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sabato 8 marzo 2014

Settimana del sesso: scelta della traiettoria. Retta o curva?

 
 

“Povero.
Hai sempre voluto accanto a te una persona con cui condividere tutto e mai l’hai trovata: forse per sfortuna o forse perché quella persona esiste solo nei tuoi pensieri, anzi, nei tuoi sogni. Non hai capito che la vita è una corsa ad ostacoli solitaria piena d’imprevisti dove arrivano e vincono solo i furbi e gli scaltri.
Ed illuso”. 
Mi capitava spesso di pensare a Silvia. E glissare.
C’eravamo conosciuti in palestra, niente di speciale pareva, in quel periodo ero concentrato in una relazione –prettamente sessuale con la mia insegnate di aerobica, un rapporto clandestino in quanto lei era dotata all’epoca di marito- che però in quel posto era di pubblico dominio e tutti ne parlavano senza troppi riguardi. Ma questo non c’entra. Fu quella la prima volta in vita mia che mi resi conto di come certe situazioni inneschino meccanismi che per un maschio non sono certo usuali. Ovvero, intrattenendo una relazione sessuale con una donna sposata e più grande, frequentando un ambito dove la promiscuità è molto pronunciata, il mio essere protagonista della vicenda mi faceva diventare preda ambita da parte delle altre femmine presenti. Io, senza far niente di speciale, venivo più o meno esplicitamente corteggiato da molte donne e, più le ignoravo, più la cosa aumentava. Vissi quindi “il mio momento di celebrità” che forse avrei potuto sfruttare maggiormente.
Infatti quando Silvia s’approcciò mi parve una storia già sentita. Però con lei fu diverso, mi fermai ad ascoltarla, diventammo amici. Forse questa non è la parola più adatta per descrive quel rapporto: anche lei inserita in quell’ambiente promiscuo, dove tutti sanno tutto, destò la mia attenzione lasciandomi un biglietto: “Non mi sembri tanto superficiale quanto vuoi apparire. Io credo che tu meriti molto di più, se vuoi parlare ti lascio il mio numero…”
Lì per lì la cosa mi fece sorridere: subito mi ricordò un episodio che vissi anni prima con una donna, femmina bella ma psicologicamente instabile –quindi non saprei dire se stupida o intelligente- che fece di tutto per circuirmi. E il fatto di sapere di non essere un adone mi ha sempre fatto tremare di fronte a situazioni del genere. Tralascio.
Quindi, chiamai Silvia, uscimmo a cena.
Non voglio passare per puro: decisi di chiamarla e di uscirci anche per il fatto che Silvia fisicamente è qualcosa di importante: alta, bionda, occhi blu, tettona. Obiettivamente molto gnocca.
Quella prima volta non successe niente di fisico. Molto d’altro invece. Fu una bella serata, c’intendemmo subito, parlammo di tante cose anche molto personali. E così nei mesi successivi. La nostra relazione era puro piacere di stare insieme, Silvia era fidanzata e dopo poco si sarebbe sposata, io che vivevo il ruolo d’amante di una donna sposata, tutto quindi era abbastanza complicato. Non successe nulla, purtroppo.
I nostri discorsi finirono inevitabilmente sul sesso, lei sapeva tutto di me ed io di lei, un pomeriggio ci trovammo a casa sua dopo un allenamento –che era la copertura dei noi nostri frequenti incontri- fatta la doccia e coperti solo da un asciugamano, continuammo a parlare di scopate e varie, rompendo solo l’imbarazzo della situazione che si stava scaldando con l’incedere dei dettagli, con un abbraccio che fece cadere i suddetti asciugamani rivelandoci chiaramente le rispettive eccitazioni. Ma non accadde nulla di più, purtroppo.
Poi lunghe telefonate fino a notte fonda dove ci dicemmo cose molto intime tanto da eccitarci e, finalmente, masturbarci. Però, si sa, al telefono non vale poi tanto.
Silvia si sposò con un uomo con cui stava da anni. Lei diceva di essere innamoratissima, e credo sinceramente che lo fosse altrimenti fra noi sarebbe successo qualcosa di fisico, e mi chiese di farle da testimone. La foto fatta fuori dalla chiesa dopo la cerimonia dimostra il nostro legame tanto che in molti mi scambiarono vedendola, la foto, per lo sposo e non per quello che in realtà ero.
Cambiò città per seguire il marito, ci perdemmo di vista, anche se qualche sms ogni tanto ce lo scambiavamo. Poi più nulla. E’ li che soffrii, ma non mi azzardai ad insistere, non potevo di certo mettermi in mezzo ad una coppia appena sposata.
Trovai conforto dall’incontro con Piero e Cinzia e per un po’ me la scordai fino a che, verso Natale, ci sentimmo per scambiarci gli auguri.
Fu una telefonata di circostanza, lei mi parve cambiata, quasi fredda e distaccata. Rimasi sinceramente male e d’istinto la rassicurai dicendole che in caso di bisogno io c’ero sempre, ma lei, non aggiunse nulla in più.
Mesi dopo c’incontrammo, m’invitò a casa sua per cenare insieme, era sola. Mi raccontò tutto il suo dolore per quello che stava vivendo. Il marito aveva un’altra donna che, in più, frequentava da prima delle nozze. Scoppiò in lacrime, tutto le era crollato addosso, si sentiva così stupida. Non si era accorta di nulla. Era disperata.
In più.
Mi confessò altri dettagli che mia prima m’aveva rivelato: d’aver avuto a che fare sessualmente solo con un uomo –quello che poi aveva sposato- con il quale aveva rapporti solo al buio, in posizione canonica, nel totale silenzio eiaculando con la masturbazione solitaria. Si sentiva distrutta oltre al tradimento per aver accettato quella situazione senza reagire.
Rimasi basito, forse avrei dovuto approfittare confortandola con le cose imparate dalle mie amanti, ma non lo feci anche se mi sembrò chiaro che me lo stesse chiedendo.
Ci vedemmo poi altre due volte a distanza di anni: la prima lei era tornata serena, aveva liquidato il marito e si era fatta alcune esperienze sessuali che le avevano insegnato molto. Ci avvicinammo e ci sfiorammo, come quella volta dopo l’allenamento con reciproca eccitazione ma, per motivi che ora non posso spiegare, non andammo oltre.
La seconda e ultima volta mi comunicò di essere innamoratissima di un uomo che l’amava e la scopava per bene e dal quale aspettava un figlio. 
Le persone sensibili spesso sono scambiate per povere ed illuse. In realtà Silvia si dimostrò una donna con grande coraggio capace di scegliere, anche senza esperienza, la traiettoria migliore che doveva seguire per essere felice. Retta o curva non importava, capì che dipendeva solo dall’ostacolo che aveva di fronte, e così fece.
Superandolo.

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