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lunedì 3 febbraio 2014

Abusare

 

    Ho sempre pensato all’abuso come ad un atto bestiale.
    E lo intendevo per qualsiasi cosa: degli altri, delle cose, dei sentimenti.
    Poi ho scoperto la Wodka e mi sono ricreduta. Anche su certe droghe, dopo averle provate, ho cambiato idea. Ma questo è un altro discorso.
    Lo so, posso sembrare matta, dico una cosa e poi subito l’esatto contrario, ma meglio spiegare con calma, tanto per non essere equivocata.
    L’abuso in se è aberrante: se penso a quelli che lo applicano sulle donne, sui bambini, sulle persone indifese. Quando è il frutto del puro istinto, dove la razionalità ed il controllo sono ignorati, l’atrocità di un gesto solo frutto della reazione è sinonimo di mera violenza.
     Ma con l’alcool è diverso.
    Un tempo guardavo con sospetto quelli a cui l’alito puzzava d’un fastidioso retrogusto alcolico, m’hanno sempre dato inquietudine, come fossero persone di cui non fidarsi dalle quali stare alla larga. In parte è ancora così ma con la Wodka è diverso: perché non lascia tracce nell’alito, è dolce e prepotente nel distorcerti i pensieri negativi trasformando un momento qualunque in qualcosa di accettabile se non di piacevole, ed assunta in una misura non troppo esagerata, non lascia effetti postumi troppo significativi. Per questo bevo, più volte al giorno, oramai mi ci sono abituata a tal punto da non poterne fare a meno. E poi, forse, per via del mio DNA mezzo irlandese reggo piuttosto bene e mai mi sono spinta dentro al baratro del rigurgito, nauseabonda conseguenza della troppa assunzione. Nessuno sa che bevo, mai nemmeno un sospetto m’ha sfiorata, nemmeno mio marito se ne è accorto. O forse non mettendoci attenzione mai s’è posto il problema di accorgersene. Ma su mio marito ho molto altro da dire e non voglio ora sacrificando del tempo ad un argomento che mi rende felice.
     Davvero.
     Per quanto riguarda la droga ho poco da dire.
    Trovo lo spinello d’erba una cosa talmente scontata da essere superflua. Non sopporto chi fuma erba, appartiene ad un’altra generazione, quegli sfigati pseudo sinistrorsi che si nascondono nel buio d’un vicolo desolato per rullare una cartina e poi, dopo averla accesa, passarsela in cerchio. Una per tutti, una sorta di condivisione che richiama il legame, un rito che sinceramente stento a considerare.
     Io preferisco farmi un’iniezione di eroina una volta al mese.
    Te lo ricordi quel film…oh Dio come s’intitola…con quell’attore mezzo pelato…come si chiama?...comunque, sicuramente l’avrai visto, venni folgorata dall’immagine del protagonista che usava la droga in quel modo, decisi di provare.
    E mi si aprì un mondo sconosciuto fatto di sensazioni, piacere, assoluta rilassatezza di corpo e mente. E’ come vivere il più folgorante orgasmo, il corpo che vibra, i sensi spalancati e attenti come mai prima in vita tua, ti senti tridimensionale, realmente viva.

   Ora però devo andare, ho un mucchio di cose da fare, e mi accontento di buttare giù un drink.

 

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