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martedì 1 aprile 2014

Alfredino Filetti

 
 
         Alfredino era un ragazzo sveglio e pieno di risorse ma con un grande limite: la difficoltà di gestire quelle situazioni che riguardavano l’apparato intestinale. Quella sua lacuna l’aveva più volte messo duramente alla prova e spesso se l’era cavata solo per fortuite coincidenze oppure repentine quanto ingloriose fughe. 
Alfredino cenava in un elegante ristorante ospite della fidanzata Ofelia accompagnata da tutta la famiglia. Era una sorta di presentazione ufficiale. S'era fatto pure prestare il vestito buono dal suo amico Venanzio Potenza anche se questi aveva due taglie in più. Quel completo fumo di Londra lo slanciava nel colore ma lo ingoffava nelle forme. Ma Alfredino recuperava grazie alle sue innate doti oratorie che lo fecero fin da subito elevare a protagonista della serata. Ed Ofelia aveva occhi solo per lui.
         Alle soglie del primo, primo improvviso movimento intestinale, una violenta contrazione. In pratica, di lì a poco, fu indispensabile correre verso il bagno più vicino onde evitare danni irreparabili. E così fece ma, vuoi la concitazione del momento, vuoi forse il rivestimento delle pareti del cesso poco stimolante – sembra banale, ma il colore ed il disegno del rivestimento d’un bagno incidono sulla psiche evacuativa di molte persone inibendo o stimolando, a seconda dei soggetti – fu il più canonico nulla di fatto, uno striminzito 0 a 0 che non accontentò nessuno.
La cena proseguì.
Si succedettero tutti i normali discorsi che in una normale cena si fanno. Per Alfredino restava una situazione difficile poiché doveva contemporaneamente gestire un dialogo impegnato e le continue minacce d’attacco intestinale che non tendevano a smorzarsi. E così, nei pressi del secondo, secondo e decisivo evento: come una fulminante sciabolata all’addome preludio d’una immediata necessità evacuativa legata ad inevitabile pericolo di scoppio. E così fu.
Solo con la forza della disperazione riuscì a rantolare fino al bagno, una potente deflagrazione con successiva brodoastra emissione, sancita così la fine momentanea delle sue pene. Momentanea perché, appena s’accorse che nei paraggi non si scorgeva nemmeno l’ombra di un kleenex, il suo viso impallidì assumendo un color caco dopo che, nel suoi precedenti momenti di massima espressione, era riuscito a raggiungere alte vette d’espressione cromatica attraverso un intenso rosso Tiziano striato di blu cianotico. Probabilmente per lo sforzo fisico e non per vezzo estetico.
Attimi di panico quando l’occhio, veloce più della preoccupazione, scorse appena fuori la porta della latrina, un gigantesco rotolone di carta. Con andatura caracollante da corsa dei sacchi raggiunse l’oggetto della salvezza.
Ma c’era pure altro da considerare: nell’esplosione la maggior parte dei detriti, sfidando consolidate leggi fisiche, si erano andati a spalmare sul già citato rivestimento delle pareti, e non solo, causando uno scompenso globale del già fragile equilibrio di quel luogo. Iniziò le operazioni di pulitura, prima personali, poi del circondario. Risulta evidente anche al meno avvezzo in pratiche simili che fu necessario l’utilizzo di svariati metri cubi di carta. Inevitabile perciò l’intasamento del WC. Tirò un sospiro di sollievo e incurante azionò lo sciacquone. L’acqua scese copiosa fino a che, trovando ostruita l’unica via d’uscita, trabordò come l’Arno su Firenze. Alfredino riuscì, con abilità circense, ad afferrare un manico di scopa. Lo capovolse e l’infilò nel buco dello scarico, manovrò con una tecnica simile a quella che usavano le massaie di campagna con la zangola, tentò disperatamente d’arginare quella forza della natura in piena azione.
Improvvisamente il tracimamento si fermò: intorno un silenzio irreale, l’oggetto del contendere fermo ancora incartato nel sanitario con un aspetto interrogativo sul da farsi. Intorno una pozza d’acqua non pura, stile Ostia lido, proprio in quell’istante sentì voci di persone che s’avvicinavano.
Riconobbe quella del padre di Ofelia che con tono preoccupato lo chiamava. Alfredino si guardò attorno e si sentì inadeguato. Fuggì da una finestra che dava sul retro. 
         La cena si concluse per lui in quel modo come poi, il giorno successivo, la relazione con Ofelia.

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