoste paure.

Nessun commento:

Posta un commento