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martedì 25 febbraio 2014

Settimana del sesso: abbinarsi e accoppiarsi

 
È così che ti vorrei chiamare perché così ti ho sempre pensata. L’unica ed imprescindibile metà, la perfetta parte mancante a cui posso unirmi per stare in equilibrio, diventando un intero compiuto. 
Lo so, frasetta da cioccolatino, però credo che inconsciamente tanti pensino in questo modo all’altra metà della coppia. Quella che hanno trovato o che stanno cercando. La sublimazione d’un pensiero che, se di suo è sdolcinata, mostra tratti di autenticità.
Sono anni che osservo le coppie incluso me stesso quando lo sono: devo ammettere che si aprono praterie da riempire di riflessioni e considerazioni quasi fossero ognuna un mondo a parte. Ma voglio risolvermi questo equivoco, non per semplificare banalmente, ma grazie a ciò che ho visto e conosciuto. Ed il filo conduttore è sempre la verità. 
Non so come definirti, che nome darti, come identificarti.
Non sei ispirazione, non sei creatività, sei solo il piacere di vedere altro. Il volo libero della fantasia che non può mai cessare d’essere. Aria che mi necessita, senz’altro fine o scopo, incomprensibile per lo più, essenziale per non sfiorire nella cupa apatia. 
Questo è l’estremo tentativo di conquista di una femmina che non degnava d’attenzione il maschio scrivente. Io, nella fattispecie. Però mi andò bene; la signorina a cui rivolsi queste parole, che lì per lì ne sembro molto colpita, in realtà si divertì molto a massacrarmi emotivamente per un suo gusto perverso rispetto ai maschi e quindi allo stare in coppia. Senza dolore e sofferenza non riusciva a dare significato ne alle cose ne alle relazioni. Il classico rapporto sado-maso, che a quel tempo non comprendevo nel suo valore assoluto, che mi trasformò in un valente accompagnatore per momenti – i suoi - di puro sadismo. E io le “prendevo e basta”, in tutti i sensi, fino a che grazie all’illuminazione di un amico che ne sapeva ben più di me sull’argomento, rigirai la questione liberandomi del fardello. Un sadico si diverte con un masochista, e io non essendolo, non potevo di certo star bene con una sadica. Quando riuscii a dare le risposte alle tre domande essenziali ne uscii.
Quali domande?
 
1-    Sono capo branco o gregario?
2-    Guardare o essere guardato?
3-    Sadico o masochista?
Come faccio a spiegarti qualcosa che non si può vedere, toccare, sentire, assaggiare, annusare, ma che solamente posso provare attraverso l’emozione chi mi dai?
Queste parole invece sono di una femmina che cercò, anche in bella forma, di annebbiare le mie idee di maschio – da lei bramato - che però non la corrispondeva.
Avvenne poco dopo essermi dato le risposte alle tre: e con sadismo approfittai della sua debolezza.
Scopandomela…
Una sola volta, quasi per metterla a tacere, forse con troppa cattiveria. Ripensandoci oggi non fui proprio esemplare nel mio atteggiamento ma posso solo dire che ero abbastanza giovane e distratto dai miei impulsi sempre così frequenti. L’abbandonai come un calzino usato dopo due ore di tennis: lei ebbe – oggi lo riconosco sorridendo - la forza di una vendetta. La nostra unica volta avvenne senza profilassi di nessun tipo e così, dopo essermi negato per i mesi successivi anche in maniera poco carina, lei mi fece arrivare il messaggio di aspettare un figlio. Così fui io ad inseguirla. E quando la raggiunsi, a fatica, si vendicò diabolicamente mantenendo per un po’ quella – che poi confessò essere - farsa. Che però mi fece scorrere davanti agli occhi tutta la mia vita precedente. Appena mi confessò la verità diventammo amici, e quella volta fu lei a scoparmi con profilassi minima, e fu la seconda e ultima volta prima di perderci di vista.
Tornando al discorso precedente, di cosa stavo parlando? Dei sentimenti espressi romanticamente, delle parole cantate a chi non le ascolta? Della disperazione d’esprimersi come unico modo di sopravvivere? oppure d’altro?
Sono sicuro: d’altro.
E’ spesso tutta una banale comunicazione che gira attorno a ciò che vorremmo rappresentasse una verità. E’ come nella favola di Pinocchio dove il naso s’allungava ad ogni bugia per far tentare al protagonista il raggiungimento d’uno step successivo del suo percorso personale, non di coppia, non di gruppo. Siamo fondamentalmente dei nasuti individualisti che parlano anche in modo forbito senza in realtà dire nulla. Ci spaventa così tanto esprimere i nostri veri desideri che abbiamo smesso di farlo e preferiamo parabole o iperboli che non rischino di svelarci completamente.
Quindi di cosa si parla nelle coppie?
Fondamentalmente di nulla.

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