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lunedì 10 febbraio 2014

Depressione

 
Aspettare è quello che sto facendo.
            Attendere che finalmente l’evento tanto sperato si compia.
            E’ questo il nocciolo della questione: ma aspettando ci si logora. C’è chi riesce a distrarsi facendo altro, occupando il cervello con altri pensieri, stancando il corpo col lavoro fisico, evitando in qualsiasi modo di pensare al motivo del suo malessere.
            Io non ce la faccio più: il sollievo arriva solo la notte quando finalmente dormo, dopo giornate passate uguali, piene di pensieri che convergono sempre allo stesso punto.
           E fino che non succederà non avrò pace.
           L’attesa è ricca solo di lotta. Contro tutto e tutti.
           E’ piena di critici impietosi, di chi dice di capirti anche se leggi nei suoi occhi il dubbio, una moltitudine che non ti considera, che snobba, o sfrutta approfittando del dolore dei tuoi pensieri.
           E’ dure, molto dura.
          E sembra che pure tutto il resto si fermi o, quantomeno, rallenti sempre di più acuendo la tua ansia insinuandosi in ogni respiro. Un lento logorio quotidiano che sembra non aver fine. E non ti rimane che restare aggrappato a ciò che senti, a quello che sai di essere, ai sogni che mai t’abbandoneranno. Immaginando, anticipando, forse sognando il momento in cui tutto ciò sarà solo un ricordo. Come un peso, o valore, che l’attesa imponeva.
          Ma in fondo alla mente rimangono solo domande, se mai quel momento arriverà, se riuscirò a riconoscerlo, se invece passerà tanto veloce da non farmi destare.
          E’ questo il dramma che rende lancinanti le mie giornate.

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